De Eredan.
(→Capitolo 2- Rompere la Seconda Catena) |
(→Capitolo 3- Rompere la Terza Catena) |
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“Allora partiamo. Dovrai affrontare Solar prima che attacchi la Draconia e Dragone. Non abbiamo molto tempo” disse Kounok facendo un inversione ad U sulla sua cavalcatura. | “Allora partiamo. Dovrai affrontare Solar prima che attacchi la Draconia e Dragone. Non abbiamo molto tempo” disse Kounok facendo un inversione ad U sulla sua cavalcatura. | ||
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+ | ==1. Dragone== | ||
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+ | ===Capitolo 1- Alle spalle la profezia, davanti la tempesta=== | ||
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+ | l servo temette per la vita di lei, quando vide La Phytie riversa a terra. | ||
+ | Fece immediatamente cadere le vettovaglie che portava con il vassoio, urlando il nome della sua signora, chiedendo aiuto. | ||
+ | Inginocchiandosi accanto al corpo di lei, con mani tremanti, si accorse che perdeva sangue dal naso, dagli occhi e dalle orecchie. | ||
+ | Era morta? | ||
+ | Pregò Dragone. | ||
+ | Si rassicurò quando vide che respirava ancora. | ||
+ | I cristalli che solitamente galleggiavano attorno alla donna, ora erano schiantati al suolo, alcuni infrantisi per terra. | ||
+ | Diversi altri membri della servitù, allertati dalle urla, giunsero in preda al panico, alla porta. | ||
+ | Presero la loro padrona e la adagiarono con delicatezza su di una stuoia. | ||
+ | Il più anziano tra i presenti, si mise ad ascoltare il battito del cuore della Phythie. | ||
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+ | “Presto...portate dell'acqua” | ||
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+ | “Ma cos'ha?” chiese uno dei più giovani | ||
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+ | “Non lo so ma sta cominciando a riprendersi. Torna pure a fare quanto stavi già facendo, mi occuperò io di lei” | ||
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+ | Uno andò a prendere dell'acqua e tutti si erano dati da fare. Ora erano tutti davanti al capezzale della loro padrona. | ||
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+ | “Non dite a nessuno quanto successo, chiaro?” | ||
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+ | Tutti risposero di sì. La Phythie si mosse, alzò un braccio, non si sa con quali energie, e si aggrappò ad una cameriera. | ||
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+ | “Non muovetevi, mia signora, non stai bene” | ||
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+ | “Che cosa...la mia testa...mi fa male” | ||
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+ | “Sei stata trovata riversa a terra, con sangue che usciva da ogni orifizio del tuo volto. Siete freddissima” disse coprendola | ||
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+ | Per la Phythie fu un grande sforzo fare mente locale per ricordare quanto accaduto. | ||
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+ | “Ero seduta e stavo leggendo una lettera quando la mia attenzione venne catturata dallo specchio davanti a me. D'un tratto, molteplici visioni mi hanno colpito. Ho sentito miseria, desolazione e morte. Devo risolvere il mistero di queste visioni ma so che molto eventi importanti si sono già verificati. Eventi del genere, modificano la storia” | ||
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+ | “Di cosa state parlando?” | ||
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+ | In quel mentre, tornò la domestica con dell'acqua, la quale si rassicurò subito nel vedere cosciente la Phythie. Mise quanto portava su di un mobile ed andò ad annunciare a tutti la lieta notizia. | ||
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+ | “Un potere divino è giunto su Guem per distruggere ogni cosa. Un essere è morto ed altri stanno per farlo” | ||
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+ | Il servo che stava pulendo il sangue per terra, ascoltava la misteriosa profezia. | ||
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+ | “Più vicino a noi, in questa stessa città, una donna sta per avere il cuore spezzato” | ||
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+ | Castel Levarak era una delle città più belle della Draconia. | ||
+ | Costruita su di un un colle, al centro di un lago artificiale, il luogo era immerso nel misticismo. | ||
+ | Si diceva che il Castello e la sua straordinaria architettura risalissero a ben prima della nascit della Draconia. | ||
+ | Quest era anche il luogo che aveva dato i natali a Marlok ed alla Phythie. | ||
+ | Non stiamo parlando però di questi due celebri personaggi ma di una donna del popolo. | ||
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+ | Svegliarsi era stato difficile, la notte troppo breve. | ||
+ | Il giorno prima Ylliana e Zerimar avevano orgogliosamente celebrato il loro fidanzamento con amici e parenti. | ||
+ | I due piccioncini avevano la testa colma di buoni propositi e progetti per il futuro. | ||
+ | A braccetto, durante una passeggiata, progettavano di figli da avere, della casa in cui abitare. | ||
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+ | I loro passi li condussero in una zona periferica della città, luogo famoso per essere frequentato da gente losca. | ||
+ | Si resero conto di dove fossero finiti solo alla fine del vicolo, quando incrociarono un rapinatore, il quale aveva gironzolato per la zona dopo aver passato la notte all'addiaccio. | ||
+ | Zerimar si frappose al tentativo di scippo e non si accorse del pugnale impugnato dal rapinatore. | ||
+ | La lama affondò completamente nella carne del ragazzo. | ||
+ | Un grido di Ylliana squarciò il silenzio mentre il suo ragazzo cadeva a terra nel fango. | ||
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+ | Zerimar cercò di rialzarsi ma non ce la fece, la ferita era mortale. Le sue mani grondavano sangue. | ||
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+ | Ylliana chiamò aiuto mentre lottava contro il rapinatore. | ||
+ | Non voleva che scappasse, oh aveva paura naturalmente ma quella sensazione era passata in secondo piano. | ||
+ | Tirò una gomitata in faccia all'assalitore. | ||
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+ | Poi si inginocchiò davanti a Zerimar, proprio nel mentre la vita di lui se ne andava. | ||
+ | Ylliana si mise a piangere, ripetendo all'infinito il nome del suo amato. | ||
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+ | Il ladro, ora assassino, rideva della sua malefatta. | ||
+ | Non si accorse però della presenza dell'autorità incarnata dalla Stregaspada. | ||
+ | Una Stregaspada, infatti, era su di un tetto poco distante e si lanciò addosso al criminale, facendolo crollare a terra come un sacco di patate. | ||
+ | Yilliana con glo occhi colmi di lacrime manco si accorse di quanto accaduto. | ||
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+ | “Signorina...signorina” | ||
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+ | La Stregaspada mise una mano sulla spalla di Ylliana, facendolo sussultare. | ||
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+ | “Stai bene?” | ||
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+ | La domanda era ridicola. | ||
+ | L'amore della sua vita era morto. MORTO! | ||
+ | Ylliana si alzò da terra, furiosa, guardò in faccia la Stregaspada. | ||
+ | Afferrò il pugnale attaccato alla cintura della sua salvatrice e si lanciò sull'assassino. | ||
+ | Reclinò la testa del criminale e menò un colpo per recidergli la gola. | ||
+ | Venne però fermata dalla Stregaspada, la quale le afferrò con forza il polso. | ||
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+ | “No, signorina. Non farlo” disse piano | ||
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+ | “Lui l'ha fatto. Lo ha ucciso. Era tutto per me” urlò prima di crollare tra le braccia della sua interlocutrice. | ||
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+ | “Lascialo nelle mani della giustizia. Dragone gli darà la punizione che merita. Vieni con me, ti porto dalla tua famiglia. Quando l'odio e il dolore saranno sopportabili, torna da me” | ||
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+ | Diversi soldati di Levarak erano presenti, chiamati da chi aveva sentito le urla. | ||
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+ | “Portate il corpo dello sventurato a casa sua e prelevate l'assassino, il più presto possibile” |
Version du 22 janvier 2015 à 12:07
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Atto 5: La battaglia di Sol'ra
1. Bramamir
Capitolo 1 - Raduno
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"Un gioco da ragazzi" pensò Ti Mousse mentre la porta di una cassaforte nascosta dietro a un quadro si apriva in silenzio. Gettò un'occhiata all'interno dell'ufficio del Governatore delle Isole Bianche. Nessun rumore, nessun movimento, niente che potesse fargli pensare di essere stato scoperto.
Afferrò il suo zaino abbastanza pieno di oggetti fatti appositamente per la sua missione. Senza esaminare altro, svuotò il contenuto della cassa e lo riversò nel suo zaino senza lasciare neanche il più piccolo oggetto.Una volta fatto tutto ciò,chiuse la porta per poi riporre il quadro sul quale era dipinto il ritratto di una donna orribile e ritorsa che indossava un vestito troppo piccolo rispetto alla sua statura.
"Bene,ora usciamo di qui!"
Bramamir era la capitale delle Isole Bianche.La città,dalla fine della guerra di Nehant,aveva il nome dell'Antico Regno nel quale fu poi fondata la repubblica.Grazie ad un sistema ingegnoso,una moltitudine di isole volanti erano connesse alla gigantesca isola principale,essendo quest'ultima il polmone economico e sociale della città.Il governatore,il dirigente della repubblica,risiedeva in una delle ali dell'Antico Castello Reale che in parte fu distrutto durante la guerra. Ora le torri distrutte erano diventate dei giardini nei quali,al centro,era stato costruito un memoriale in Onore dell'ultimo Re di Bramamir.
In questo giorno uggioso,la milizia era minima.Quei pochi soldati in servizio se ne erano lavati le mani grazie a uno dei ministri che appoggiava i Pirati e quindi,grazie al ministro,erano andati per un ora in un altro luogo. Fu facile per Ti Mousse introdursi lì senza incontrare il benchè minimo ostacolo.
Qualche giorno prima,Al LaTriste e il suo equipaggio registrarono lo scontro dell'Ammiraglia e della Dama Nera dopo un combattimento agguerrito.Armata e Klemence esultarono nel poter recuperare diversi oggetti utili per i loro corrispettivi esperimenti
"Recuperiamo tutto quello che possiamo!Qualsiasi cosa troviamo!Voglio informazioni!" Gridò Al La Triste.
Nonostante gli ordini fossero imprecisi,l'idea di base era semplice:Scoprire il succo di tutta questa storia.Jon,sebbene incapace di mostrare la benchè minima emozione,almeno fisicamente,recuperò alcuni appunti sparsi tra i detriti dell'Ammiraglia,la Nave che ha servito scrupolosamente per molto tempo.Poi,alzando un tavolo ampio ed in parte calcinata,cacciò da un astuccio una pergamena fatta di pelle e sigillata con il sigillo dello scudo dell'armata del governo delle Isole Bianche.Con le sue dita di ossa si grattò quel poco di pelle che aveva sotto al cappello e poi lasciò cadere la pergamena prima di leggere le prime righe.In questo momento,se avesse avuto sopracciglia,le avrebbe innalzate in segno di sorpresa.
"Capitano!Deve leggere questo!" Disse indicando ciò che aveva trovato.
Al La Triste lesse la pergamena abbastanza rapidamente,indi la strinse con rabbia con la sua mano di ferro
"Merda!Scarto!Marinaio di mare!Come?!Andiamo a farglielo capire!" La giovane donna que superava tutti di gran lunga,si trovò di nuovo ad affrontare il suo destino,con la sua nave.E il suo destino non era lontano di lì.
"Occhio di Gemma,Jon,ci vediamo nella mia stanza tra un ora.Gli altri terminino pure la ricerca e prendano ciò che c'è da prendere."
Un ora dopo le tre persone più importanti dell'equipaggio erano riunite attorno alla tavola rotonda del Capitano.Al La Triste aveva posto sul tavolo oggetti diversi,la maggior parte trovati in quest'ultima ora.Occhio di Gemma esaminò alcune pergamene senza prestare molta attenzione,aspettando che il Capitano prenda la parola.In quanto a Jon,non mostrava nessun sentimento,come al solito.
"Bene,ho ricostruito la situazione ed ho scoperto che il nostro amico Akeyros ha autorizato una parte della flotta che acompagnava il disgustoso Palpegeuse.A parer mio avremo più visite e quindi dobbiamo fermare tutto ciò e fare chiarezza.
"Akeyros il governatore?" Chiese Occhio di Gemma.
"Proprio lui!" Rispose il Capitano con aria delusa " E questo nonostante il trattato tra noi e lui!" Aggiunse Al piantando una daga in un simbolo nehantista disegnato su di un foglio.
"Non vi hanno mentito.Il governatore lavorava segretamente all'imminente eliminazione del suo problema più spinoso...noi,i pirati!Tempo,purtroppo,che per farlo si sia alleato con la marmaglia nehantista" Replicò Jon
"Ed ora che facciamo?" Chiese Occhio di Gemma "Abbiamo un patto col governo!" aggiunse.
"Ed allora andiamo a "rinegoziare"!" rispose ironicamente Al La Triste.
"Qual'è il suo piano Capitano?" Chiese Occhio di Gemma.
"Cominciamo a far capire al governatore la stupidità della sua missione.E che non c'è nessun pirata..." In quel momento qualcuno bussò energicamente alla porta della stanza.
"Capitano!Deve venire al ponte!"Disse Briscar.
"Che succede?!" Rispose nervosa Al aprendo la porta.
"Beh...credo che deve vedere la nostra vittoria contro Palpegeuse cosa ha innescato.Venga a vedere!"
Effettivamente il cimitero pirata era più animato di poco fa.Le Navi pirata giungevano l' una dopo l'altra.Piccole,grandi in buono stato o no.Le Navi volanti si sistemavano a malapena per evitare di schiantarsi tra loro. I membri dell'equipaggio dell' Ark-Adia erano stupiti dallo spettacolo,puntavano con le dita le Navi dando ad esse il nome del rispettivo Capitano.Al La Triste era l'unica che non era contenta di questa "riunione"improvvisata.
"Pazzi!Siamo vulnerabili qui!Dobbiamo Nasconderci!
Grazieadun sistema astuto di codici,il messaggio fu trasmesso a tutti i Pirati: Dobbiamo uscire di qui e riunirci il più lontano possibile.Questoera il messaggio ed era chiaro,visto che il governo,probabilmente,eramolto vicino alla posizione geografica di quel luogo sacro.Attraccarono sulla Isola dei Tre Venti,conosciuta per essere un luogo dove i venti si alternavano,ed erano molto pericolosi in caso diuna eventuale battaglia.Queste isole non avevano mai conosciuto un attracco così importante.L'Isola tremò quando lenavi,o,perlo meno,quelle chepotevano farlo,atterravano non lontane dall'unica capanna checi fosse lì,la locanda del Pesce Vento.Il suo gestore,un uomo terribilmente stressato e con una vita complicata,spalancò la mandibola quando vide tutta quella affluenza.Indi,vide solo una possibilità di salvezza.Aprì fortemente le porte del suo bar facendo suonare uno stato di guerra mentre il suo piccolo,diciamo così "esercito", composto da sua moglie al servizio e sua figlia alla cucina,cominciavano a lavorare.Rapidamente tutti i tavolo erano apparecchiati per i Capitani Pirata e alcuni dei loro uomini.L'atmosfera divenne subito caotica fino al momento in cui Al La Triste si alzò per parlare e spiegare a tutti gli avvenimenti recenti.
Souchi era la figlia del gestore,con la testa riempita di leggende sui Pirati,aveva visto arrivarelì da lei il suo più grande idolo...Al LaTriste!La più celebre dei Capitani Pirata era lì a pochi passi da lei,riconoscibile dalla sua capigliatura rossa,la sua altezza ed il suo braccio meccanico.Le grandi specialità culinarie della zona erano diverse a partire dal pesce del lago salato,il resto di un antico mare che occupava la maggior parte dell'isola. Fortunatamente per lei la cucina non era separata dalla sala dove si trovavano tavoli e sedie.
Souchi prese il suo coltello e cominciò a preparare le ordinazioni che arrivavano velocemente.Nel frattempo che Al La Triste spiegava il suo piano,la giovane cuoca osservò due pirati non lontani da lei.In questo luogo erapieno di pirati,non ci sarebbe stato nulla di strano,se non fosse che i due avevano un'aria bizzarra...più miserabile degli altri e parlavano tra loro nelle orecchie. Perchè dubitò di loro?Perchè erano vestiti con stracci ed erano rasati perfettamente,cosa molto rara tra i Pirati,e soprattutto le loro spade,così come le fondine...erano simili a quelli del governo!Non importava nulla,quei due stavano spiando...e lo facevano bene!
Ma ora torniamo a Ti Mousse,che qualche giorno dopo continuava il piano della sua amata "Capitana".In verità si chiedeva come mai lui e Souchi erano stati i fortunati prescelti di questa missione che si poteva qualificare facilmente come "suicida".Ascoltando dall'interno dell'appartamento del governatorenon udì nulla nel corridoio e si precipitò a uscire. Nonostante i suoi stivali di pelle cigolanti e il suono di tutti gli oggetti nello zaino,era quasi riuscito ad uscire dal Castello...quasi,perchè per sua sfortuna una guardia,probabilmente più ligio degli altri ,vide lo sfortunato Pirata che dall'aspetto era chiaramente un ladro. Indi cominciò un inseguimento sfrenato attraverso l'abitazione.
"Piano B!Piano B!" Pensò il giovane Pirata dirigendosi nelladirezione esattamente opposta all'entrata dell'edificio principale.
All'esterno Souchi che vigilava nei dintorni,vide la scena e decise di correre velocemente verso le ampie finestre del piano terra.
"Aveva ragione!Piano B!" Pensò e corse per tutto l'edifico fino a trovarsi alle spalle di esso.
All'interno Ti Mousse prese dallo zaino una strana maschera e la indossò,indi prese una piccola bottiglia che conteneva un liquido verdognolo.Con un movimento rapido mise la bottiglia sul suolo dinnanzi a lui.Immediatamente la sostanza liquida verde si trasformò in un gas opaco e terribilmente nauseante.Le guardie ormai accorse non potettero scappare dall'olezzo nauseabondo e cominciarono a vomitare,smettendo immediatamente l'inseguimento di Ti Mousse.Quest'ultimo potete così,grazie al funzionamento del piano,salvare il bottino.Ruppe il finestrone alla fine del corridoio non per salvarsi,poichè al di sotto c'era uno strapiombo,ma per lanciare lo zaino a Souchi che lo aspettava lì giù.
"Riuscirai ad uscire di lì?"Chiese con preoccupazione questo nuovo membro dell'equipaggio di Al La Triste.
"Si!Va via!L'allarme è stato dato,ci vedremo nel punto di ritrovo come era previsto!"Disse Ti Mousse lasciando il suo zaino prima di ritornare nei corridoi del Castello del governo.
Souchi lasciò il luogo immediatamente,proseguendo per il tragitto che le era stato prefissato: Il primo albero a sinistra,continuare per la strada di pietra in fondo al giardino,indi saltare i piccoli cespugli e alla fine passare attraverso la porta della muraglia aperta preventivamente grazie all'attenzione dei Pirati.Infine,e questo fu molto facile,uscire da Bramamir senza fermarsi e arrivare al punto di ritrovo.Lì aspettò per ben un ora prima dell'arrivo del suo complice,estenuato e soprattutto ferito.
"Come va?" Chiesela sua compagna di missione.
"Sto bene,mi hanno visto ed ora,all'improvviso, ho una taglia sulla mia testa...però,a parte questo...bene!Comunque sta facendo buio,andiamo a trovare l'Arc-Kadia!
Qualche giorno prima,Souchi aveva appena preparato una buona decina di piatti quando entrambi i complici dell'armata del governo decisero di entrare in azione.Uno di loro afferrò un fucile posto al suo fianco e si lasciò scivolare sul tavolo al fine di posizionarsi il meglio possibile per sparare ad Al La Triste.Vedendo questo,Souchi prese il suo enorme coltello,e saltò sul suo tavoloda lavoro prima di saltare sul tiratore.La lama si piantò tra i due avambracci del tiratore e si conficcò nel legno,crocifiggendo lo sfortunato colpendo anch'esso.L'altro pirata falso cercò di scappare,ma per sua disgrazia si buttò in un vicolo cieco di fronte a varie decine di Pirati più pericolosi.In meno di quanto un gallo canti si trovarono circondati,picchiati,morsi e colpiti un poco...tanto!
"Portatemi questi ratti nella cantina della mia barca!"Ordinò Al La Triste furiosa del fatto che avevano tentato di ucciderla.
A causa di questo incidente lariunione fu rinviata,ma le prime decisioni furono prese...e presto si sentirà la polvere da sparo!Grazie al suo intervento incredibile e repentino il Capitanodell'Arc-Kadia propose a Souchi di unirsi al suo equipaggio.Nonostante le opposizioni del padre la giovane donna prese il suo zaino,i suoi utensili da cucina e lasciò il "bozzolo" familiare.La stessa sera Souchi e Ti Mousse furono convocati negli appartamenti del Capitano Al La Triste.Quest'ultima visibilmente ubriaca gli propose di unirsi alla piccola festa...anche se di fatto non ce n'era realmente una...
"Miei piccoli marinai!Ho una missione per voi!!Qualcosa di pericoloso ma certamente utile per noi!!"Disse Al spezzettando la frase in sorsi della sua bevanda alcolica."Dobbiamo prendere il trattato di paaaaace...tra noi...e il gove...gove...governo....mettiamogli la bottigliaprofondamente nel...nel...nel..." Ma non finì la sua frase.
"Noi?"
"Beh,si!Tu Ti Mousse,perchè è giunto il momento che ti renda utile e tu Poupi,perchè sei nuova e puoi occupare il posto di cuoca ma te lod evi meritare!
"Souchi,no Poupi..."sottolineò la cuoca.
"E'lo stesso!Andatevi a preparare!Incontrate Briscar per fare un piano e tutto il resto!
1. Nehant
Capitolo 1- Rompere la Prima Catena
“Sarai anche riuscito ad intrappolarmi ma mi troveranno. Ti prometto, Eredan, che il tempo passerà ed un giorno i miei seguaci mi troveranno. Il mio odio devasterà ancora il mondo e ridurrò tutti in miei schiavi”
Il cristallo limpido come l'acqua, fluttuava sopra al terreno. Enormi catene si avvilupparono attorno ad esso per imprigionarlo.
Eredan, ora faccia a faccia con il suo avversario, aveva riportato una grande vittoria assieme agli Eroi ed aveva posto fine alla guerra di Nehant. Il guardiano di Guem indossava un grande cappotto con cappuccio, il quale gli celava interamente il volto.
“Pensi veramente che voglia lasciare questo posto privo di protezioni? Ho imparato tantissimo durante gli anni di lotta contro di te. Conosco i tuoi poteri e farò in modo che nessuno possa mai trovarti”
In quel mentre una leggera nebbia si alzò. Prima era leggera, poi divenne come un oscuro manto che celava alla vista qualsiasi cosa. L'intera area attorno alla prigione di Nehant ne venne avvolta.
“Coloro che ti cercheranno, finiranno dalla parte opposta del mondo. Ora è tempo di ricnhiuderti per sempre”
Un bastone grande quanto lui, gli comparve in mano. Diverse piccole gemme, vorticavano attorno al manico azzurro.
“Il potere dei figli di Guem è mio. Il mio nemico è stato sconfitto. Sigillo questa prigione per non far fuoriuscire i suoi poteri. Questa è la mia volontà, io Eredan, Guardiano di Guem”
“Cosa...NOOOOOOOO”
Eredan batté con forza il bastone per terra e rinchiuse Nehant in una prigione spazio-temporale. Il guardiano si sedette su di una roccia non molto lontana e pensò a ciò che avrebbe dovuto fare.
Aveva fatto tutto il possibile per il popolo di Guem ma ora un nuovo pericolo aveva catturato la sua attenzione.
“Addio Nehant, probabilmente non ci vedremo più”
Eredan attraversò la nebbia, si diresse verso un passaggio che lo conducesse lontano, ai Confini.
Da allora la nebbia dei Confini era diminuita e così si erano potute seguire tracce per arrivare alla prigione di Nehant. Fu così che giunsero Amidaraxar e il suo gruppo. La corruzione di Nehant aveva modificato pesantemente il paesaggio. Tutto era divenuto desertico e devastato. Schiere di demoni pattugliavano le vicinanze per impedire a chiunque di curiosare o intervenire. Amidaraxar, primo luogotenente, era intento a scagliare potenti incantesimi. Il cristallo che fungeva da gabbia recava ora simboli nehantici e aveva riflessi neri. Ogni incantesimo che si lanciava contro la roccia era mortale e antico.
“È quasi tutto pronto, mio signore.” disse continuando le incisioni “Dovrò attingere al tuo potere per completare il rituale”
Giunse la sera. Amidaraxar aveva finalmente completato il suo impressionante lavoro. Sotto al cristallo era stato tracciato un enorme simbolo nehantico, il quale era composto da migliaia di altri simboli. Ogni simbolo aveva la peculiarità di averne davanti uno uguale, in senso contrario e opposto. Come uno specchio.
Era la base di un rituale che avrebbe iniziato a breve.
Azaram, precedentemente chiamato Maschera di Ferro, era pronto da giorni. Suo padre, lo aveva informato che il loro padrone voleva fargli un dono, un dono di inestimabile valore. Dopo sarebbe cambiato tutto per lui. Non aveva alcun motivo per rifiutare ed ora si preparava ad affrontare il rito che lo avrebbe traghettato verso un nuovo livello.
Ora era nudo come un verme, la pelle sferzata dal vento. Estromise i pensieri sul vento e si concentrò sull'essenziale. Si mise al centro del simbolo capovolto.
“Inginocchiati e prostrati davanti a Nehant” ordinò Amidaraxar
Obbedì senza fiatare. I palmi delle sue mani poggiati a terra.
“Azaram...”
Il giovane uomo, almeno in apparenza, vide colui che aveva servito per molti anni. Era lì, davanti a lui, al centro del simbolo opposto al quale lui si trovava. Non si poteva vedere il volto perché era celato. Nonostante l'aspetto delicato, Azaram percepì l'enorme potere, incommensurabile. Schiacciato dalla potenza di questa apparizione, si inginocchiò con forza e sussurrò “sì”
“Mi hai servito con dedizione, sei il primo ad avermi trovato, il primo ad aver scoperto la via d'accesso al labirinto nella nebbia”
In quel mentre Amidaraxar iniziò il rito. La magia prese forma di un alone rosso scuro. Mise le mani verso il simbolo in cui si trovava il figlio. Lentamente l'iscrizione cominciò a brillare, come se la magia si stesse diffondendo.
“Azaram, dentro di te, è celato il potere di colui che guiderà le mie Legioni dai Meandri. Dalla tua anima nera sorgerà un demone capace di brandire la spada con cui scacciare gli stolti che si frapporranno a noi. Azaram vuoi servirmi per l'eternità?”
Aveva una scelta? Non proprio. Nehant gli aveva fatto una domanda ma il rito era già in atto. Azaram non poteva far altro che accettare ma in fondo la paura che provava dentro di se gli ricordò che era umano.
“Quello che hai, è un enorme onore” commentò Amidaraxar
Colui che partecipava al rituale all'infuori dei simboli, conosceva Nehant. Conosceva anche il rituale, perché lo aveva già preparato una volta; questa volta però provava un certo orgoglio per il figlio; il figlio che lo aveva liberato dalla sua prigione d ghiaccio e che aveva fatto in modo che tutto iniziasse.
Il terreno, sotto ad Azaram, si aprì inghiottendolo.
L'impressione fu che la caduta stesse durando all'infinito. Conosceva quel luogo e sapeva dove stava andando. Urtò il terreno, rompendosi due costole. Scosse la testa e si alzò. Il rumore era assordante, come se ci fosse un insieme di voci gutturali.
Intorno a lui, infatti, c'erano centinaia di demoni. Poi un demone dall'aspetto più delicato, ma anche più maestoso degli altri, si avvicinò. Aveva una spada in mano. Si piazzò davanti ad Azaram, mentre i ranghi si chiudevano nuovamente. Era una sorta di test? Cosa avrebbe dovuto fare? Prendere la spada e combattere?
No, un altro pensiero gli venne in mente. Afferrò la lama della spada con la mana sinistra, facendo sgorgare copioso il sangue. I demoni ruggirono ed urlarono con forza.
Azaram rimase in ginocchio, guardando la vita scivolargli via. L'odore attirò frotte di piccoli Tirapiedi Demoniaci. Senza attendere oltre, incominciarono a mordere e strappare la carne viva di Azaram. Ogni boccone era un tormento, la sua carne era divorata, la sua vita lo stava abbandonando...
Quando i Tirapiedi terminarono, non rimaneva molto di lui. Respirava ancora ma flebilmente. Il demone che imbracciava la spada, si avvicinò nuovamente.
“Hai fatto la cosa giusta, accetto il tuo sacrificio”
Il nehantista non sapeva se stesse avendo delle allucinazioni o meno ma per un attimo vide il demone assomigliare a qualcuno già visto in precedenza.
“Io sarò te e tu sarai me per l'eternità” disse il demone piantandogli la spada nel petto.
Il colpo pose fine alla sua vita.
Amidaraxar continuava le sue invocazioni, mentre attento osservava la scena.
Azaram non si mosse per molto tempo, la sua anima era lontana, nei Meandri.
“Rivelati Signore Demone Azaram” disse Nehant
Il giovane uomo riapparve, con molta difficoltà. Si guardò le mani umane, si tastò il viso e cominciò a ridere. Si sentiva diverso, non era più come prima. Certo, possedeva ancora i ricordi della sua vita precedente ma non era più un mago e nehantista bensì un Signore Demone, comandante delle legioni di mirabolanti guerrieri.
Amidaraxar infranse gli incantesimi. I simboli di Nehant scomparvero e l'immagine di Nehant, che aveva visto prima Azaram, scomparve a sua volta.
Schiavi umani portarono vestiti per il giovane uomo nudo. Amidaraxar non potette far a meno di notare che il figlio era diverso fisicamente e anche il volto era mutato.
“Cosa stai cercando padre?” disse Azaram, avendo notato di essere squadrato “Vedo che dietro alla tua maschera, i tuoi occhi indugiano su di me”
“Che effetto fa?” chiese il luogotenente di Nehant
“Essere un demone? Mi sento di poter spostare le montagne, sento che nulla può fermarmi. Sento una forza incredibile dentro di me” rispose mentre finiva di vestirsi
“Ora possiamo passare alla fase successiva” disse Amidaraxar
“Che sarebbe?”
“Far uscire Nehant dalla sua prigione”
“Mi sta bene...ma come?”
“Dovremo rompere le catene che lo incarcerano. Per la prima ho bisogno di te”
“Non devi far altro che dirmi cosa fare”
“Eseguire un rituale, quello per donare a Fornace abbastanza potere per rompere la prima catena”
Azaram serrò le labbra, lasciando che fosse il Signor Demone dentro di lui a parlare. Dare potere ad un demone era cosa difficile per via della loro natura instabile. Il fallimento avrebbe dato luogo a molti problemi. La furia di un demone poteva rivoltarsi contro chi lo aveva potenziato. Grazie ai suoi nuovi poteri sapeva quali demoni ci fossero nei Meandri e in tutta Guem.
“Fornace eseguirà il rituale, è uno tra i demoni più potenti”
“Per questo ho pensato a lui. Conto su di te per questo.”
Azaram ridacchiò, come a dire che non c'era alcun problema.
“vuoi che faccia io l'invocazione?”
“Sì, lascio fare a te. Io vado a preparare la catena, in modo che tutto sia perfetto”
Azaram teneva il libro scritto da Nehant in persona. Colui che lo possedeva poteva aprire un collegamento fino ai Meandri per ottenere il favore di un demone. Dall'imprigionamento di Nehant, il libro era passato di mano in mano, come un giocattolo con dei bambini. Per fortuna, ora era nelle sue mani.
Scorse le pagine ed incominciò il rituale di Fornace.
Ogni parola perfettamente pronunciata nella lingua dei demoni, veniva pronunciata verso uno schiavo soggiogato dal potere di Nehant. Lo schiavo neppure sapeva che stava andando incontro ad una morte orribile.
Come la prima volta, quando fronteggiò l'elfo Nibelle, finì l'invocazione sbattendo il libro.
Lo schiavo divenne Fornace. Un demone veramente colossale, due-tre volte più grande di Azaram.
“Sono Fornace!!!!! Chi osa invocare il Signore Demone delle Fiamme?”
“Ancora io” rispose il suo invocatore
Furioso il demone stava per colpire l'invocatore, quando si accorse chi fosse colui che lo aveva invocato. Inaspettatamente si inginocchiò. Attorno a lui decine di Tirapiedi urlavano, litigavano, sbraitavano.
“Signore Demone, sono al tuo servizio”
“Bene bene, stavo per rimandarti indietro. Seguimi, abbiamo un lavoro da fare”
Azaram condusse Fornace davanti ad una delle catene che incarceravano il cristallo in cui era rinchiuso Nehant. Intorno a loro c'erano inginocchiati il Decaduto, Mortelame, incarnatasi nel corpo di una schiava e Calice.
“Ho già provato a rompere una di queste catene” disse Fornace con fare irritato
“Sì ma questa volta non sarai da solo” squillò una voce femminile
Ombrosa serpeggiò attorno a loro, fissando i demoni, uno dopo l'altro.
“Non deludeteci, fate del vostro meglio e sarete ricompensati come si deve”
“Nessuno deluderà la Dama di Nehant perché non abbiamo diritto alcuno di sbagliare” insistette Amidaraxar “Ora iniziate”
Azaram sguainò la sua lama nera e si diresse verso gli schavi, i quali protendevano, con fare estatico, le braccia verso il Signore Demone.
“Tu, tu e tu” disse indicando alcuni di loro
I servi saltellarono verso Fornace, come avessero vinto un favoloso premio.
Amidaraxar prese il primo, il quale urlò con forza, e lo uccise immediatamente. Tutta la sua energia fluì in Fornace. E così via per gli altri servi. Formace urlò ogni volta che veniva alimentato.
Poi fu il turno del Decaduto ma questa volta Amidaraxar non lo uccise. Prese solamente gran parte della sua energia.
Questa volta Fornace gemette pesantemente. Il calore divenne insopportabile. Sentendosi pronto afferrò con forza gli anelli e tirò con tutta la sua forza.
Gli anelli scricchiolarono ma la catena resisteva ancora. Il demone divenne furioso.
Poi fu il turno di Calice. La lama si lamentò quando Amidaraxar prese una parte della sua anima.
Quando l'energia di Calice entrò in Fornace, il demone delle fiamme, stava per diventare incontrollabile. Era talmente furioso che dovette intervenire Azaram.
“Mantieni la tua rabbia focalizzata sul nostro obbiettivo. Rompere la catena”
Fornace stentava a moderarsi ma la presenza di Azaram bastò a mettere le cose a posto. La catena non si era ancora rotta ma non avrebbe potuto resistergli a lungo.
“Raaaaaaah, spezzati” gridò con la sua voce potente
Amidaraxar si avvicinò a Mortelame, la quale lo accolse a braccia conserte, in segno di sottomisione. Lui la afferrò per la gola e le succhiò l'energia demoniaca. Caricò tutta l'energia in un solo colpo, con il quale rinvigorì Fornace, pur rischiando di andare a fuoco.
“Prendi questa” disse riversando tutta l'energia demoniaca
La rabbia eruppe. Fornace urlò, tremando, come fosse in overdose. Per sua natura non poteva essere consumato dall'energia magica ma la rabbia che provava faceva più paura. Azaram mantenne il contatto mentale per controllare il demone.
Questa volta, indebolito dall'incredibile presa, il metallo si infranse in decine di pezzi.
Così si ruppe la prima catena del carcere di Nehant.
Capitolo 2- Rompere la Seconda Catena
L'ombra scura di Nehant prese forma come un fantasma, rivelandosi cioè in parte a chi dimorava in questa parte di mondo. Amidaraxar urlava i suoi ordini come un cane che abbaia ad un gruppo di gatti, solo che questi non erano felini e i loro artigli erano ben nascosti, mentre eseguivano gli ordini.
La prima catena era stata infranta sotto all'incredibile forza di Fornace. Le piastre di metallo che la componevano era riversi al suolo. I seguaci del Signore Oscuro erano impegnati nel rompere le altre; gli schiavi lavoravano senza sosta proprio per questo obbiettivo. Questa volta il potere dei demoni non sarebbe servito a nulla, ci avevano provato ma senza alcun risultato. Anche 80 anni dopo, la magia di Eredan, dimostrava di essere senza rivali. Amidaraxar era furioso per la mancanza di risultati. Stava analizzando una ad una le tre catene rimanenti, in modo da capire quale delle tre avrebbe incorso nella sua furia. Ma i loro segreti erano ben nascosti, impenetrabili....
“Abbi pazienza...Sono anni che tento di liberarmi” disse Nehant con voce tetra e monotona
“Lo so, Mio Signore, ma in questo momento gli occhi del mondo sono puntati lontano. Dobbiamo capire i segreti di queste catene ed in fretta” rispose Amidaraxar non dissimulando il suo desiderio
“Ricordo bene quel giorno in cui Eredan e i suoi alleati mi bloccarono. Anche io posso aiutarti a svolgere un rituale per rompere le catene. Sarò io colui che ti donerà il potere di elevarti nuovamente. Preparati”
Amidaraxar si allontanò, pensando a quanto sarebbe successo. Nehant chiamò a se Azaram per una missione molto speciale.
“Sì, mio Signore? Posso fare qualche cosa per te?”
“Riusciremo a rompere la seconda catena. Ho ottenuto la maggior parte dei miei poteri ma non potrò prendere forma corporea fin quando ci sarà anche una sola catena. Devi trovare i tre frammenti dell'Onyrim.”
“L'Onyrim?”
“L'antica corona del re di una piccola civiltà, in cui ho vissuto a lungo. Quei tre frammenti sono nella mani dei Draconiani ma non ne conoscono il vero potere. Grazie a ciò sarà più facile il nostro compito”
“Potrebbe essere difficile da recuperare. Secondo i nostri informatori, Dragone, ha sigillato i confini del suo territorio con la magia” disse Azaram un po' seccato
“Pensi che questo mi possa fermare?” domandò Nehant con voce carica di rimprovero “Ho molti uomini sparsi per il mondo. Come Signore Demone voglio che tu svegli i tre Tormentatori, i quali sono da qualche parte nella Draconia”
Azaram non sentiva parlare di quei demoni da molto tempo, pensava fossero morti.
“Sarà fatto come desideri”
“Non potrebbe essere altrimenti”
Azaram attraversò la nebbia dei Confini con determinazione.
Ovunque fossero i Tormentatori avrebbero percepito il suo appello e si sarebbero mossi per rendere possibile il volere di Nehant.
Una volta giunto dall'altro lato della nebbia, vide la barriera magica di Dragone.
Il Signore Demone si fermò e diede inizio ad una cantilena, con quale chiese a Nehant di ottenere abbastanza forza per compiere la sua missione. Dopo un po' di tempo la terra si lacerò, rivelando una forte luce rossa. Un paio di mani sgusciarono dal basso. Una creatura demoniaca dall'aspetto deformato, uscì dal buco con difficoltà. Riconoscendo il suo superiore s'inchinò, come segno di assoluta sottomissione.
“Ai vostrrrrri orrrrdini Signorrrrre” soffiò il demone appena uscito dai Meandri
“Lo sapevi che i Tormentatori esistono ancora, eh feccia?” urlò Azaram
Il demone pareva imbarazzato, si strofinò le mani, non osando incrociare lo sguardo con il suo padrone. Il suo silenzio fu eloquente.
“Perché non mi è stato detto? Non dovresti essere il mio braccio destro, messaggero dei Meandri?”
Il servo cominciò a dimenarsi e contorcersi.
“Non è colpa mia, errrrra un orrrrdine di Nehant. Mi aveva orrrrdinato di non parrrlarrne. Solo in caso di necessità lo avrrrrebbe rrrivelato lui”
Azaram che stava per colpire il servo, cambiò idea. Se aveva agito per ordine di Nehant, e non lo metteva in dubbio, non doveva punirlo.
“Invia un messaggio ai Tormentatori. Ordina loro di aprire gli occhi e di compiere la volontà di Nehant”
“Bene, orrrra vado...”
“Non dovrai farti vedere o sentire”
Il servo si rituffò nel buco nel terreno, il quale si serrò un attimo dopo. Azaram guardò in direzione della Draconia. Trovava difficile che i Tormentatori sarebbero stati utili senza un venerabile Nehantista o un Signore Demone a cui appoggiarsi. Sperava che tutto andasse bene, in modo che lui non dovesse passare il resto dei suoi giorni a cercare di oltrepassare quella barriera magica. La liberazione di Nehant ora dipendeva dai tre demoni. Da un'ora, Amidaraxar, attendeva di spaccare il mondo. Seduto su di una alta roccia, si preparava a ricevere un notevole potere magico. Mentalmente, faceva ordine tra pensieri e conoscenze.
Molto tempo addietro fu il primo ad unirsi alla causa di Nehant, quando si accorse dell'enorme potenziale di questo maestro di magia, di questo figlio di Guem. Lui stesso era un mago famoso prima di cambiare identità. Era nato con il dono di comprendere la magia in tutte le sue forme; per lui, il nehantismo, non era altro che una magia che permetteva di manipolare le altre forme di magia, la giudicava vicina all'essenza di Guem.
Erano ricordi di molto tempo addietro. Scosse la testa perché il passato poco importava, ora esisteva solo il futuro. Questa volta non ci sarebbe stato nessun Eredan a salvare questo mondo, ne alcun carcere nel ghiaccio. Questo mondo non sarebbe sopravvissuto a lungo sotto alle legioni di demoni ed alla magia di Nehant.
Era pronto, avrebbe ridotto la catena in ceneri fumanti. Avanzò verso il suo obbiettivo. Un'aura rossa si manifestò attorno a lui, segno che il rituale era già incominciato. Nella sua testa sentiva le parole di Nehant. In lui soffiava forte la magia di Nehant.
Canalizzò la magia sulla catena. Il nehantista emanò magia, in una quantità assurda, possibile solo ai maghi più potenti del mondo. Non avrebbe potuto farcela da solo ma Nehant era lì con lui. Lo irrorava con la sua magia, in quantità incredibili ed eppure ciò era solo una minima parte della sua potenza.
Tutti gli altri demoni e nehantisti si fermarono a guardare il luogotenente di Nehant. Gli spettatori non rimasero delusi. Simboli magici apparvero a formare il simbolo di Nehant. Una volta completato, Amidaraxar si posizionò al suo interno e canalizzò i simboli per formare una sorta di tentacolo che si avviluppò alla catena.
Il mago percepì la forza della magia che conteneva la prigione di Nehant ma non arretrò. Ora che era connesso alla catena, capì perché Nehant gli aveva chiesto di essere proprio lui ad affrontare il problema. La catena era protetta da un miscuglio di incantesimi: acqua, aria, fuoco, terra ma anche quella gentile della luce e perfino quella draconica. Ognuna di essere aveva una funzione. La terra dava forza, l'aria nascondeva altre magie, quella della luce proteggeva da ogni sorta di Ombra, anche quella di Nehant. Doveva corromperne una per una. Non si mosse.
Il sudore scorreva sotto alla sua maschera. Contro la creatura di Eredan stava lottando assieme a Nehant. La catena divenne nient'altro che metallo inerte.
Con un gesto secco, il mago chiuse il pugno, dando così il segnale di finire il lavoro. Le maglie della catena andarono in frantumi. Nehant apparve davanti ad Amidaraxar. Tutti si prostrarono davanti a lui.
“È bello essere nuovamente capace di respirare l'aria di Guem. Ora sarà più difficile però. Rompendo questa catena abbiamo fatto sapere a Dragone che il mio ritorno non è impossibile.”
“Fammi richiamare le Legioni” disse Amidaraxar con voce debole
“Quello sarà il passo successivo ma prima ho bisogno del primo Onyrim”
Così si ruppe la seconda catena del carcere di Nehant.
Il messaggero demoniaco apparve nella Draconia; in un piccolo villaggio di poche case.
Inosservato attraverso diverse strade prima di entrare in una casa, da una finestra aperta.
Entrò in una stanza dove un ragazzo stava dormendo.
Aveva un sonno turbato.
“Svegliati Tormentatore, è giunto il momento di servire il tuo padrone” sussurrò all'orecchio del ragazzo “Tu sei Incubo, ed inubi farai vivere ai tuoi nemici. Svegliati demone di Nehant.” aggiunse prima di andarsene
Al mattino, quando il ragazzo si alzò, sentì gli ordini di Nehant e si mise alla ricerca del primo frammento dell'Onyrim. Il messaggero doveva visitare Pena e Sofferenza, gli altri due Tormentatori, in modo che anche loro cercassero la loro parte di tesoro.
Capitolo 3- Rompere la Terza Catena
I profumi delle spezie fluttuavano per le strade, inebriando i nasi degli abitanti e dei viaggiatori. La città fortezza di Karreg era un importante crocevia della Draconia, essendo un passaggio obbligato per molti mercanti.
La città in se non era nulla di indimenticabile. Aveva poche centinaia di abitanti, molte case a più piani che si affacciavano su di una piazza che faceva da ingresso alla fortezza. La storia aveva, fin ad ora, risparmiato Karreg ma pace e tranquillità erano solamente un illusione.
Di notte, nelle osterie e nei dormitori, si spacciavano tesori esotici. Era un favoloso parco giochi per i tre Tormentatori, demoni avidi, che divoravano la mente delle loro vittime. Fuori, nelle strade, pochi ubriaconi molesti, giravano per la piazza sotto al vigile sguardo del signore dragone di Karreg.
Incubo, Pena e Sofferenza erano stati attirati come mosche dal miele. In quel luogo c'era un frammento dell'Onyrim. Due di essi erano già in loro possesso, ne mancava solo uno.
Incubo, leggero come stoffa mossa dal vento, si muoveva nelle camere da letto.
La porta non fece il minimo rumore, appena un leggero “clack” quando la maniglia venne richiusa. La camera era modesta ma ordinata. Il demone camminava quasi senza calpestare il pavimento. Una luce si accese. Non una luce da lampada ma una leggera luce violetta, creata dall'occupante della stanza.
“Le cose buone avvengono solo per chi sa aspettare” disse prendendo alcune fiammelle
La luce illuminò brevemente il viso nascosto di questo strano personaggio, vestito in maniera ancora più strana. Il demone non poté fare nulla, non riusciva nemmeno a muoversi, come se fosse bloccato da un muro invisibile.
“Che significa. Chi sei tu?” ringhiò
“Sono Ciramor, erede di Eredan. E tu sei il demone chiamato Incubo. Sono venuto a proporti uno scambio, il tuo padrone non potrà rifiutare. Fai venire anche gli altri Tormentatori , non c'è bisogno che facciano il lavoro sporco. Oh sì, il frammento do Onyrim che ti manca è qui al sicuro, non c'è bisogno che lo cerchi, non lo troveresti”
Incubo, perennemente in contatto con Pena e Sofferenza, li avvertì della situazione. Il gruppo si riunì nella stanza, che ora conteneva quattro persone. Gli altri due demoni, dall'aspetto di due donne, rimasero indietro, in modo da non farsi intrappolare dalla magia di Ciramor. I tre Tormentatori stavano discutendo mentalmente su cosa fare.
Ciramor, seduto sul letto, intercettò gli scambi mentali dei demoni, senza farsi scoprire.
“Dobbiamo reagire” disse Pena
“Tu cosa ne pensi?” chiese Sofferenza
“Tormento! Non può fronteggiarci se ci uniamo assieme” decise Pena
“Questo ragazzo non è da prendere sottogamba, se è davvero l'erede di Eredan ci sa di che preoccuparsi” intervenne Incubo
“Esattamente” s'intromise Ciramor “Non fate nulla ed ascoltatemi. Non sono venuto a cercare guai...sino qui per contrattare”
I demoni gli lanciarono sguardi carichi di sospetto.
“Cosa vuoi contrattare?”chiese Pena
Dietro alla sua maschera, Ciramor prese un gran respiro prima di prendere una decisione che avrebbe sconvolto il mondo di Guem.
“Voi cercate i frammenti dell'Onyrim, io ho l'ultimo. Anche io però devo chiedere qualcosa a...Nehant. Voi mi condurrete da lui e farete un patto demoniaco in modo da garantire la mia sicurezza fin quando non sarò davanti a lui”
“Vuoi fare un patto?” chiese Sofferenza “Ottimo, allora facciamolo. Noi ti garantiamo la tua sicurezza fin quando non arriverai alla prigione del Maestro”
Ciramor si mise a ridere
“Cosa c'è di divertente?” chiese Incubo
“Rido perché è uno scherzo degno della fama dei demoni. Andiamo, non cercate di prendermi in giro. Sono stato messo a conoscenza da Eredan su come pensate. Mi condurreste fino a lì per poi uccidermi immediatamente. No, miei piccoli demoni. Io voglio essere al sicuro fin quando il patto resterà intatto. In cambio il frammento dell'Onyrim sarà vostro”
“Accetto” dichiarò Sofferenza “Ci impegniamo a rispettare questo patto”
In quel mentre apparve un segno sulla mano sinistra di Sofferenza e lo stesso avvenne su quella Ciramor. Il patto era stato stabilito. L'erede di Eredan, a quel punto, scese dal letto, recuperò il bastone ed uscì dalla stanza.
“Andiamo fuori città”
“Come pensi di poter uscire dai confini della Draconia?” chiese Incubo
“Non preoccuparti di quello”
I Tormentatori accompagnarono Ciramor per le campagne della Draconia. Ciramor manteneva la sua mente inattaccabile dalla tentazione, in modo che i demoni non potessero testare i suoi limiti. Il giovane sapeva quello che doveva fare, si era allenato settimane per questo.
Raggiunsero il confine orientale, dopo un paio di giorni di viaggio. Il muro magico creato da Dragone era davanti a loro ma Ciramor si diresse per un intricato dedalo di grotte, nel quale non era presente la barriera magica. Così poterono oltrepassare i confini della Draconia.
I tre Tormentatori erano estasiati per essere riusciti ad ingannare la magia dell'antico nemico di Nehant. Il viaggio continuò fino entro la nebbia dei Confini.
Ad Amidaraxar venne fatto sapere che i tre demoni erano di ritorno e si affrettò ad incontrarli. Il luogotenente di Nehant era felice di rivedere i tre Tormentatori ma rimase di sasso a vedere chi era con loro. Riconobbe gli abiti e fu preso dalla paura.
“Eredan!”
Poi la curiosità prese il posto della paura. I vestiti erano giusti ma ne la stazza, ne il bastone corrispondevano. Capì, che fortunatamente, non era il Guardiano in persona, bensì qualcun altro.
Salutò il gruppo con apprensione. I Tre Tormentatori si inginocchiarono davanti al Nehantista e quest'ultimo notò il simbolo magico che c'era sulla mano di Sofferenza.
“Signore...costui...Ciramor....erede...d'Eredan” sussurrò Sofferenza
Amidaraxar non le prestò più attenzione, concentrandosi invece su Ciramor. Gli assomigliava. Entrambi avevano una maschera che celava i tratti del volto e le emozioni.
“Sei venuto per offrirti a noi erede d'Eredan?” chiese avviluppandosi in un'aura rossa.
Il luogotenente stava per colpire Ciramor quando i Tormentatori si frapposero.
“Abbiamo stipulato un patto con lui. Ci avrebbe dato il frammento di Onyrim una volta che lo avessimo condotto da Nehant”
Amidaraxar cessò la sua magia , pensando che avrebbe ringraziato Ciramor una volta che lo avesse imprigionato.
“Allora non t farò perdere tempo” disse ironico Amidaraxar
Lo condusse verso quello che sperava che sarebbe stato un viaggio di sola andata per Ciramor. Quest'ultimo rimase senza parola davanti alla prigione di Nehant. Non era per nulla simile al ricordo che aveva da Eredan. Tutto era stato divorato, corrotto, pieno di schiavi e demoni. Questo triste spettacolo lo toccò ma si concentrò sul suo compito.
Il cristallo rosso scuro, che fungeva da prigione per una delle creature più potenti di Guem, era scheggiato e due delle quattro catene erano state ridotte in cenere. Sotto al cristallo, vi era un trono. Su di esso, stava placidamente seduta la manifestazione spirituale di Nehant, il quale guardava calmo i suoi servi lavorare. Vedendo Ciramor, raddrizzò la testa dietro al cappuccio. Per un attimo credette che fosse Eredan in persona, giunto per fermarlo nuovamente, ma poi, non percependo l'enorme potere magico del Guardiano, capì che doveva essere un'altra persona.
“Signore Nehant, sono l'erede di Eredan, vorrei conferire con Lei”
“L'erede di Eredan. Vieni avanti, erede d'Eredan, che io possa contemplare colui che diventerà me fino alla sua morte”
Ciramor aveva paura ma non poteva darlo a vedere. Se i suoi sentimenti fossero stati troppo evidenti, i demoni, grazie alla loro capacità di leggere nel cuore umano, si sarebbero accorti delle sue intenzioni.
“I tuoi demoni sono efficaci. Hanno trovato due dei tre frammenti. Ma il terzo, forse non lo sai, venne distrutto da Dragone in persona. Non potrai ritrovare i suoi poteri”
“Sei venuto per dirmi questo, erede di Eredan?” domandò con voce bassa ed irritata.
“Oh no ma mi sembrava giusto fartelo sapere. Sono qui per aiutarti a rompere un'altra catena”
I segni del patto stipulato con Sofferenza sbiadirono. La Tormentatrice si rodeva per essere stata manipolata da quel mago.
“Miei piccoli demoni, prima di divorare la sua carne, aspettiamo che finisca di parlare. Ti ascolto Erede”
Ciramor aveva fatto abboccare il pesce, ora non doveva far altro che tirare pian piano la lenza.
“Sai cosa succede a Nord Ovest, dove si è schiantata la Pietra Caduta dal Cielo? L'Avatar di un dio distruttivo, forse Sol'ra o, per meglio dire, Solar, come lo conosci tu, sta distruggendo tutto. Uno dei tuoi servi, Dimizar, fece un paio di mesi fa una dimostrazione incredibile dei poteri che tu disponi.”
“Cosa vorresti che io facessi? Non mi può distruggere”
“Sbagli. Se non sei abbastanza forte da uscire dalla tua prigione, quando sarà qua, ti ridurrà in polvere”
“Vedo chiaramente il tuo disegno, erede. Vorresti che uccidessi questo dio per evitare che il mondo venga distrutto”
Ciramor stava colpendo nel punto debole di Nehant: nell'orgoglio.
Ma il gioco non era che iniziato.
“Esattamente. Su cosa espanderai il tuo dominio se questo mondo cesserà di esistere?”
Nehant si alzò dal suo trono e scese i gradini con passi misurati. I Tirapiedi Demoniaci lo seguivano come un ombra, ringhiando come bestie. Nehant si fermò davanti a Ciramor, avevano le stesse dimensioni,
“Suppongo tu sappia come liberarmi dalla mia prigionia, è corretto?” chiese Nehant
“Sì, posso assicurarti di liberarti dalle catene. Ecco cosa succederà, non è trattabile”
“Parla”
“Romperò la terza catena. A quel punto potrai prendere possesso di un corpo e vorrei prendessi il mio come ricettacolo. A quel punto saremo in grado di opporci a chi vuole distruggere questo mondo, Quando quella minaccia sarà sconfitta potremo rompere l'ultima catena”
Nehant ascoltò le parole del giovane erede d'Eredan . Gli stava offrendo un corpo e la possibilità di andare ovunque volesse. Lui era capace di rendere succubi anche le volontà più forti, questo giovane guardiano voleva divenire Nehant?
“Mi sembra che mi convenga” dichiarò Nehant, convinto di poter manipolare Ciramor “Come rompere la terza catena?”
Calice apparve nella mano di Ciramor. La lama esalò fumo da una bocca incisa nel metallo. Si sentiva crepitare la sua energia magica. Nehant fu felice di rivederla; il giovane erede d'Eredan aveva portato la sua più grande creazione, un ulteriore errore da parte sua.
“Preparati Signor Nehant, una volta infranta la catena, prendi possesso del mio corpo” disse afferrando la spada
“Come hai trovato Calice?” chiese Amidaraxar
“In guerra...” rispose senza entrare nei dettagli
L'erede non voleva rispondere a domande che gli avrebbero guastato il piano. Afferrò la lama per l'elsa e la sollevò senza sforzo. La spada era un vettore, ritornato ad essere potente in presenza del suo maestro. Ciramor si avvicinò alla catena, passando attraverso un nugolo di demoni e schiavi. Gli occhi di Nehant non lo persero mai di vista.
La concentrazione era massima.
Ciramor tenendo la spada a due mani, sudava per lo sforzo anche sotto alla maschera.
Il piano che aveva progettato per molto tempo, con alcuni dei migliori maghi del mondo, traendo saggezza dal alcuni segreti di Eredan, stava finalmente per essere completato.
Un piano che gli avrebbe permesso di fermare la distruzione di Solar.
Numerose scritte presero possesso della catena, nate dai sussurri di Ciramor. La magia di Guem cresceva lentamente e poi, d'un tratto, Ciramor si lanciò brandendo Calice con forza. Il metallo della lama tagliò la catena con facilità.
Così si ruppe la terza catena del carcere di Nehant.
Il resto si svolse molto in fretta. Nonostante ci fosse una quarta catena, Nehant si sentì nuovamente parte del mondo. La sua nera forma prese il controllo di Ciramor, il quale non oppose resistenza. Nella testa del giovane, Nehant tesseva la sua tela ma non si accorse di essere caduto nella trappola di un vecchio nemico: Eredan.
“Hai veramente pensato di prendere il controllo del mio erede? Ciramor ha da tempo predisposto il piano in modo infallibile. Sa i tuoi segreti, i tuoi trucchi, come resistere al tuo dominio. Non hai possibilità di inganno, dovrai mantenere la parola e lottare contro Solar. Ciramor è ora il tuo ricettacolo, il tuo corpo ma anche il guardiano di questo mondo. Ora mio vecchio nemico, è giunto il momento che tu ti occupi di quanto concordato per la tua semi libertà. I tuoi alleati sono pronti a ricevere i tuoi comandi e tu, Nehant, preparati a guidare le tue legioni”
La fusione tra Nehant e Ciramor avvenne senza problemi. La maschera del guardiano cadde a terra, il suo aspetto mutò, era simile sia ad un uomo che ad un demone. Amidaraxar, Azaram e tutti gli altri si inchinarono davanti al loro signore.
“Mio Signore Nehant, quali sono i tuoi ordini?”
Nehant afferrò Calice, la quale faceva le fusa come un gatto.
“Chiamate le mie legioni...Abbiamo un dio da annientare, non tollererò che quanto mi appartiene venga distrutto”
Amidaraxar che conosceva Nehant trovò strano il suo comportamento.
“Non vuoi rompere l'ultima catena?” osò chiedere il luogotenente
“Non fare domande ed obbedisci. Sono già incredibilmente potente e non ho molto tempo. Agiamo”
La risposta non soddisfò Amidaraxar ma non disse nulla. Era comunque contento di servire il suo padrone, come già aveva fatto per anni. Il dominio del mondo gli andava benissimo.
Nehant, pur non essendo del tutto se stesso, percepiva comunque i legami con gli schiavi, servi,guemeliti e i vari demoni. Gli rimaneva solo di andare a vedere questi famosi alleati.
Molto più tardi, una coorte di demoni invase il mondo, guidati da Nehant. Ciramor/Nehant grazie alla conoscenza della magia di Eredan, infranse la nebbia dei Confini. Così facendo la nebbia scomparve, rivelando tutta l'area circostante. Dall'altro lato era presente un intero esercito perfettamente posizionato. Draconiani.
I demoni ruggirono davanti al nemico ma il Ricettacolo tacque. Due persone si staccarono dalle fila e si diressero verso i demoni. Erano in groppa a splendidi cavalli. Erano entrambi draconiani: il Profeta, Kounok e il Cavaliere Drago, Zahal.
“Sei pronto...Ciramor?” chiese Kounok
“Io preferisco essere chiamato Nehant, draconiano”
“Cosa significa tutto questo?” ringhiò Amidaraxar
“Significa che la fine è vicina” assicurò il Ricettacolo, facendo così tacere il luogotenente
“Allora partiamo. Dovrai affrontare Solar prima che attacchi la Draconia e Dragone. Non abbiamo molto tempo” disse Kounok facendo un inversione ad U sulla sua cavalcatura.
1. Dragone
Capitolo 1- Alle spalle la profezia, davanti la tempesta
l servo temette per la vita di lei, quando vide La Phytie riversa a terra. Fece immediatamente cadere le vettovaglie che portava con il vassoio, urlando il nome della sua signora, chiedendo aiuto. Inginocchiandosi accanto al corpo di lei, con mani tremanti, si accorse che perdeva sangue dal naso, dagli occhi e dalle orecchie. Era morta? Pregò Dragone. Si rassicurò quando vide che respirava ancora. I cristalli che solitamente galleggiavano attorno alla donna, ora erano schiantati al suolo, alcuni infrantisi per terra. Diversi altri membri della servitù, allertati dalle urla, giunsero in preda al panico, alla porta. Presero la loro padrona e la adagiarono con delicatezza su di una stuoia. Il più anziano tra i presenti, si mise ad ascoltare il battito del cuore della Phythie.
“Presto...portate dell'acqua”
“Ma cos'ha?” chiese uno dei più giovani
“Non lo so ma sta cominciando a riprendersi. Torna pure a fare quanto stavi già facendo, mi occuperò io di lei”
Uno andò a prendere dell'acqua e tutti si erano dati da fare. Ora erano tutti davanti al capezzale della loro padrona.
“Non dite a nessuno quanto successo, chiaro?”
Tutti risposero di sì. La Phythie si mosse, alzò un braccio, non si sa con quali energie, e si aggrappò ad una cameriera.
“Non muovetevi, mia signora, non stai bene”
“Che cosa...la mia testa...mi fa male”
“Sei stata trovata riversa a terra, con sangue che usciva da ogni orifizio del tuo volto. Siete freddissima” disse coprendola
Per la Phythie fu un grande sforzo fare mente locale per ricordare quanto accaduto.
“Ero seduta e stavo leggendo una lettera quando la mia attenzione venne catturata dallo specchio davanti a me. D'un tratto, molteplici visioni mi hanno colpito. Ho sentito miseria, desolazione e morte. Devo risolvere il mistero di queste visioni ma so che molto eventi importanti si sono già verificati. Eventi del genere, modificano la storia”
“Di cosa state parlando?”
In quel mentre, tornò la domestica con dell'acqua, la quale si rassicurò subito nel vedere cosciente la Phythie. Mise quanto portava su di un mobile ed andò ad annunciare a tutti la lieta notizia.
“Un potere divino è giunto su Guem per distruggere ogni cosa. Un essere è morto ed altri stanno per farlo”
Il servo che stava pulendo il sangue per terra, ascoltava la misteriosa profezia.
“Più vicino a noi, in questa stessa città, una donna sta per avere il cuore spezzato”
Castel Levarak era una delle città più belle della Draconia.
Costruita su di un un colle, al centro di un lago artificiale, il luogo era immerso nel misticismo.
Si diceva che il Castello e la sua straordinaria architettura risalissero a ben prima della nascit della Draconia.
Quest era anche il luogo che aveva dato i natali a Marlok ed alla Phythie.
Non stiamo parlando però di questi due celebri personaggi ma di una donna del popolo.
Svegliarsi era stato difficile, la notte troppo breve. Il giorno prima Ylliana e Zerimar avevano orgogliosamente celebrato il loro fidanzamento con amici e parenti. I due piccioncini avevano la testa colma di buoni propositi e progetti per il futuro. A braccetto, durante una passeggiata, progettavano di figli da avere, della casa in cui abitare.
I loro passi li condussero in una zona periferica della città, luogo famoso per essere frequentato da gente losca. Si resero conto di dove fossero finiti solo alla fine del vicolo, quando incrociarono un rapinatore, il quale aveva gironzolato per la zona dopo aver passato la notte all'addiaccio. Zerimar si frappose al tentativo di scippo e non si accorse del pugnale impugnato dal rapinatore. La lama affondò completamente nella carne del ragazzo. Un grido di Ylliana squarciò il silenzio mentre il suo ragazzo cadeva a terra nel fango.
Zerimar cercò di rialzarsi ma non ce la fece, la ferita era mortale. Le sue mani grondavano sangue.
Ylliana chiamò aiuto mentre lottava contro il rapinatore. Non voleva che scappasse, oh aveva paura naturalmente ma quella sensazione era passata in secondo piano. Tirò una gomitata in faccia all'assalitore.
Poi si inginocchiò davanti a Zerimar, proprio nel mentre la vita di lui se ne andava. Ylliana si mise a piangere, ripetendo all'infinito il nome del suo amato.
Il ladro, ora assassino, rideva della sua malefatta. Non si accorse però della presenza dell'autorità incarnata dalla Stregaspada. Una Stregaspada, infatti, era su di un tetto poco distante e si lanciò addosso al criminale, facendolo crollare a terra come un sacco di patate. Yilliana con glo occhi colmi di lacrime manco si accorse di quanto accaduto.
“Signorina...signorina”
La Stregaspada mise una mano sulla spalla di Ylliana, facendolo sussultare.
“Stai bene?”
La domanda era ridicola. L'amore della sua vita era morto. MORTO! Ylliana si alzò da terra, furiosa, guardò in faccia la Stregaspada. Afferrò il pugnale attaccato alla cintura della sua salvatrice e si lanciò sull'assassino. Reclinò la testa del criminale e menò un colpo per recidergli la gola. Venne però fermata dalla Stregaspada, la quale le afferrò con forza il polso.
“No, signorina. Non farlo” disse piano
“Lui l'ha fatto. Lo ha ucciso. Era tutto per me” urlò prima di crollare tra le braccia della sua interlocutrice.
“Lascialo nelle mani della giustizia. Dragone gli darà la punizione che merita. Vieni con me, ti porto dalla tua famiglia. Quando l'odio e il dolore saranno sopportabili, torna da me”
Diversi soldati di Levarak erano presenti, chiamati da chi aveva sentito le urla.
“Portate il corpo dello sventurato a casa sua e prelevate l'assassino, il più presto possibile”