De Eredan.

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m (Trattato di Pace)
(Trattato di Pace)
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"aMiCo mIo, È nEhAnT iL pRopRiETArIo DeLlA sUa oMbRa."
"aMiCo mIo, È nEhAnT iL pRopRiETArIo DeLlA sUa oMbRa."
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==Reggenza==
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La vecchia servitrice correva a perdifiato per gli stretti corridoi del palazzo imperiale  tenendo in una mano un lembo del kimono in modo da non cadere.
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Senza più fiato arrivò ad una porta cadendo in ginocchio;si chinò come tradizione voleva.
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"Eiji-Sama. Sei richiesto con urgenza"
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Dall'altra parte della porta, Eiji Kakiji divenne frenetico per via de tono allarmato della serva.
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Seduto dietro al suo tavolino, il dottore  lasciò cadere il pennello e si alzò bruscamente.
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Non era elastico come in gioventù ma il passare degli anni era stato gentile con lui; trotterellò fino alla porta e l'aprì con un gesto secco.
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"Che succede?"
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La donna alzò gli occhi, lacrime solcavano il suo viso distrutto dal dolore
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"L'Imperatore! Lui..lui è..."
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La donna crollò.
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Eiji guardò ad entrambi i lati del corridoio e poi con forza afferrò il braccio dell'anziana signora.
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"Adesso basta lacrime. Muoviamoci"
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Eiji Kaiji era da sempre il medico dell'Imperatore; dal giorno in cui era nato dal grembo dell'Imperatrice Saisho si era sempre preso cura di lui. Quandi apparve la malattia venne immediatamente allontanato per via del fatto che non fosse stato in grado di trovare una cura, ciononostante lui rimase l'unico che potesse fare diagnosi.
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Passarono pochi istanti e furono davanti alla camera imperiale, la quale come voleva la tradizione, era sorvegliata da due ufficiali.
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Uno di loro, appena giunto, era l'intrigante Asajiro, il quale avendo notato la celebre personalità  appena giunta si inchinò facendolo entrare.
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"Sei atteso" disse buttando un occhio all'interno della stanza
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Iro, Campione dell'Imperatore  era inginocchiato davanti al letto a baldacchino,poi vedendo la persona appena entrata si alzò, sperando finalmente di avere risposte.
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Alcuni tra i medici dell'Imperatore, presenti nella stanza, bisbigliavano sottovoce denigrando il collega appena venuto.
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Eiji avanzò verso l'Imperatore: sembrava tranquillo, aveva gli occhi chiusi.
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Decise di esaminarlo.
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Ben presto si sentì sollevato, l'Imperatore non aveva ancora raggiunto i suoi illustrissimi antenati ma era caduto in un sonno molto profondo.Il polso era regolare ma debole.
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Dopo vari tentativi di svegliare l'Imperatore, il medico scosse la testa in direzione di Iro.
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"Tutti fuori" ringhiò il Campione solitamente molto calmo
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Di fronte alla rabbia del figlio del Signore Imperiale tutti i presenti alzarono i tacchi, rimase solamente Eiji.
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Iro andò alla porta e sussurrò alcune parole ad Asajiro.
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"Non permettere a nessuno di entrare"
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"Lo farò a costo della mia vita"
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Asajiro era innanzi alla porta, la sua lancia ghermita era equivalente ad un divieto assoluto di entrare.
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"Kaiji Sama, L'Imperatore morirà?"
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"Non credo ma le sue condizioni sono estremamente critiche. Il suo corpo è ancora animato dalla fiamma della vita ma la sua mente sembra già essere andata oltre"
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"Quindi il gioco è fatto?è dunque questa la fine del suo regno?"
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"No, lui sta ancora respirando ma quando avvengono fatti del genere la legge parla chiara"
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"Lo so, deve essere attuata una reggenza. Dato il momento attuale non so se questo sarà di buon auspicio per l'impero. Devo far ordine in tutto questo. Farò in modo che voi stiate al capezzale dell'Imperatore, metterò alcuni Kotoba di guardia."
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"Saggia decisione, Campione"
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Iro lasciò la stanza, diede un ordine ad Asajiro e tornò a casa; la casa di famiglia non era molto distante dal palazzo imperiale.
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La casa era di grande dimensioni e si trovava nel mezzo di uno splendido giardino curato alla perfezione.
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Attualmente ci viveva solo Ayako, la più giovane della famiglia, con il nono Henshin il quale aveva istruito Gakyusha.
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La ragazzina aveva appena iniziato una lezione di magia riguardante l'acqua dello stagno,Henshin le rivolgeva preziosi consigli al fine i migliorare i suoi poteri.
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Il vecchio vide Iro tornare a casa con l'aria afflitta
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"Ayako, continua senza di me e pensa che l'acqua è un materiale vivo"
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Trovò Iro nella stanza di suo padre, impegnato nella ricerca di materiale su cui scrivere.
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"Sembri preoccupato Iro, posso aiutarti?"
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"Grazie Jii san ma devo scrivere a mio padre in modo di far arrivare dei Kotoba. Gravi avvenimenti stanno per accadere nell'Impero"
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"Cose gravi?Di che genere?"
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Il giovane duellante aveva sempre considerato l'Imperatore come uno zio benevolo, vederlo in quello stato e pensare alla reggenza gli faceva male.
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"Le cose stanno per cambiare, L'imperatore non è in grado di governare e verrà sostituito da una reggenza che darà vita a persone che non dovrebbero avere accesso al potere"
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"Capisco"
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Il vecchio lasciò Iro a quando aveva da fare. Quest'ultimo incominciò a scrivere una lettera quando sentì il nonno chiamarlo.
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Perplesso, andò a vedere quando stava succedendo.
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Henshin era inginocchiato al centro della stanza e un dettaglio catturò l'attenzione di Iro, il nonno indossava una gemma magatama, un ciondolo a forma di lacrima.
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Vicino, per terra, aveva un rotolo di pergamena sigillato dal timbro imperiale.
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"Io sono lo Shi-Ze dell'Imperatore in persona. Mi è stato affidato questo ruolo in modo che potessi cederlo a te insieme a questo messaggio quando il tempo fosse giunto."
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Il giovane uomo si sedette di fronte a suo nonno, era sorpreso ed incuriosito dal contenuto del messaggio.
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"Iro, sei una delle persone in cui l'Imperatore ha riposto fiducia.
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Questo rotolo simboleggia la speranza che tu non veda l'impero cadere nelle mani sbagliate. Stai attento da coloro che sono saliti troppo in alto. I Kotoba, oggi più che mai, rappresentano un modo ideale di agire  in nome dell'Imperatore. Non dimenticare mai che i Kotoba sono L'imperatore e lui solo, una sentenza non avrà mai potere su di essi.
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Sii forte e non vacillare mai, tu sei il futuro dell'impero"
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Henshin consegnò il rotolo ad Iro che onorato lo accettò.
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"Questo rotolo deve essere letto davanti al consiglio imperiale.
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Affrettati, non deve essere perso tempo.
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Iro rinvigorito dal messaggio dell'Imperatore si diresse  immediatamente a palazzo; prima però salutò la sorella, era cresciuta tanto negli utlimi tempi, per non parlare di quanto si fossero sviluppate le sue abilità magiche.sicuramente merita un posto all'interno dei Kotoba.
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Da anni non si vedevano così tante persone all'interno della Grande Camera del Consiglio.
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Tutti i ministri e i consiglieri imperiali erano seduti in cerchio, ognuno sul proprio confortevole cuscino di seta.
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Oogoe e Daijin stavano guardando i loro avversari quano iniziò la lotta per il potere.
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Il Corvo sapeva che stava per vincere questa guerra e il suo silenzio rendeva nervosi molti dei presenti.
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Oogoe si alzò e si diresse all'interno del cerchio, con la sua solita nonchalance.
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"Le leggi sono necessarie in questi casi, onorevoli servi dell'Imperatore.Non avendo il Celeste Augur alcun discendente deve essere nominato un reggente da coloro che ne hanno il diritto.
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Anche se ho molto rispetto per Lei, Azuki Sama, io credo che Daijin sia più indicato di lei per guidare l'Impero"
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La reazione fu immediata.
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I sostenitori del primo ministro Azuki fecero sentire la loro voce protestando.
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Oogoe si sedette con in volto un espressione compiaciuta, gli piaceva il come stessero andando le cose, amava instillare il dubbio nei cuori degli altri.
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Era il turno di Daijin a parlare. Il corvo conosceva i suoi avversari e sapeva bene che a questo punto tutto girava a suo favore.
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Si alzò, aiutato da Karasu.
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"Bene bene, si faccia pace, ricordatevi che l'Imperatore nel suo sonno ci vede e giudica tutti. Akizuki-dono tu sei responsabile della decisione da prendere"
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Il primo ministro chinò il capo, vergognandosi di non aver previsto la mossa dell'avversario.
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"Deve essere nominato un reggente"
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In quel momento Iro entrò con gran fragore nella stanza.
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I sostenitore del Corvo protestarono per questa intrusione del Campione dell'Imperatore ma quest'ultimo si limitò a rispondere con un occhiata torva. Le proteste si spensero immediatamente.
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"Campione cosa porti al Consiglio?" chiese Oogoe
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"Questo" rispose consegnando il rotolo ad Akizuki " è destinato al Consiglio Imperiale"
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Il Ministro accettò il libro e quindi lo aprì. Era autenticato in modo che apparisse ufficialmente scritto dal pugno dell'Imperatore.
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Il ministro si alzò e cominciò a leggere a voce alta.
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"Questi sono i desideri dell'Imperatore" disse con con voce tremante
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"Anche se non siamo più accompagnati da un dio terreno è nostro dovere  mantere l'unità che i nostri antenati ci hanno lasciato.
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Noi non vogliamo che quest'unità si infranga e la legge dice che deve essere fatto un reggente mentre ci si prepara alla venuta di un nuovo Imperatore.
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Abbiamo deciso che se deve esserci un reggente dovrà venire dagli Tsoutai.
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Solo loro hanno la capacità necessaria di ristabilire l'ordine all'interno del caos dovuto alla Mia assenza, solo loro possono ristabilire l'equilibrio
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Questa è la volontà dell'Imperatore"
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Il chiacchiericcio ricominciò immediatamente perché molti pensavano fosse ingiusto dal momento che non c'erano altri candidati all'infuori di Daijin o Akizuki.
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Il Corvo sussurrò qualcosa all'orecchio di Oogoe.
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"Calma, ricomponetevi!" disse il primo ministro " la volontà dell'Imperatore deve essere rispettata. Nella mia veste di Presidente del Consiglio chiedo al Campione di essere garante di essa."
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"Sono d'accordo, chi va contro tale volontà incontrerà la mia spada" rispose Iro
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Oogoe intervenne "Il Clan del Corvo intende avere solamente il miglior candidato possibile"
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Akizuki non fu sedotto da tali parole, probabilmente c'era uno sporco trucco dietro all'eleganza della frase ma il Corvo era potente e un rifiuto sarebbe stato preso come un grave insulto.
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"Così sia. Darò tempo al Corvo per nominare il reggente"
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Akizuki non poteva sopsettare che Daijin sapeva esattamente chi nominare.
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La riunione venne rinviata.
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Nelle casa del Corvo, Daijin confabulava con Karasu e Oogoe
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"Questa è una storia che potreste aver già sentito. Molto tempo fa c'era un corvo che aveva ricevuto la chiamata dei Cercafalla e divenne Tsoutai.
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A quel tempo, lui mi chiese di non fare più parte ufficialmente del Clan e di lasciargli percorrere la sua strada.
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Io accettai ad una condizione, se un giorno avessimo avuto bisogno, lui sarebbe dovuto tornare"
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"Ebbene signore, questa persona è in grado di assumere la reggenza dell'impero?" chiese Oogoe
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"Lo è, preparerò  gli editti ufficiale dell'impero per l'appuntamento.
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Manderò entrambi a chi di competenza"
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"Signore Daijin, dove lo mandiamo?"
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"Al tempio Yafujima"
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Nessuno di loro conosceva questo posto ma presto avrebbero rimediato a questa ignoranza perché il giorno successivo erano sulla via per andare al tempio.
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Gli era stato già detto il nome del corvo-tsoutai, il qual nome non era per nulla sconosciuto.
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Karasu era infuriato, approfittò del cammino per inveire contro l'Imperatore che aveva avuto l'ardire di fare di Daijin il capo, inveì contro quel dannatissimo tsoutai che nulla sapeva di politica e della vita in Meragi.
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Raggiunsero il tempio al tramonto e vennero ricevuti dal capo di esso, l'uomo che oltre tutto sarebbe divenuto presto  il futuro sovrano.
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Toran chiese cosa volessero da lui due membri del Corvo.
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"Grazie per averci ricevuto Toran-sama" iniziò Oogoe
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"Non c'è bisogno di ringraziarmi, le porte di questo tempio sono sempre aperte a chi è alla ricerca di pace e tranquillità"
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"Sono allietato dal sentirti parlare di pace perchè è proprio per questo che siamo venuti da te"
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Il giovane cortigiano depose la lettera del consiglio imperiale sul tavolino di legno che aveva innanzi.
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"Questo è per te. Prima che tu lo legga e possa rifiutare, Daijin auspica che tu ricordi chi veramente sei"
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Toran socchiuse gli occhi  e suoi tatuaggi cominciarono a muoversi
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"Ti ringrazio Oogoe per avermi fatto pensare alla mia condizione, io so bene chi sono e dove appartengo, ti consiglio di riflettere su te stesso"
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Oogoe mostrò un viso pietrificato con una smorfia sarcastica, ben sapendo di aver fatto centro.
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Aku, che ora era apprendista di Toran spiava la scena e nonostante la sua discrezione venne notato da Karasu.
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Quest'ultimo si alzò, si inchinò al vecchio tsoutai e si diresse a dare una lezione di buone maniere al giovane e sfacciato tsoutai.
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Dopo due o tre letture Toran si arrese. Era stato nominato reggente dell'impero di Xzia, lui che aveva passato gran parte della sua vita in giro per il mondo a perfezionare la sua arte.
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"Capisco come ti senti, Toran-Sama, solo tu puoi decidere"
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"Ci sono altri Tsoutai, persone ben più sagge di me"
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"Sì ma non fanno parte del Corvo. Sarebbe un peccato se si facesse un dispiacere a Daijin-sama in un momento in cui l'impero è debole e rischia di collassare"
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"Riconosco le parole di coloro che sono nati. Accetto l'incarico affidatomi, quando devo partire alla volta di Meragi?"
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"Il prima possibile"
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Karasu spinse fuori Aku
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"Giochiamo a fare le spie?" sputò Karasu
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"Volevo solo assicurarmi che non accadesse nulla di male al mio maestro" rispose nervosamente Aku
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"Ti tolgo la voglia di fare lo spione"
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Karasu spinse Aku facendolo crollare violentemente a terra.
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Intorno,nonostante l'ora tarda ci sono alcuni tsoutai presenti.
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La loro filosofia di vita è non rispondere mai alla violenza con altra violenza perciò chiesero educatamente di smetterla.
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Karasu fece orecchie di mercante.
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Aku non poteva replicare perché Toran gli aveva severamente proibito usare la violenza nel suo fragile stato psicologico, avrebbe dovuto padroneggiare l'arte dello tsoutai da guerra solo con il suo cercafalla, Akujin.
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La giovane Hime come gli altri non aveva visto la ragione di tale attacco, decise di intervenire.
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"Corvo, se cerchi qualcuno con cui confrontarti io sono qui"
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Il suo cercafalla, un maestoso airone blu, apparve al suo fianco sbattendo il becco sulla faccia di Karasu.
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"La prossima volta magari, mi piacerebbe affrontare una combattente come te.Ora ho di meglio da fare"
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In quel momento sopraggiunsero Oogoe e Toran a placare le ostilità
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"Hime riunisci la nostra comunità, ho qualcosa da dirvi" chiese Toran
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Pochi minuti dopo gli Tsoutai erano riuniti nel cortile del tempio, domandandosi quale sarebbe stato il futuro del loro maestro.
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"L'impero è ad un bivio. L'Imperatore è nel sonno senza risveglio ed è stato nominato un reggente. Ora ho scoperto di essere io quel reggente; L'imperatore pensa che solo uno Tsoutai possa essere in grado di porre fine alle divisioni interne pertanto ho deciso umilmente di accettare l'incarico."
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Ognuno aveva la sua opinione in merito, molti pensarono che l'imperatore avesse fatto una saggia scelta.
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"Sono appena tornato da voi che già devo ripartire alla volta di Meragi.Mi affido alla guida venerabile del tempio Zaoryu. Partirò domattina"
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Hime ed Aku erano preoccupati per il loro futuro ma Toran andò verso di loro spiegando che i due sarebbero venuti a Meragi con lui ed avrebbero continuato la loro preparazione presso il tempio Komaki, più piccolo e modesta di Yafujima.
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Toran non era abituato al lusso.
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Era sì nato in una famiglia benestante ma se ne era allontanato presto. La stanza in cui si trovava era paragonabile solamente a quella di ricchi proprietari terrieri.
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Intorno a lui i servitori erano indaffarati.
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Si stava rendendo presentabile  prima che il Consiglio lo nominasse ufficialmente reggente, ma non avrebbe rinunciato ai suoi abiti Tsoutai.
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L'impero aveva bisogno di lui e la situazione era delicata.
 +
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Da un lato era necessario mantenere coeso l'Impero dall'altro doveva affrontare liti politiche e i tranelli del Corvo.
 +
 +
Aveva sempre lottato per mantenere nel suo cuore le origini del Clan.
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 +
Una volta pronto venne portato nella sala del consiglio, ministri e consiglieri si inchinarono al vecchio e imbarazzato tsoutai.
 +
 +
"Nel giorno in cui mi fate reggente tenete a mente una cosa, l'Imperatore  non è morto, lui tornerà"
 +
 +
Sì l'Imperatore sarebbe tornato perchèToran avrebbe fatto in modo che venisse fatta luce sul mare che lo aveva colpito
 +
 +
Cosa porterà il futuro a Toran e all'impero di Xzia?
==Sulle tracce del Mangiapietra (è il cap. 12)==
==Sulle tracce del Mangiapietra (è il cap. 12)==

Version du 1 août 2013 à 13:56

Sommaire

Atto 3: Bagliore


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Bagliore


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La natura aveva coperto la Tomba degli Antenati di una fitta vegetazione obbedendo a coloro che sono nati dalla terra e dagli alberi. La relativa tranquillità che permeava questo posto era stata scacciata dalla furia con cui i Cuore di Linfa si erano gettati in battaglia; le liane che coprivano la pietra caduta dal cielo erano scosse e vibranti come sangue pompato da un cuore invisibile. La Sfinge con divino furore recideva le radici che lo avevano intrappolato ma la sua rabbia era troppo accecante per notare i due Hom'chaï che si stavano avvicinando pericolosamente. Fortunatamente per il Guardiano del Tempio venne soccorso da Kararine: agile e sfuggente come una pantera era riuscita a liberare il suo compagno Nomade. Quest'ultimo si ritirò dal campo di battaglia e si mise a cercare Iolmarek per progettare una controffensiva alla forte resistenza nemica. Il leader dei Nomadi era al momento occupato a fronteggiare gli attacchi magici di Kei'zan e di Parlaspirito; la magia dei due Daïs era estremamente potente ma si infrangeva contro il baluardo della fede di Iolmarek e dei suoi accoliti.

Nel frattempo nell'accampamento dei Noz'Dingard non molto lontano vi era uno strano incontro tra Valentin, il Cavaliere Drago e Melissandra.

"La forza latente di Kei'zan è di pari entità a quella dell'Albero Mondo. Dovete capire che per la nostra terra quella pietra non è un bene, la farà imputridire."

Quella mattina Valentin era stato svegliato dall'offensiva dei Cuore di Linfa ed aveva potuto osservare con i suoi occhi di drago, che la situazione era instabile e l'esito per nulla certo; proprio in quel frangente era comparsa la giovane Elfine che lo aveva avvicinato senza dare alcuna spiegazione.

"Noi parliamo al drago ed alla sua saggezza. Io porto un messaggio da parte di Kei'zan, chiediamo il vostro aiuto in battaglia. Immagino percepiate anche voi la presenza della perversione generata dalla Pietra."

Valentin si grattò la barba, un poco imbarazzato. Non era un mago e di questo argomento ne sapeva ben poco. L'unica ragione per cui era lì, era perché gli era stato chiesto di attendere il ritorno degli altri dalla missione.

"Io sono un Cavaliere Drago, tutto ciò di cui sono a conoscenza, lo sai anche Lui, perché siamo connessi", parlò finalmente il Drago prendendo possesso di Valentin.

I lineamenti del cavaliere mutarono fino a prendere la forma di un ibrido umano-dragone.

"Elfine” disse rivolgendosi a Melissandra ”ho sentito la chiamata dell'Albero Mondo. Il Male è celato agli occhi di tutti e anche a quelli dei miei Inviati".

Melissandra rimase delusa dalla risposta mentre il Drago continuò dicendo:

"Valentin vi seguirà e metterà le sue conoscenze al vostro servizio. Manderò altri alleati quando sarà il momento."

Valentin torno alla sua forma umana e disse all'elfine:

"Bene, a questo punto sono ai vostri ordini."

Più tardi, grazie anche all'aiuto del vecchio Cavaliere Drago, i Nomadi furono ricacciati indietro e si trovavano in una posizione difficile. Ci furono diversi morti tra le fila dei fedeli di Sol'Ra, ma fortunatamente per loro non erano soli: l'ideale per cui combattevano donava loro una forza straordinaria. La Pietra caduta dal cielo pur circondata dalla vegetazione emise una musica che Iolmarek riuscì a sentire e a comprendere come fossero parole divine.

"Chiama la serva. Solo lei può farcela."

Malika pensando si rivolgesse a lei visto che era la più vicina al sacerdote rimase interdetta e afferrando la tonaca del saggio gli chiese:

"Lei chi? Sia più chiaro."

Iolmarek era però assente, prese la lampada ad olio e la strofinò e da essa comparve una creatura blu.

"Sì padrone? Posso esaudire un desiderio?" disse.

"Genio, uso il mio secondo desiderio. Vorrei che Djamena fosse qui immediatamente."

"Come tu comandi, padrone." rispose la creatura della lampada.

Il genio chiuse gli occhi e intorno a lui comparve un’aura di luce che andò aumentando fino a trasformarsi in un gran Bagliore che accecò tutte le persone nelle vicinanze. Quando poterono nuovamente aprire gli occhi al suo fianco c'era una giovane donna vestita di bianco e blu, i colori dei fedeli di Sol’Ra. La giovane donna si guardò attorno con un misto di stupore e paura ma poi vide l'uomo che aveva salvato suo padre da un destino incerto e sentì nell'aria la musica celestiale. La sua voce dolce era indirizzata a lei sola:

"Djamena destati. Torna ad essere quello che eri. Ascolatami Djamena?"

La ragazza non si mosse ma qualcosa dentro di lei era scattato, qualcosa si era liberato. Dal nulla comparve una lancia che lei impugnò ed indirizzò verso la pietra caduta dal cielo; immediatamente la vegetazione che circondava la pietra si trasformò in sabbia. La pietra brillava come non mai. La ragazza era cambiata, le erano comparse delle ali e i capelli, quasi bianchi, fluttuavano nell'aria come se galleggiassero. I Nomadi lì presenti capirono che era divenuta una Solarian e che la battaglia non era ancora persa. Il terreno attorno alla pietra cominciò a crepitare per via dell'energia divina che si era messa all'opera, Ahlem percepì che Sol'Ra li stava osservando e giudicava le loro azioni. Vennero lanciate theurgie curative per rimettere in sesto i feriti e per farli combattere nuovamente. La Sfinge con un ruggito si lanciò contro Macchia Rossa tentando di decapitarlo ma quest'ultimo venne salvato da Valentin che parò il colpo della bestia leonina. A quel punto sopraggiunse Djamena.

"Sarai giudicato. Io sono le braccia del dio e tu sei solamente un insetto che calpesterò." disse rabbiosa facendo velare il cielo di nubi nere.

"Signore, le nostre azioni future non sono degne della tua vista. Che l'eclisse veli i vostri occhi e ci conceda il suo divino favore con la luce nera."

Artiglio si era avvicinato passando tra gli alberi e le liane per attaccare Djamena quando era rimasta immobile ma ora si sentiva privo di forze come se il terreno stesso lo stesse attirando a se. Iolmarek si avvicinò a Djamena, la sua apparizione gli aveva mutato il colore degli abiti, ora erano scuri come la notte.

"Eclisse, mia splendida Eclisse. Qui c'è un Guemelite."

Si avvicinò ad Artiglio, lo sollevò in aria afferrandolo al collo.

"Hai molto peccato, infedele! Ora la tua anima è mia per sempre."

Batté una mano sulla testa del Guemelite e poi, quasi avesse trovato un qualcosa di invisibile, tirò. Una forma spettrale scaturì dal corpo di Artiglio mentre il suo cuore smetteva di battere e le sue braccia smettevano di dimenarsi. Kei'zan vide tutto senza poter far nulla...

Verso i confini


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La Tomba degli Antenati era in fiamme. La pietra caduta dal cielo bruciava qualsiasi cosa e distrusse gli accampamenti di Kotoba e Noz'Dingard. I Cuore di Linfa e il Cavaliere Drago Valentin avevano dovuto ripiegare in territorio Eltarite ed erano stati presto raggiunti da altre persone che avevano assistito alla battaglia e che volevano saperne di più. I Nomadi del Deserto aveva conquistato la Tomba degli antenati ed erano galvanizzati dalla pietra e dall'eclissi che si era formata dopo la comparsa della loro nuova guerriera. Questi fanatici avevano sconfitto le creatura della natura.

Kei'zan teneva tra le braccia il corpo senza vita di Artiglio, la tristezza e la fatica erano nitidi negli occhi dell'Eltarite. Per via della gravità dell'evento vi erano molti stranieri nelle terre ancestrali che solitamente erano occultate: c'erano rappresentati dei Noz'Dingard, Kotoba, Guerrieri di Zil e perfino i Pirati, appena unitisi alla battaglia.

Il vento soffia tra gli alberi mentre Kei'zan deponeva a terra il corpo della figlia adottiva. Se avesse avuto un cuore ora sarebbe ridotto in mille pezzi per il dolore. I Cuore di Linfa si avvicinarono cominciando ad intonare il canto rituale dei morti: una triste e malinconica melodia. I Daïs quindi invocarono un antico incantesimo per fare ritorno alla terra, e delle radici spuntarono da essa che avvolto Artiglio, lo condussero sotto terra.

Nel frattempo Valentin parlava con il Drago nella sua mente. "Mio signore, hai potuto vedere tutto grazie ai miei occhi. Cosa intende fare? Questi Nomadi del Deserto mi sembrano tanto pericolosi quanto i Fedeli di Nehant."

"Si dovrà agire senza causare uno scontro diretto per il momento. C'è una persona che potrebbe aiutare, ella si trova nella foresta ma è intrappolata."

"Dovrò trovare questa persona?”

"Sì, ne abbiamo bisogno. Altri tra gli Inviati stanno sopraggiungendo solo ora."

"Obbedisco."

Una volta che la musica mortuaria fu terminata Valentin si avvicino a Kei'zan.

"Mi scuso per il disturbo in un momento così doloroso. Ma devo chiederle un favore."

Kei'zan invitò Cavaliere Drago a continuare.

"C'è qualcuno che ha il potere di poter fermare questi Nomadi."

"Chi?"

"Colui che è imprigionato."

Il Daïs rimase impietrito e scosse la testa.

"La persona da te nominata è stata punita per le sue azioni."

"Non voglio sindacare il suo parere, ma è almeno possibile conferire con questa persona?”

"Ho il sospetto che qualcuno ben più importante di te ti abbia già informato."

"Il Drago pensa che il prigioniero sia una parte di questo schema e che il suo aiuto sia fondamentale."

Dopo attimi di titubanza Kei'zan decise di condurre il Cavaliere Drago alla luogo in cui venne imprigionato, molti anni or sono, nel cuore della foresta. Per due giorni viaggiarono attraverso sentieri, Valentin era sorpreso nel poter vedere posti così insoliti e pittoreschi nonostante avesse viaggiato in lungo e in largo. Raggiunsero infine il luogo in cui vi era stato l'Albero-Mondo, ora ridotto ad un tronco senza vita. Il territorio di Kei'zan. Tra due alberi di grandi dimensioni si trovava il prigioniero, circondato da arbusti.

"Sei autorizzato a parlargli ma sappi che mio fratello è vendicativo."

"Tuo fratello. Bene. Ha un nome?"

"Ora lo chiamiamo L'Intrappolato."

La vegetazione si ritrasse creando un passaggio. All'interno vi era un Daïs intrappolato in una gigantesca pietra. Kei'zan passò una mano sulla testa dell'Intrappolato, dandogli il potere di percepire quello che accadeva intorno. Subito venne colpito da una grande ondata di tristezza, immediatamente comprese i fatti accaduti e la morte di Artiglio. La rabbia fu improvvisa, troppo improvvisa.

"Ecco cosa conduce tutto questo. Il tempo delle parole è terminato fratello. Liberami!"

"No, sai che è impossibile che ciò avvenga."

Valentin rimase stupito dalla potenza con cui aveva parlato.

"Tu Guemelite. Non senti la lenta distruzione che sta colpendo il nostro mondo?" disse rivolgendosi al cavaliere drago.

"So che abbiamo contro un pericoloso avversario e che tu sai come fermarlo."

"Prima dovete liberarmi, non posso restare immobile e paralizzato mentre muoiono gli Eltarite."

"Artiglio conosceva quali erano i rischi" rispose Kei'zan con vigore.

"Certo ma tu hai lasciato che morisse. Quindi chi di noi due dovrebbe essere intrappolato in questo blocco d'ambra, fratello?"

"Tu un mezzo per affrontare i Nomadi lo conosci si o no?" intervenne Valentin che percepiva l'animosità tra i due fratelli.

"Sì che lo conosco" rispose L'Intrappolato riacquistando un poco di calma.

"Dicci quello che sai" chiese Kei'zan.

"Te l'ho detto. Devo lasciare questa prigione perché dovrò condurre della gente dove volete andare." Kei'zan sentì il lamento tra gli alberi e come percepissero nel cambiamento nel vento il pericolo vicino a casa.

Il Daïs sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Se L'Intrappolato conosceva veramente un modo per affrontare questo pericolo avrebbe dovuto mettere a tacere i suoi sentimenti personali e lasciare il posto alla ragione. E se I'Intrappolato si sarebbe dimostrato instabile sarebbe tornato nella sua prigione e per l'eternità.

"Ti libererò ma al primo passo falso tornerai qui." disse colpendo il blocco d'ambra con il suo bastone.

Una grande energia scaturì e il prigioniero poté finalmente muoversi.

"Manterrò la mia parola. Ti aiuterò come meglio posso."

Diversi giorni dopo, ai margini del bosco era stato edificato il campo di tende in cui risiedevano tutte le Gilde, la Arc-Kadia, la nave pirata era ancorata poco lontano. Tutti confabulavano scambiandosi opinioni su quanto era accaduto ma smisero di parlare quando comparvero Kei'zan, Valentin e L'Intrappolato. Tutti formarono un cerchio attorno ai nuovi arrivati.L'intrappolato li guardò e quindi disse:

"La guerra è alle porte. Quelli del Deserto venerano un dio che non può essere fermato." La folla fu percorsa da molti sussurri.

"Coloro che non provano risentimento per i membri delle altre gilde saranno un supporto importante per la guerra che verrà. Seguitemi, in questo modo alcuni di voi potranno risolvere il nostro principale problema: la pietra caduta dal cielo."

"Dove pensate di andare?"chiese Malyss, il mago Kotoba.

"Ai confini..." rispose L'Intrappolato.

Anche a questa frase si udirono diversi sussurri, la parola "confini" sembrava causare diverse domande, alcune timorose, altre di curiosità.

"Conosco un modo per arrivarci. Non nego che sia esente dal pericolo ma cos'è il pericolo rispetto a quello che stiamo già affrontando? Qualche volontario? Un membro per ogni gilda mi sembra una buona soluzione."

Ergue si fece immediatamente avanti.

"Ho sempre desiderato andarci."

Quindi si aggiunse Malyss, Moira ed infine, dopo qualche tentennamento e discussione sulla possibilità di trovare qualcosa di prezioso di aggregò anche Occhio Di Gemma per i Pirati. Anche il Drago offrì il suo aiuto. Grazie a Valentin ed agli Inviati di Noz'Dingard lì presenti venne aperto un portale che conducesse al castello dei Noz in modo da poter evitare un lungo tragitto. Il gruppo venne ricevuto da Il Profeta.

"Benvenuti. La Draconia vi offrirà cibo e forniture di varia natura per affrontare al meglio questa difficile spedizione."

"Vi ringraziamo Profeta."

Una settimana dopo il gruppo raggiunse la frontiera. Lì vicino vi era la Nebbia dei confini: questa particolare zona era una barriera dietro cui era celata la tomba in Nehant, in cui era stato intrappolato un secolo prima. Questa nebbia magica era un punto di passaggio tra i due continenti, tra quello che è comunemente nota come terra di Guem e l'altro. A volte accade che i viaggiatori trovino la via d'accesso per l'altro continente, a volte per caso ed altre dopo una lunga ricerca.

"Ora che siamo al limite della nebbia, osiamo avventurarci senza sapere se troveremo mai la via per tornare indietro?" chiesero all'Intrappolato.

"Sei sicuro di voler andarci? C'è una forte presenza magica, la percepisco."

Malyss era molto preoccupato.

"Questa è la magia che ci permetterà di attraversare."

L'intrappolato disse di stringersi l'un l'altro. Allo stesso tempo la comitiva, mossa dalla curiosità e dall'ansia per l'ignoto si precipitò ad attraversare la nebbia. Non riuscivano a vedere oltre la punta dei rispettivi nasi e si muovevano con estrema cautela. Presto il terreno si ruppe aggiungendo alla bassa visibilità anche delle nuvole di terra bruciata che rendeva estremamente ardua e dolorosa la respirazione. Passò un ora ed attorno a loro il paesaggio divenne caotico, anche se loro non potevano notarlo. Cristalli di molteplici colori affioravano dal terreno rendendo la loro avanzata sempre più lenta. La loro guida li condusse tramite diversi cambi di direzione in maniera incredibile e finalmente riuscirono ad emergere dalla nebbia e a lasciarsi alle spalle le nuvole di terra bruciata. Si guardarono attorno e ovviamente non erano più a Guem ma dall'altra parte del mondo e il panorama era sorprendente.

"Sembrano le Isole Bianche ma è enorme." esclamò Occhio di Gemma.

Ognuno di loro era stupefatto dalle meraviglie di questa parte del mondo, non avevano potuto non notare le centinaia di isole che galleggiavano tra terra e cielo. Dopo una breve occhiata in basso poterono constatare la superficie del pianeta sotto ai loro piedi.

"Bene. Il nostro viaggio è appena iniziato. Siamo partiti per cercare la più leggendaria tra le creature che popolano Guem: Il Mangia-Pietra!"

Ammutinamento


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Estratti del diario di Al la Triste.

[…]Abbiamo trovato uno strano oggetto su un'isola. Presumendo che sia suo, il Capitano Hic ha protetto la zona, per fortuna che Bragan conosceva quel sortilegio altrimenti saremmo finiti in acqua.[…]

[…] L'oggetto era in realtà una mappa perduta. Quando mi sono avvicinata alla zona della mappa, mi sono resa conto che erano apparsi dei simboli e dei solchi metallici sulla superficie. Occhio di gemma ha trascorso diverse ore sul problema senza capire di cosa si trattasse. È stata Klemence a risolverlo, quando mi sono rivolta all'equipaggio. Un altro trucco da pirata: è necessaria una manciata di polvere da sparo che va messa sull'oggetto e quindi spostata su una pergamena. Lo scopo è quello di partire da un simbolo di riferimento a forma di croce che si trova sulla sfera e proseguire sulla pergamena, la sfera allora si muoverà da sola, disegnando una forma. È molto difficile da spiegare. Dopo aver fatto ciò, sulla pergamena era apparsa una linea assai bizzarra.[…]

[…]Ho un fortissimo mal di testa, c'è da dire che abbiamo festeggiato la scoperta. Sovrapporre la mappa del capitano Hic alla pergamena con la linea e prendere per punto di partenza l'isola su cui abbiamo trovato la sfera è stata un'idea eccellente. Se si segue la linea unendo i vari punti che corrispondono ad alcuni riferimenti geografici, essi ci indicano la prossima destinazione.[…]

[…]Quando siamo arrivati nel luogo in cui speravo di trovare il prossimo enigma, ci siamo trovati davanti ad un ostacolo colossale: la mancanza di vento. Siamo in mezzo al nulla, il timone, come le macchine, non rispondono più ai comandi. Non resta che sperare che Klemence trovi una soluzione.[…]

[…]Ed ecco che sono passati già diversi giorni da quando l'Arc-Kadia è paralizzata in aria come una vecchia conchiglia arenata. Non capisco cosa stia succedendo, siamo esattamente lì dove indica la mappa, ho sbagliato qualcosa? O comunque, questo è quello che pensano alcuni della ciurma, che hanno cominciato a confabulare tra loro. Ho ascoltato una conversazione tra Poukos e Occhio di Gemma, a quanto pare non sono una capitana valida. Vado a osservare la faccenda più da vicino, il comportamento della mia capitana in seconda mi ha sorpreso.[…]

[…]Ammutinamento! È accaduto tutto così in fretta, dubito che possa essere una cosa normale. Una parte dell'equipaggio vuole che mi arrenda a loro con il pretesto di non averli protetti e di non aver previsto tutto questo. Quei vigliacchi hanno catturato Klemence e Bragan, che mi sono restati fedeli. Non so se riusciranno a fare il grande passo . Per tutte le gambe di legno! Cosa ci guadagnano? Pensano che la nave tornerà improvvisamente a muoversi una volta che si saranno liberati di me? Ho l'impressione che stiano diventando tutti pazzi. […] Più il tempo passa, più la situazione degenera. Devo riprendermi la nave a tutti i costi; per prima cosa bisogna che vada a salvare Klemence così che poi lei possa riattivare Ekrou. Con questo asso nella manica, sarà facile riprenderci il resto. È passato tanto tempo dall'ultima volta che ho avuto l'occasione di sguainare le mie pistolame, anche se avrei preferito usarle in un'occasione diversa… Non importa. […]

[…]Ce l'ho fatta, Klemence è salva. La cara Armada avrà un bel mal di testa per qualche tempo, visto che non mi lasciava passare. Sapevo che quella ragazza non era a posto, ma c'è di peggio: ha minacciato di farsi saltare in aria con noi. Come mi è venuto in mente di prenderla a bordo?[…]Klemence mi ha riferito che a volte gli ammutinati hanno un comportamento strano.[…]Iniziamo a riattivare Ekrou, per loro si mette male.[…]

[…]C'è stata una lunga battaglia. Hanno danneggiato la mia nave! Questi selvaggi pagheranno per tutto il casino che hanno combinato! L'esito è stato comunque positivo, tutti gli ammutinati sono stati neutralizzati senza alcun morto. Accidenti, non sapevo che Klemence fosse così intelligente. Ha fabbricato una specie di guanti, per metà magici e per metà meccanici. Quando Ekrou colpiva, Klemence faceva esattamente lo stesso gesto! Gli altri sono rimasti molto sorpresi da questa trovata.[…] Ho interrogato questi luridi sacchi di rum ma le loro risposte sono state vaghe e tirando le somme, nemmeno loro erano sicuri di quello che fosse successo. Dopo un'attenta riflessione, il rapporto tra l'enigma successivo e tutto quello che era successo era quasi evidente, ma io non l'avevo notato. Subito Bragan mi ha confermato che c'era qualcosa di magico in opera… Ancora una volta.[…]

[…]È accaduta un'altra cosa strana: il fantasma del capitano Hic è apparso sul ponte, un bell'uomo c'è da dire. Mi ha fatto capire che sono degna di continuare la corsa al suo tesoro. In ogni caso, avrei continuato anche senza la sua approvazione.[…] Una volta scomparso, la nave è tornata a muoversi e nel punto in cui si trovava Hic è apparso un libro rosso di piccole dimensioni chiuso da una serratura in rame che rappresentava la faccia di un demone. Sulla copertina si poteva leggere il titolo: diario del Capitano Hic. […] La serratura non ha retto a lungo, un colpo di pistone ed è volata in mille pezzi.[…]

[…] Ho letto il giornale del Capitano Hic, e si può dire che ha vissuto delle avventure incredibili. Ho notato questo in particolare, che non riesco bene ad interpretare: “Le mie ossa sono rotte. La mia nave è attraccata nel bel mezzo di un posto incredibile, ci sono bolle ovunque. Mentre la morte distende su di me il suo mantello di sventura, è il momento per me di lanciare il mio incantesimo di eredità. Se stai leggendo queste righe è perché tu sei il mio erede, ma attenzione perché…” Purtroppo questo è tutto. Un nuovo punto brilla sulla mappa, ci mettiamo in viaggio, non vedo l'ora di vedere cosa ci aspetta. […]

Il Nehantista


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Marlok guardò la sua immagine riflessa in uno dei tanti specchi presenti nella stanza da bagno. Era da un bel pezzo che non si vedeva così. “Hai già i capelli grigi, vecchio.” disse parlando tra se e se “È tempo di tornare a casa.” Aerouant che faceva la guardia davanti alla porta scosse la testa, convinto che quell'uomo fosse impazzito. Dopo tutto aveva fatto parte degli Zil.

“Gli altri ci stanno aspettando da un bel pezzo, sei pronto?”

Il tono con cui Aerouant gli aveva parlato era aggressivo, come quello di sua nonna, lui non gli piaceva e non si faceva problemi a farglielo intendere.

“Figliolo, la fretta non è mai una buona cosa, così come il risentimento.”

“Non parlarmi! Lo sai che disprezzo la tua libertà provvisoria, non sei altro che un condannato.”

“Fai bene ad essere arrabbiato con me, ma se tuo zio mi ha liberato è perché sono uno dei pochi che può dipanare questa matassa e risolvere il problema che affligge gli Zil.”

Entrambi gli uomini si diressero al Cancello Nord di Noz'Dingard dove si trovavano molti tra gli Inviati e anche il nuovo Profeta; l’unica assente era Anryena.

“Può darsi che abbia da conferire con tuo padre.”

Kounouk parlò:

“Alishk, Pilkim, Aerounant e tu andrete alla Tomba degli Antenati per conferire con gli Zil. Non verranno inviate altre persone per assistervi.”

Quindi chiamò a se Zahal.

"Questa è una lettera da consegnare ad Angelica a Kastel Drakren; Cavaliere Drago consegnala senza ritardo." Zahal prese la lettera senza guardare Profeta, ancora vergognato del suo fallimento. Salutò i soldati e partì immediatamente.

"Marlok, per voi è giunto il momento di tornare alla missione." aggiunse il Profeta.

Alcuni rimasero stupiti e Aerouant corrugò la fronte ma nessuno emise un fiato perché gli ordini del Profeta non erano discutibili.

"L'ombra estende le sue mani e si propaga sul mondo intero per arrivare fino a noi, per morderci fino a farci sanguinare. Il Sortilegio di Nehant è molto potente; è sfuggevole e può sottrarre la vita in un "batter d'occhio"."

"Profeta, le mie Stregaspada accompagneranno i Suoi uomini."

Il modo con cui Naya parlò al Profeta era sprezzante, il suo tono denotava il suo stato d'animo e dei suoi pensieri, lei avrebbe vendicato l'uomo con cui aveva condiviso gran parte della sua vita. Kounok guardò colei che era stata la compagna di suo fratello e madre di Aerouant. Il Profeta sentì il Dragone comunicargli:

"Lasciala andare, cercare vendetta ed il voler proteggere il figlio sono sentimenti che ci daranno forza."

"Siate le benvenute in questa missione, dovreste già conoscere i pericoli i cui occhi brillano di rabbia e i cui cuori battono forte, vuoi vendicare mio fratello. Siate come il morso e i denti del Drago, mordete forte!"

Così Naya, comandante delle Stregaspada, Anazra, Eglantyne e Moria si unirono alla alla spedizione. Erano passati un paio di giorni e durante il viaggio Marlok spiegò a tutti il suo piano.

"Bisognerà eseguire un rito magico per annullare il legame che vi è tra i Guerrieri di Zil ed il Nehantista. Questo rituale attirerà il male come lo sterco attira le mosche. Durante il rito verremo attaccati e lì subentrerete voi Stregaspada che dovrete proteggere il rito fino al suo completamento. Ma per il momento è necessario che ci si riposi."

Decisero quindi di accamparsi ad una distanza ragionevole da coloro che stavano cercando di liberare. Marlok indossò i suoi vecchi abiti Zil.

"Il rituale inizierà domani a mezzogiorno, questo mi darà il tempo per trovare coloro che sono sotto l'influenza del Nehantista."

Poi tirò fuori dalla borsa il braccio di quello che era stato il suo golem e dopo averlo incantato divenne parte integrante del suo braccio. Quindi guardò Aerouant e Pilkim.

"È necessario conoscere il destino di una connessione invisibile, non è vero?

"In teoria." rispose Aerouant "ma non ho mai provato."

"Io so come si fa" disse Pilkim timidamente. Il giovane mago ricordava ancora il suo primo incontro con Marlok.

"In questo caso lo darò a te. Così in mia assenza sarete in grado di vedere i fili."

"A che scopo?'" chiese Moiria incuriosita.

"Questo rivela i legami consentendoci di vedere i fili che connettono una persona ad una pietra-cuore, tu ne hai uno. È un antico sortilegio creato da Eredan stesso. Quando avremo a che fare con il Nehantista questo ci consentirà di distinguere chi muove i fili e se necessario di vedere se qualcuno di noi è caduto sotto la sua influenza. Non dovrebbe succedere perché le nostre pietre saranno connesse al cuore del drago ma non si sa mai."

Moira annuì facendo intendere di aver capito.

"Bene, è tempo di mettersi al lavoro."

Marlok estrasse dalla borsa due pietre identiche, di un rosso opaco e marmo nero. Ne diede una ad Aerouant e l'altra ad un eccitatissimo Pilkim.

"È il jasper. È estremamente raro, dove lo hai trovato?"

Jasper era nient'altro che una pietra con altissime proprietà magiche e per questo molto utilizzata in vari riti.

"Questo è il mio piccolo segreto." rispose Marlok con un occhiolino.

"Alzati."

Pilkim rimase deluso ma orgogliosamente sollevò la pietra percependo il suo potere. I due giovani maghi andarono ai lati opposti di Marlok e così ebbe inizio il rito. Usarono la loro conoscenza nella Cristallomanzia concentrandola sulle due pietre Jasper e facendole levitare.

"Che l'invisibile diventi visibile." urlarono con una voce sola.

Marlok percepì l'effetto magico, la vista divenne un tantino rossastra. Battè le palpebre più volte per regolarla. Il mago guardò i suoi compagni vedendo che da ognuno di essi scaturiva un filo che portava a NozDingard.

"Bene, funziona. Siete molto talentuosi. Naya ti aspetterò domani a mezzogiorno."

La signora annuì soddisfatta. Il mago non perse tempo e partì alla volta degli Zil. La tenda color viola e nero era tranquilla, si udiva solamente una dolce musica eseguita da Kriss. Sotto al portico, mezzo addormentato c'era Senzavolto che faceva la guardia. Marlok si avvicinò e quando fu ad una distanza ragionevole si schiarì la gola. Lo Hom'chaï trasalì.

"Chi è là?" tuonò con la sua voce profonda stringendo con ambe le mani il gigantesco spadone.

"Sono io, Marlok."

"Marlok, pensavo fossi stato catturato."

"Proprio così ma sono riuscito a fuggire."

Visibilmente felice di rivederlo, Senzavolto buttò a terra lo spadone e si gettò ad abbracciare il mago. Marlok soffocato dal vigoroso abbraccio tutto muscoli dell'Hom'chaï faceva perfino fatica a respirare.

"Guarda guarda chi è tornato." disse un voce proveniente dalla tenda Una testa fece capolino dall'ingresso, era Spada Insanguinata che subito afferrò il mago per il braccio.

Immediatamente tutta la gilda uscì dal tendone. Marlok notò immediatamente che erano tutti sotto l'influenza del nehantista: filamenti sottili scaturivano da loro. Infine anche Abyssien mise un braccio sulla spalla di Marlok.

"Bentornato, avrai un sacco di cose da raccontare, vero?"

"Domani se possibile, ora vorrei riposare, sono molto stanco."

"Certo, il tuo posto è tra di noi. Vai pure."

Il resto del pomeriggio fu molto divertente, i Guerrieri di Zil improvvisarono pure uno spettacolino nel quale ognuno aveva una parte.

"Queste persone meritano di essere salvate." disse Marlok tra se e se.

"Potranno essere utili nel conflitto che si avvicina."

Quindi venne la notte a portare tutti tra le braccia di morfeo. Il giorno seguente, il sole era nascosto dietro alle nubi come un presagio prima di una battaglia incerta. Marlok raccontò di come era stato catturato, buttato in prigione e dei suoi sforzi per uscirne, ovviamente era tutto una balla ma tutti ci credettero. A mezzogiorno tutti gli Zil erano nella tenda, il momento era giunto. Marlok si appropinquò alla porta e cominciò a piazzare per terra dei cristalli ma Spada Insanguinata ne trovò uno e si diresse immediatamente verso il mago. Il legame con il Nehantista stava diventando più forte.

"Caricatevi, in fretta." urlò Marlok lanciandosi su Spada Insanguinata e sottraendole il cristallo di mano. Tutti gli Zil guardarono Marlok ed Abyssien chiese che diavolo stesse accadendo. Il rito era già iniziato: il mago lanciò una bolla che rendesse vana qualsiasi fuga o intrusione. Fuori Pilkim, Aerounat e Alishk avevano seguito le raccomandazioni delle Stregasapada e si erano avvicinati con prudenza. Si misero a triangolo attorno alla tenda e grazie alla loro arte magica invocarono la volontà del Drago. Enormi cristalli emersero dal terreno. All'interno della tenda Spada Insanguinata, il cui legame con il Nehantista era forte e la forza di volontà nulla, resistette a Marlok. Gli altri capirono cosa stava succedendo solo quando la bolla magica fu già innalzata, alcuni provarono a fuggire, altri capirono che era vano. Senzavolto si decise ad aiutare la sua migliore amica e si lanciò all'assalto del mago. Abyssien cominciò a comprendere la situazione percependo gli Inviati di Noz'Dingard fuori dalla tenda. Il capo degli Zil era sempre stato molto ricettivo nei confronti della magia e comprese istintivamente cosa stava accadendo.

"Si tratta di un rito di isolamento di Guem. Senzavolto smettila immediatamente."

L'ordine non venne ascoltato. Invece il legame si rafforzò ulteriormente e Senzavolto divenne incontrollabile. Marlok ebbe appena il tempo di lanciare un secondo scudo protettivo. Spada Insanguinata e Senzavoltolo attaccarono con una forza disumana il muro magico.

"Abyssien!" urlò Marlok. "È un Nehantista a controllarla. Ha la sua pietra-cuore."

Un vago ricordo crebbe nelle sua mente, il giorno dell'arrivo dello Sconosciuto. Lui non era presente ma gli avevano riferito la storia. Tutto divenne chiaro: l'assassinio del Profeta, il tradimento di alcuni membri della gilda e la partenza del suo capo... Abyssien si decise ad agire, la magia crepitava dall'ombra delle sue dita. Apparvero due palline nere che una volta toccato terra divennero ombra e poi cilindri che imprigionarono i due posseduti. All'esterno la situazione era rapidamente cambiata. I Maghi stavano per terminare il rito quando il cielo si era oscurato totalmente come se fosse diventata notte. Naya estrasse la spada, imitata dalle altre Stregaspada. Sagome umanoidi comparvero da lontano fino a divenire più chiare. Una dozzina di persone vestite da viaggiatori e da contadini avanzavano su di loro brandendo pugnali, bastoni e forconi.

"Tutto qui?" esclamò Eglantyne "non ci sottovalutate!"

"Sorella, non sottovalutarli. La perfidia del Nehantista non ha limiti." le rispose la sorella che era poco distante.

I posseduti avanzarono nonostante gli Inviati dicessero loro di tornare indietro. Non ci fu altra soluzione che attaccare. Gli aggressori erano resi forti dal potere oscuro che li comandava ma non abbastanza forti per contrastare le guardie del corpo dei maghi. Mentre Anazra stava per uccidere uno degli ultimi rimasti,una figura si lanciò su di lei. Fortunatamente per la giovane donna, Naya la agguantò prima che venisse colpita dalle lame brandite dalla figura. Moira riconobbe immediatamente il nuovo arrivato, Telendar! Il giovanotto era cambiato, il suo volto era ricoperto di oscurità e dalle maniche uscivano grandi lame.

"TU!" urlò Naya; l'assassino del Profeta era innanzi a lei. Lasciò che tutta la rabbia esplodesse in lei mentre le comparvero delle ali di cristallo sulla schiena. Stava per avvenire una battaglia che sarebbe stata incredibile.

All'interno della tenda Abyssien stava dando una mano a tenere a bada i combattenti di Zil sotto l'influenza del Nehantista. Marlok percepì la presenza di qualcosa di potente e misterioso. Il Nehantista era lì.

"Marlok, mio piccolo Marlok. Avevo riposto in te grandi speranze. Mi sarei aspettato che tu ti unissi a me, non vuoi scoprire la Verità?"

Lo Sconosciuto era lì, non lontano da loro, c'erano dozzine di domande che gli passarono per la testa ma l'unica cosa che riuscì a dire fu:

"Torna qui."

"Tu Abyssien, sei deluso dal tuo ritiro?"

Abyssien percepì il potere della persona davanti ai suoi occhi ma occorreva trovare un piano. Difatti il Nehantista stava studiando entrambi i suoi avversari e percepì la presenza di una pietra cuore incontaminata, quella di Abyssien. La pietra cuore del capo degli Zil volò via da una delle tasche del pastrano fino ad andare nelle mani del Nehantista. Immediatamente cominciò a diventare nera. Marlok trasformò la sua mano in una lastra di cristallo e si lanciò sul suo avversario. Abyssien cominciò ad urlare, la sua volontà era aggredita da una forza potente, si sentiva come una mosca schiacciata da uno stivale. Marlok colpì la mano dello Sconosciuto facendogli cadere a terra la pietra-cuore e liberando Abyssien dal potente sortilegio. Il Nehantista scomparve. Fuori dalla tenda la situazione continuava a mutare, sempre in peggio e diventava sempre più difficile proteggere i maghi che stavano eseguendo il rito. Le Stregaspada combattevano mettendo in pratica le loro abilità supportate dalla furia di Naya che ora vestiva un armatura di cristallo ed un elmo a forma di drago. In mezzo al combattimento, non lontano da Telendar comparve il Nehantista. I nemici soverchiavano i difensori ma quest'ultime, incoraggiate dalla presenza del Drago, non arretravano di un centimetro.

"Naya,giusto? Sarai una bella convertita." disse ironicamente lo Sconosciuto.

"Rimangiati le tue parole, Nehantista."

In quel momento le armi delle Stregaspada cominciarono a brillare di una candida luce.

"Noi siamo le guardiane della giustizia e oggi giustizia sarà fatta!" urlò.

Nello stesso istante il rito era terminato. Pilkim, Alishk e Aerouant crollarono a terra esausti, la loro missione era compiuta: i Guerrieri di Zil erano liberi dalla maledizione. Il Nehantista imprecò.

All'interno della cupola Marlok interruppe il legame tra il Nehantista e gli Zil. Restava da attuare solamente l'ultima parte del piano. Immediatamente uscì dalla tenda e vide le Stregaspada fronteggiare e il Nehantista. "Ha in mente qualcosa." pensò proprio nel medesimo istante in cui una forma nera apparve accanto ad Eglantyne. La Stregaspada non ebbe il tempo di reagire e cadde al suolo graffiata da una creatura dalla pelle nera. La battaglia ricominciò e la posta in palio era la sopravvivenza. Marlok lanciò i suoi cristalli a protezione di Eglantyne, Naya usò i suoi poteri e tornò alla carica di Telendar, la cui pelle era bluastra e combatteva come una tigre azzannatrice. Moira ed Anazra crearono una coreografia mortale sotto gli occhi di Marlok. Il Nehantista con i palmi delle mani rivolti verso l'alto evocò una pietra cuore annerita che lo rese invulnerabile agli attacchi.

"Vediamo cosa sapete fare senza l'aiuto del vostro amato Drago."

Lo Sconosciuto liberò tutta la potenza di cui aveva disposizione e creò un cerchio di magia nera che avvolse tutti i presenti. Ma l'effetto che voleva non avvenne, il legame tra gli Invati e il Drago rimase. Marlok restò tanto stupito quanto il Nehantista.

"Sorpreso di quello che è successo?"

La voce era quella di Aerouant che esausto si avvicinò a Marlok.

"Guardate." disse indicando una pietra blu intagliata a forma di testa di Drago. "Questa era la pietra del Profeta,di mio padre."

"Un Guardiano di pietra?" chiese Marlok.

"Esatto." aggiunse il giovane concentrando il suo potere magico verso la pietra.

La pietra tra le mani del giovane mago si sgretolò divenendo polvere, il Nehantista ringhiò:

"Nessun problema, ora che la tua pietra non c'è più, inizierò nuovamente." Aerouant non gli fece terminare la frase e concentrò le sue ultime forze magiche.

"La Cristallomanzia è la nostra specialità, guarda e impara!"

Compose una "T" con le braccia mandando in frantumi la pietra cuore annerita del nehantista. Marlok ne approfittò e scagliò una magia: le sue mani emanavano fulmini e saette. Il Nehantista si difese. Il duello magico che ne scaturì fu incredibile, Marlok attaccava e si difendeva e lo stesso faceva lo Sconosciuto. Nessuno dei due riusciva ad avere la meglio sull'avversario; questo fin quando Naya non intervenne colpendo con la spada di luce la testa del Nehantista. Il nemico cadde in ginocchio.

"Arrenditi!" urlò il comandante in tono minaccioso. "I tuoi servitori sono stati sconfitti. Ormai sei solo."

Lo Sconosciuto guardò i suoi nemici e rise beffardo.

"Era tutto pianificato, siete stati bravi. Oggi però non mi prenderete, come hai ben detto i miei servi sono la mia via d'uscita. Arrivederci!" disse smaterializzandosi, lasciando solamente qualche traccia di sangue sul terreno.

Festività


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L'Imperatore era ancora ammalato, confinato nelle sue stanze nel palazzo di Meragi. La gente pregava che il loro sovrano recuperasse in fretta la salute, per riportarli alla sacra luce. Per le strade si scorgono persone indaffarate nell'allestire una grande festa, non in onore dell'Imperatore ma per festeggiare l'avvento del nuovo anno, il 106° dalla nascita dell'Impero Xzia.

Il mio nome è Kaori, sono incaricato di insegnare i nostri usi e costumi agli stranieri come te; è bene che tu sappia di alcuni di questi. Osserva cosa sta accadendo nelle strade dietro di noi.

Nella piazza principale della capitale, una compagnia teatrale si esibisce davanti ad una grande ed educata folla, rappresentando un opera che narra della gloria di Xzia e della fondazione dell'Impero. Viene raccontato come una storia avventurosa ed epica. Il pubblico applaude stupito da una rappresentazione così bella alla quale non potrebbero assistere in giorni normali; solo i soldati, spesso assoldati da nobili ricchi hanno il privilegio di potersi permettere tali lussi. Si tratta di un occasione per la famiglia reale di mostrarsi gentile con il popolo e l'attuale Imperatore è conosciuto per essere buono e generoso.

Al tramonto la città è illuminata dalla lanterne ed invasa dalla musica. Ovunque c'è gente che si affianca ai musicisti ed ai ballerini. Tutti possono partecipare perché questo pomeriggio non c'è niente che li trattenga e tutte le pene sono annullate. Davanti al palazzo imperiale c'è il classico torneo di Capodanno nel quale i coraggiosi possono mostrare il loro valore. Iro, campione dell'Imperatore arbitra la lotta permettendo alla gente di affrontarsi in battaglie amichevoli con spade di legno. Il vincitore è stato Goshiun, uno sconosciuto venditore d'acqua, che grazie alle sue capacità si è aggiudicato il titolo di campione dell'anno del coniglio.

Nella parte nord della città è stato preparato un grande evento per festeggiare l'arrivo del nuovo anno. La stragrande maggioranza degli abitanti di Xzia è superstiziosa; per questa ragione il "Kamizono", il giardino dedicato agli spiriti, è stato ornato con molte raffigurazioni del coniglio, simbolo dell'anno venturo. Il giardino è situato ai piedi di una collina, alla cui sommità vi è il più importante tempio di Meragi. La tradizione vuole che per arrivare al tempio bisogni passare attraverso il giardino con l'effige dello spirito Kami dell'anno precedente. Una volta saliti, mentre gli occhi di tutto l'Impero sono fissi sul ritratto quest'ultimo viene bruciato cosicché il suo spirito possa abbandonare il suo involucro fisico e tornare nel mondo celeste. Una volta completato avviene la seconda parte del rituale e cioè fare il medesimo cammino partendo dalla sommità della collina fino al Kamizono, questa volta portando l'effige dello spirito del nuovo anno. La strada per il tempio scorre tra diverse file di "Torii", delle porte attraverso le quali gli spiriti passano dal mondo celeste a quello terrestre.

Ci sono molte altre tradizioni osservate dagli abitanti di Xzia ma i vasi di terracotta sono una peculiarità. Durante i due giorni antecedenti al Capodanno, le famiglie di Xzia fanno dei vasi in terracotta. Ognuno scrive i propri desideri in modo che gli spiriti possano leggerli. Questi vasi vengono poi messi davanti all'uscio di casa o nel giardino o nel tempio con del cibo al loro interno. Ogni abitante di Xzia deve scegliere una pietanza adatta allo spirito, per esempio mettere carne è ritenuto offensivo dall'"Usagi No Kami", lo spirito protettore del nuovo anno. Se la pietanza sarà appropriata e lo spirito accetterà il dono allora il desiderio espresso verrà concesso.

Bene, spero che questa panoramica ti sia piaciuta. Ci sono molte altre cose da vedere a Meragi ma ricorda, ci sono molti posti che è consigliato non varcare da soli.

Nonostante il clima gioviale dovuto al periodo di festa dell'Impero gli intrighi e le macchinazioni continuano. Oogoe Kage aveva lavorato bene negli ultimi mesi preparando un colpo di stato che avrebbe elevato il clan dei Corvo ad una posizione importante all'interno del governo. La sua vittima era niente meno che uno dei consiglieri più fidati dell'Imperatore, Gozou Zhan, ministro delle finanze. La notte scese su Meragi. In questa notte ci sarebbero state feste nelle strade. Il signor Gozou, la cui moglie era in viaggio nel nord dell'Impero, si stava intrattenendo con una giovane donna. Non sospettava che questa donna fosse stata pagata da altri per passare la notte con lui. Una cosa è certa, avrebbe ricordato per il resto della vita quello che sarebbe accaduto. Gozou aveva deciso di gustarsi al massimo il piacere carnale ed era pure ubriaco fradicio; non gli era solito comportarsi così ma grazie alle doti della prostituta ed alla quantità di alcool ingerita si era ritrovato perso nel piacere. Gozou russava sotto ad una coperta; si alzò ma cadde a terra, afferrò una borraccia d'acqua e la spruzzò in viso. Sentì un odore ben conosciuto. Si stropicciò gli occhi ed accese una lanterna.

Sangue, ne era ricoperto! Poi qualcuno bussò alla porta.

"Signor Zhan, nel nome dell'Imperatore apra la porta!"

Il poveretto non sapendo cosa fare si diresse all'uscio ed aprì la porta; c'erano cinque soldati Imperiali ad attenderlo.

"Mi dispiace disturbarla signor Zhan, abbiamo udito urla provenire da questa casa."

"Che cosa? Ci deve essere senz'altro un errore." Balbettò.

A causa delle luci nella notte, il giovane capitano poté vedere le vesti imbrattate di sangue; immediatamente sguainò la spada.

"Voi. Andate a a vedere." Ordinò a i suoi uomini.

I soldati, entrati in casa, videro il corpo martoriato della giovane prostituta. Sul pavimento sporco di sangue c'erano diverse bottiglie d'alcool, non lontano dal letto era sfoderata una katana. Il povero signor Zhan non capì che fosse successo ma ciò nonostante venne portato in prigione con l'accusa di omicidio.

All'esterno un ombra scivolò in vicolo privo di luce. Oogoe, avvolto in un mantello piumato attendeva.

"Karasu? Hai finito? Hai servito il Corvo in maniera adeguata?"

"Sì, o mio importante cugino, tutto è andato secondo i piani. Nessuno si accorgerà di nulla."

"Beh il capitano avrà la sua ricompensa. Adesso devo controllare che nessuno si accorga di questa macchinazione."

"Nell'arco di una settimana ci sarà il nuovo ministro delle finanze dell'Imperatore."

"Quest'anno sarà sotto il simbolo del Corvo non del coniglio. Che la festa abbia inizio." Disse sarcasticamente Oogoe.


Trattato di Pace


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La calma era tornata nel campo dei Guerrieri di Zil. Il Nehantista era fuggito oppure si era ritirato, come immaginava Marlok. Liberati dal giogo del mago nero, i membri della gilda di Abyssien si risvegliavano dal torpore in cui erano piombati. Allo stesso modo gli Inviati si stavano riprendendo dallo scontro, Eglantyne era stata ferita da un colpo a tradimento e Aerounant aveva speso molto del suo potere magico. La battaglia era finita ma questo era solo il primo assaggio, il futuro avrebbe portato molti altri di questi combattimenti ed Abyssien lo sapeva.

Al tramonto la tenda nera e viola si riemì per discutere di ciò che era accaduto e di ciò che sarebbe successo in futuro.

"Questo Nehantista non si fermerà, Abyssien tu lo sai meglio di chiunque altro." disse Marlok mettendo la mano di cristallo sulla spalla del capo degli Zil.

Intorno ai due maghi erano radunati gli Zil e gli Inviati, entrambi gli schieramenti approfittarono di questo breve momento di pace.

"Sì, quello che più mi angoscia è che ha ancora le Pietre-Cuore dei miei Zil, quindi potrebbero ricadere sotto al suo influsso se il Nehantista trovasse il modo di contrastare il rituale con cui sono stato liberati."

Gli Zil erano molto preoccupati. Al momento la loro volontà era libera ma ben presto avrebbero potuto essere nuovamente controllati. Il ricordo di ciò che avevano compiuto sotto il controllo del Nehantista era radicato nella loro mente. SpadaInsanguinata che era tra le braccia di Senzavolto, esanime, osservava i due maghi con gli occhi colmi di tristezza.

Aerouant dopo essersi ripreso disse: "Esiste un rituale per recuperare le Pietra-Cuore."

Tutti guardarono allibiti il giovane. Perché mai avrebbe dovuto aiutare coloro che avevano contribuito ad assassinare il padre, seppure senza volerlo?

"Mio padre aveva sviluppato questo rituale ma non è mai stato testato in pratica."

Marlok guardò stupito il ragazzo, grattandosi il mento.

"Pensi di farcela Aerouant?" chiese.

"Con l'aiuto dei maghi qui presenti possiamo provarci. Ho bisogno di un po' di tempo e dell'autorizzazione dei Compendium."

"La chiedo io mentre tu ti prepari."

Ore dopo, verso la fine della notte, gli Inviati di Noz Dingard avevano fatto i preparativi per il rituale ed erano pronti ad iniziare. Per l'occasione e per via dell'importante flusso di magia che sarebbe stato scaturito si era deciso di procedere fuori dalla tenda. Aerouant si era levato alcuni pezzi di armatura, interamente di cristallo, per restare in indumenti più pratici. I Guerrieri di Zil la cui pietra-cuore era in mano al Nehantista furono messi all'interno di un grande cerchio. Marlok aveva sostenuto il figlio del Profeta per ottenere il permesso di praticare tale rituale e ciò aveva risolto la questione. Il mago mise i suoi cristalli blu per lanciare un incantesimo di protezione, lo scudo magico non avrebbe permesso a nessuno di interferire. Abyssien incoraggiò i suoi compagni ad avere fiducia nella magia del Drago. Anche lui avrebbe partecipato a questo esperimento.

Il rituale incominciò.

Aerouant materializzò un cristallo facendolo comparire all'interno del cerchio, poi incanalò la magia di ogni mago presente trasformando il cristallo in una pietra magica pulsante. Poi attaccò un filo magico che scaturiva dal suo corpo ad ogni Zil, uno per uno. Una volta fatto si mise sotto alla pietra. Abyssien naturalmente afferrò il funzionamento della magia. Secondo lui il cristallo serviva ad Aerouant come una sorta di antenna con la quale poter vedere la pietra-cuore di ogni persona che era connessa a lui. Poi gradualmente il giovane mago assorbì energia dal cristallo. Una forte energia gli fluiva nelle vene e gli faceva emanare una grande aura magica. Aerouant lottò per mantenere il flusso di energia senza esserne consumato. Il rituale sarebbe stato impossibile per chiunque, ma Marlok aveva visto in questo discendente del Drago delle capacità incredibili. Ora Aerouant incanalò le sue conoscenze della cristallomachia per far comparire le pietre-cuore sottratte, una per una; usò tutta la sua magia per strappare le pietra-cuore dalle mani del Nehantista. Il Nehantista lottò per mantenere il controllo delle pietre ma il rituale creato dal Profeta e la magia draconica ebbero il sopravvento. Aerouant invitò Marlok all'interno del cerchio e creò con le sue ultime forze un piccolo cristallo. Poco prima di svenire chiese a Marlok di mettere a posto i legami tra le pietre-cuore e i legittimi proprietari. Marlok lo eseguì immediatamente. Gli Inviati di NozDingard, esausti, chiesero un posto in cui riposare per la notte. Il giorno seguente Abyssien ringraziò dal profondo del cuore gli Inviati ed offrì ad Aerouant la pace tra le due gilde.

Giunse il momento del ritorno a casa dei Draconiani. Marlok era stato invitato a prendere parte al ballo dei cortigiani a Castel Draken.

Pochi giorni dopo, finito l'ultimatum dato da Ishaïa, venne liberato Salem; Abyssien era all'aria aperta a chiacchierare con il nuovo arrivato.

"Ho pensato molto agli ultimi avvenimenti e penso che uno dei nostri ci abbia tradito e venduta al Nehantista."

"qUeSto è PoSsIbiLe." rispose Salem annuendo come una bambola.

Abyssien si immerse nei meandri della sua memoria. Trent'anni prima, quando era molto giovane, fu apprendista di un mago in un regno a nord-ovest della terra di Guem, nella terra Oryfort. La sua abilità di comprendere la magia aveva attirato l'attenzione di una persona che si era rivelata essere seguace di Nehant. Tutto ciò gli era sembrato molto allettante, d'altronde era solo un giovane sconosciuto. Lentamente apprese i rudimenti della magia di Nehant e stava divenendo apprendista del Nehantista ma ben presto si accorse che tale magia non era quella che voleva apprendere. A lui interessava apprendere la magia dell'Ombra ma non in quel modo. Intervenne Zil a salvarlo e prendendolo sotto alla sua ala protettrice, lo formò insegnandoli la vera magia ombra. Per Zil l'utilizzo dei sortilegi ombra permette di fare molte cose ma non dovrebbe mai portare alla sottomissione di altri. Il giovane Abyssien divenne parte dei guerrieri di Zil ed a venticinque anni ne divenne il capo.

"Zil, dovrò tirarlo fuori."

"sE è NecEsSaRiO, C'è UnA pArTe Di tE cOmE dI mE cHe È dI aRtReZil."

Abyssien si accucciò guardando la sua stessa ombra.

"Mio vecchio amico, vi ho divorato tanto tempo fa ed ora è il momento che vi liberi; è necessario dare la caccia al nostro compagno che ci ha venduto."

Detto questo il mago delle ombre cominciò a vomitare una sostanza nera dalla forma vagamente umanoide. Quando Abyssien finì, il suo corpo era diverso, come se avesse perso molto peso. Salem applaudì con soddisfazione.

"Tu sei la connessione a tutto. Ho mangiato diverse ombre dei Guerrieri. Guidaci verso il traditore."

L'uomo ombra si inchinò, si voltò con calma e cominciò ad analizzare i Guerriei di Zil presenti; c'è ne erano molti ma, ovviamente, molti altri non erano presenti. Finalmente si fermò, mise le mani su Abyssien e Salem e si unì nelle loro ombre. Ritornò sotto forma di ombra di un altra persona portando con se il legittimo proprietario di quell'ombra. Abyssien lo riconobbe immediatamente, era Maschera di Ferro, era logico. Lui era quello più assente alle riunioni di gilda, spesso occupato a viaggiare per il mondo per portare avanti relazioni diplomatiche.

"Tu!" disse Abyssien con rabbia.

"Maestro Abyssien, posso fare qualcosa per Lei?"

Salem arrivò zoppicando e tagliò il campanellino dal mantello del nuovo arrivato, quest'ultimo cadde a terra senza emettere alcun rumore.

"tU nOn sEi pIù uNo dEi mIeI gUeRrIeRi. hAi tRaDiTo lA fIdUcIa dEl tUo cApO."

Quando viene reclutato un nuovo membro nella gilda Zil, il capo dona un campanello che dimostra che tale persona si è impegnata a servire la gilda. Il diplomatico sorpreso sospirò, la sua espressione era però celata dietro alla maschera.

"In questo caso non sono più costretto a far finta di nulla."

In un batter d'occhio scomparve allo stesso modo del Nehantista con Marlok.

"Lo troveremo, ho divorato la sua ombra." disse con fermezza Abyssien.

"aMiCo mIo, È nEhAnT iL pRopRiETArIo DeLlA sUa oMbRa."

Reggenza


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La vecchia servitrice correva a perdifiato per gli stretti corridoi del palazzo imperiale tenendo in una mano un lembo del kimono in modo da non cadere.

Senza più fiato arrivò ad una porta cadendo in ginocchio;si chinò come tradizione voleva.

"Eiji-Sama. Sei richiesto con urgenza"

Dall'altra parte della porta, Eiji Kakiji divenne frenetico per via de tono allarmato della serva.

Seduto dietro al suo tavolino, il dottore lasciò cadere il pennello e si alzò bruscamente. Non era elastico come in gioventù ma il passare degli anni era stato gentile con lui; trotterellò fino alla porta e l'aprì con un gesto secco.

"Che succede?"

La donna alzò gli occhi, lacrime solcavano il suo viso distrutto dal dolore

"L'Imperatore! Lui..lui è..."

La donna crollò.

Eiji guardò ad entrambi i lati del corridoio e poi con forza afferrò il braccio dell'anziana signora.

"Adesso basta lacrime. Muoviamoci"

Eiji Kaiji era da sempre il medico dell'Imperatore; dal giorno in cui era nato dal grembo dell'Imperatrice Saisho si era sempre preso cura di lui. Quandi apparve la malattia venne immediatamente allontanato per via del fatto che non fosse stato in grado di trovare una cura, ciononostante lui rimase l'unico che potesse fare diagnosi.

Passarono pochi istanti e furono davanti alla camera imperiale, la quale come voleva la tradizione, era sorvegliata da due ufficiali.

Uno di loro, appena giunto, era l'intrigante Asajiro, il quale avendo notato la celebre personalità appena giunta si inchinò facendolo entrare.

"Sei atteso" disse buttando un occhio all'interno della stanza Iro, Campione dell'Imperatore era inginocchiato davanti al letto a baldacchino,poi vedendo la persona appena entrata si alzò, sperando finalmente di avere risposte.

Alcuni tra i medici dell'Imperatore, presenti nella stanza, bisbigliavano sottovoce denigrando il collega appena venuto.

Eiji avanzò verso l'Imperatore: sembrava tranquillo, aveva gli occhi chiusi.

Decise di esaminarlo. Ben presto si sentì sollevato, l'Imperatore non aveva ancora raggiunto i suoi illustrissimi antenati ma era caduto in un sonno molto profondo.Il polso era regolare ma debole.

Dopo vari tentativi di svegliare l'Imperatore, il medico scosse la testa in direzione di Iro.

"Tutti fuori" ringhiò il Campione solitamente molto calmo

Di fronte alla rabbia del figlio del Signore Imperiale tutti i presenti alzarono i tacchi, rimase solamente Eiji.

Iro andò alla porta e sussurrò alcune parole ad Asajiro.

"Non permettere a nessuno di entrare"

"Lo farò a costo della mia vita"

Asajiro era innanzi alla porta, la sua lancia ghermita era equivalente ad un divieto assoluto di entrare.

"Kaiji Sama, L'Imperatore morirà?"

"Non credo ma le sue condizioni sono estremamente critiche. Il suo corpo è ancora animato dalla fiamma della vita ma la sua mente sembra già essere andata oltre"

"Quindi il gioco è fatto?è dunque questa la fine del suo regno?"

"No, lui sta ancora respirando ma quando avvengono fatti del genere la legge parla chiara"

"Lo so, deve essere attuata una reggenza. Dato il momento attuale non so se questo sarà di buon auspicio per l'impero. Devo far ordine in tutto questo. Farò in modo che voi stiate al capezzale dell'Imperatore, metterò alcuni Kotoba di guardia."

"Saggia decisione, Campione"

Iro lasciò la stanza, diede un ordine ad Asajiro e tornò a casa; la casa di famiglia non era molto distante dal palazzo imperiale.

La casa era di grande dimensioni e si trovava nel mezzo di uno splendido giardino curato alla perfezione.

Attualmente ci viveva solo Ayako, la più giovane della famiglia, con il nono Henshin il quale aveva istruito Gakyusha.

La ragazzina aveva appena iniziato una lezione di magia riguardante l'acqua dello stagno,Henshin le rivolgeva preziosi consigli al fine i migliorare i suoi poteri.

Il vecchio vide Iro tornare a casa con l'aria afflitta

"Ayako, continua senza di me e pensa che l'acqua è un materiale vivo" Trovò Iro nella stanza di suo padre, impegnato nella ricerca di materiale su cui scrivere.

"Sembri preoccupato Iro, posso aiutarti?"

"Grazie Jii san ma devo scrivere a mio padre in modo di far arrivare dei Kotoba. Gravi avvenimenti stanno per accadere nell'Impero"

"Cose gravi?Di che genere?"

Il giovane duellante aveva sempre considerato l'Imperatore come uno zio benevolo, vederlo in quello stato e pensare alla reggenza gli faceva male.

"Le cose stanno per cambiare, L'imperatore non è in grado di governare e verrà sostituito da una reggenza che darà vita a persone che non dovrebbero avere accesso al potere"

"Capisco"

Il vecchio lasciò Iro a quando aveva da fare. Quest'ultimo incominciò a scrivere una lettera quando sentì il nonno chiamarlo.

Perplesso, andò a vedere quando stava succedendo.

Henshin era inginocchiato al centro della stanza e un dettaglio catturò l'attenzione di Iro, il nonno indossava una gemma magatama, un ciondolo a forma di lacrima.

Vicino, per terra, aveva un rotolo di pergamena sigillato dal timbro imperiale.

"Io sono lo Shi-Ze dell'Imperatore in persona. Mi è stato affidato questo ruolo in modo che potessi cederlo a te insieme a questo messaggio quando il tempo fosse giunto."

Il giovane uomo si sedette di fronte a suo nonno, era sorpreso ed incuriosito dal contenuto del messaggio.

"Iro, sei una delle persone in cui l'Imperatore ha riposto fiducia. Questo rotolo simboleggia la speranza che tu non veda l'impero cadere nelle mani sbagliate. Stai attento da coloro che sono saliti troppo in alto. I Kotoba, oggi più che mai, rappresentano un modo ideale di agire in nome dell'Imperatore. Non dimenticare mai che i Kotoba sono L'imperatore e lui solo, una sentenza non avrà mai potere su di essi.

Sii forte e non vacillare mai, tu sei il futuro dell'impero"

Henshin consegnò il rotolo ad Iro che onorato lo accettò. "Questo rotolo deve essere letto davanti al consiglio imperiale.

Affrettati, non deve essere perso tempo.

Iro rinvigorito dal messaggio dell'Imperatore si diresse immediatamente a palazzo; prima però salutò la sorella, era cresciuta tanto negli utlimi tempi, per non parlare di quanto si fossero sviluppate le sue abilità magiche.sicuramente merita un posto all'interno dei Kotoba.

Da anni non si vedevano così tante persone all'interno della Grande Camera del Consiglio.

Tutti i ministri e i consiglieri imperiali erano seduti in cerchio, ognuno sul proprio confortevole cuscino di seta.

Oogoe e Daijin stavano guardando i loro avversari quano iniziò la lotta per il potere. Il Corvo sapeva che stava per vincere questa guerra e il suo silenzio rendeva nervosi molti dei presenti. Oogoe si alzò e si diresse all'interno del cerchio, con la sua solita nonchalance.

"Le leggi sono necessarie in questi casi, onorevoli servi dell'Imperatore.Non avendo il Celeste Augur alcun discendente deve essere nominato un reggente da coloro che ne hanno il diritto. Anche se ho molto rispetto per Lei, Azuki Sama, io credo che Daijin sia più indicato di lei per guidare l'Impero"

La reazione fu immediata.

I sostenitori del primo ministro Azuki fecero sentire la loro voce protestando.

Oogoe si sedette con in volto un espressione compiaciuta, gli piaceva il come stessero andando le cose, amava instillare il dubbio nei cuori degli altri.

Era il turno di Daijin a parlare. Il corvo conosceva i suoi avversari e sapeva bene che a questo punto tutto girava a suo favore. Si alzò, aiutato da Karasu.

"Bene bene, si faccia pace, ricordatevi che l'Imperatore nel suo sonno ci vede e giudica tutti. Akizuki-dono tu sei responsabile della decisione da prendere"

Il primo ministro chinò il capo, vergognandosi di non aver previsto la mossa dell'avversario.

"Deve essere nominato un reggente"

In quel momento Iro entrò con gran fragore nella stanza. I sostenitore del Corvo protestarono per questa intrusione del Campione dell'Imperatore ma quest'ultimo si limitò a rispondere con un occhiata torva. Le proteste si spensero immediatamente.

"Campione cosa porti al Consiglio?" chiese Oogoe

"Questo" rispose consegnando il rotolo ad Akizuki " è destinato al Consiglio Imperiale"

Il Ministro accettò il libro e quindi lo aprì. Era autenticato in modo che apparisse ufficialmente scritto dal pugno dell'Imperatore.

Il ministro si alzò e cominciò a leggere a voce alta.

"Questi sono i desideri dell'Imperatore" disse con con voce tremante "Anche se non siamo più accompagnati da un dio terreno è nostro dovere mantere l'unità che i nostri antenati ci hanno lasciato. Noi non vogliamo che quest'unità si infranga e la legge dice che deve essere fatto un reggente mentre ci si prepara alla venuta di un nuovo Imperatore.

Abbiamo deciso che se deve esserci un reggente dovrà venire dagli Tsoutai.

Solo loro hanno la capacità necessaria di ristabilire l'ordine all'interno del caos dovuto alla Mia assenza, solo loro possono ristabilire l'equilibrio Questa è la volontà dell'Imperatore"

Il chiacchiericcio ricominciò immediatamente perché molti pensavano fosse ingiusto dal momento che non c'erano altri candidati all'infuori di Daijin o Akizuki.

Il Corvo sussurrò qualcosa all'orecchio di Oogoe.

"Calma, ricomponetevi!" disse il primo ministro " la volontà dell'Imperatore deve essere rispettata. Nella mia veste di Presidente del Consiglio chiedo al Campione di essere garante di essa."

"Sono d'accordo, chi va contro tale volontà incontrerà la mia spada" rispose Iro

Oogoe intervenne "Il Clan del Corvo intende avere solamente il miglior candidato possibile"

Akizuki non fu sedotto da tali parole, probabilmente c'era uno sporco trucco dietro all'eleganza della frase ma il Corvo era potente e un rifiuto sarebbe stato preso come un grave insulto.

"Così sia. Darò tempo al Corvo per nominare il reggente"

Akizuki non poteva sopsettare che Daijin sapeva esattamente chi nominare. La riunione venne rinviata.

Nelle casa del Corvo, Daijin confabulava con Karasu e Oogoe

"Questa è una storia che potreste aver già sentito. Molto tempo fa c'era un corvo che aveva ricevuto la chiamata dei Cercafalla e divenne Tsoutai. A quel tempo, lui mi chiese di non fare più parte ufficialmente del Clan e di lasciargli percorrere la sua strada. Io accettai ad una condizione, se un giorno avessimo avuto bisogno, lui sarebbe dovuto tornare"

"Ebbene signore, questa persona è in grado di assumere la reggenza dell'impero?" chiese Oogoe

"Lo è, preparerò gli editti ufficiale dell'impero per l'appuntamento. Manderò entrambi a chi di competenza"

"Signore Daijin, dove lo mandiamo?"

"Al tempio Yafujima"

Nessuno di loro conosceva questo posto ma presto avrebbero rimediato a questa ignoranza perché il giorno successivo erano sulla via per andare al tempio.

Gli era stato già detto il nome del corvo-tsoutai, il qual nome non era per nulla sconosciuto.

Karasu era infuriato, approfittò del cammino per inveire contro l'Imperatore che aveva avuto l'ardire di fare di Daijin il capo, inveì contro quel dannatissimo tsoutai che nulla sapeva di politica e della vita in Meragi.

Raggiunsero il tempio al tramonto e vennero ricevuti dal capo di esso, l'uomo che oltre tutto sarebbe divenuto presto il futuro sovrano. Toran chiese cosa volessero da lui due membri del Corvo.

"Grazie per averci ricevuto Toran-sama" iniziò Oogoe

"Non c'è bisogno di ringraziarmi, le porte di questo tempio sono sempre aperte a chi è alla ricerca di pace e tranquillità"

"Sono allietato dal sentirti parlare di pace perchè è proprio per questo che siamo venuti da te"

Il giovane cortigiano depose la lettera del consiglio imperiale sul tavolino di legno che aveva innanzi. "Questo è per te. Prima che tu lo legga e possa rifiutare, Daijin auspica che tu ricordi chi veramente sei"

Toran socchiuse gli occhi e suoi tatuaggi cominciarono a muoversi "Ti ringrazio Oogoe per avermi fatto pensare alla mia condizione, io so bene chi sono e dove appartengo, ti consiglio di riflettere su te stesso"

Oogoe mostrò un viso pietrificato con una smorfia sarcastica, ben sapendo di aver fatto centro.

Aku, che ora era apprendista di Toran spiava la scena e nonostante la sua discrezione venne notato da Karasu.

Quest'ultimo si alzò, si inchinò al vecchio tsoutai e si diresse a dare una lezione di buone maniere al giovane e sfacciato tsoutai.

Dopo due o tre letture Toran si arrese. Era stato nominato reggente dell'impero di Xzia, lui che aveva passato gran parte della sua vita in giro per il mondo a perfezionare la sua arte.

"Capisco come ti senti, Toran-Sama, solo tu puoi decidere"

"Ci sono altri Tsoutai, persone ben più sagge di me"

"Sì ma non fanno parte del Corvo. Sarebbe un peccato se si facesse un dispiacere a Daijin-sama in un momento in cui l'impero è debole e rischia di collassare"

"Riconosco le parole di coloro che sono nati. Accetto l'incarico affidatomi, quando devo partire alla volta di Meragi?"

"Il prima possibile"

Karasu spinse fuori Aku

"Giochiamo a fare le spie?" sputò Karasu

"Volevo solo assicurarmi che non accadesse nulla di male al mio maestro" rispose nervosamente Aku

"Ti tolgo la voglia di fare lo spione"

Karasu spinse Aku facendolo crollare violentemente a terra. Intorno,nonostante l'ora tarda ci sono alcuni tsoutai presenti. La loro filosofia di vita è non rispondere mai alla violenza con altra violenza perciò chiesero educatamente di smetterla.

Karasu fece orecchie di mercante.

Aku non poteva replicare perché Toran gli aveva severamente proibito usare la violenza nel suo fragile stato psicologico, avrebbe dovuto padroneggiare l'arte dello tsoutai da guerra solo con il suo cercafalla, Akujin.

La giovane Hime come gli altri non aveva visto la ragione di tale attacco, decise di intervenire.

"Corvo, se cerchi qualcuno con cui confrontarti io sono qui"

Il suo cercafalla, un maestoso airone blu, apparve al suo fianco sbattendo il becco sulla faccia di Karasu.

"La prossima volta magari, mi piacerebbe affrontare una combattente come te.Ora ho di meglio da fare"

In quel momento sopraggiunsero Oogoe e Toran a placare le ostilità

"Hime riunisci la nostra comunità, ho qualcosa da dirvi" chiese Toran

Pochi minuti dopo gli Tsoutai erano riuniti nel cortile del tempio, domandandosi quale sarebbe stato il futuro del loro maestro.

"L'impero è ad un bivio. L'Imperatore è nel sonno senza risveglio ed è stato nominato un reggente. Ora ho scoperto di essere io quel reggente; L'imperatore pensa che solo uno Tsoutai possa essere in grado di porre fine alle divisioni interne pertanto ho deciso umilmente di accettare l'incarico."

Ognuno aveva la sua opinione in merito, molti pensarono che l'imperatore avesse fatto una saggia scelta.

"Sono appena tornato da voi che già devo ripartire alla volta di Meragi.Mi affido alla guida venerabile del tempio Zaoryu. Partirò domattina"

Hime ed Aku erano preoccupati per il loro futuro ma Toran andò verso di loro spiegando che i due sarebbero venuti a Meragi con lui ed avrebbero continuato la loro preparazione presso il tempio Komaki, più piccolo e modesta di Yafujima.

Toran non era abituato al lusso.

Era sì nato in una famiglia benestante ma se ne era allontanato presto. La stanza in cui si trovava era paragonabile solamente a quella di ricchi proprietari terrieri.

Intorno a lui i servitori erano indaffarati.

Si stava rendendo presentabile prima che il Consiglio lo nominasse ufficialmente reggente, ma non avrebbe rinunciato ai suoi abiti Tsoutai. L'impero aveva bisogno di lui e la situazione era delicata.

Da un lato era necessario mantenere coeso l'Impero dall'altro doveva affrontare liti politiche e i tranelli del Corvo.

Aveva sempre lottato per mantenere nel suo cuore le origini del Clan.

Una volta pronto venne portato nella sala del consiglio, ministri e consiglieri si inchinarono al vecchio e imbarazzato tsoutai.

"Nel giorno in cui mi fate reggente tenete a mente una cosa, l'Imperatore non è morto, lui tornerà"

Sì l'Imperatore sarebbe tornato perchèToran avrebbe fatto in modo che venisse fatta luce sul mare che lo aveva colpito

Cosa porterà il futuro a Toran e all'impero di Xzia?

Sulle tracce del Mangiapietra (è il cap. 12)


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Anryéna, Sevylath e il Re Tuonante erano improvvisamente spariti davanti agli occhi sbalorditi dell'Intrappolato e dei suoi compagni. Fu un'azione così fulminea che rimasero impietriti per qualche secondo, prima di riprendersi. Ergue esaminò il suolo e la sua struttura per verificare se ci fosse qualcosa di “anormale”.

“Ecco, ecco perché non mi piace la magia! È troppo imprevedibile! E adesso, sì che va tutto bene!” Ergue si era abbastanza innervosito per la situazione. Gli sarebbe piaciuto sapere esattamente chi era quel personaggio e in più avere una ricompensa dopo che la battaglia si era conclusa.

“Ergue, se è successo ci sarà una ragione. Ora faremmo meglio ad andare, perciò mettiamoci in cammino,” ordinò L'Intrappolato dopo un breve giro del tempio.

Occhio di gemma non se lo fece ripetere due volte e fu la prima ad uscire dal tempio, che salutò inserendolo nella categoria “luogo nel quale non rimettere più piede”. Ma fu proprio quello il principio di un crollo morale del gruppo: fino a quel momento erano stati animati dallo spirito della loro missione, ma alcuni giorni dopo la sparizione di Anryéna i primi dubbi iniziarono a prendere forma. Percorsero i Confini senza una giusta direzione da seguire e senza avere la benché minima idea di che faccia avesse questo famigerato Mangiapietra che stavano cercando in vano. Un giorno Malyss non resistette più e sbottò:

“Di fatto, Intrappolato, non sai un bel niente e ci stai facendo girare a vuoto per evitare che ritorni nella tua prigione! Ci hai solamente usati!”

Il Daïs inclinò la testa, seccato dalla sfiducia dimostrata verso di lui e verso la validità della loro missione.

“Corvo, ti sei forse dimenticato che le terre di Guem sono in pericolo? Le foreste ancestrali degli Eltarite sono minacciate e la nostra unica speranza è quella di incontrare il Mangiapietra,” rispose l'Intrappolato.

Il livello di tensione aumentò rapidamente. Ergue e Occhio di gemma non erano affatto abili in campo diplomatico e la situazione precipitò. Fu un viaggiatore come loro che interruppe le ostilità: un giovane che aveva seguito le tracce del gruppo, si avvicinò. Era vestito in modo strano. Appena vide il piccolo gruppo, si fermò sul ciglio della strada, a pochi passi da loro, e si sedette per riprendersi e mangiare qualcosa, senza curarsi più di tanto dei viaggiatori. L'Intrappolato si avvicinò al giovane, che lo salutò con un sorriso amichevole.

“Mi dispiace disturbarla, ma devo ammettere che ci siamo persi.”

“Salve Daïs. Ho ascoltato la vostra discussione.”

“Sa cosa sono?”

“Ci sono molti della sua razza all'interno dei Confini. Si vede che non conosce molto bene questa parte del mondo. Ed è evidente, dato il fatto che vi siete persi.”

Il giovane rovistò nella sua borsa e tirò fuori una pergamena abbastanza spessa. Dispiegò la tela con attenzione e su di essa apparve una mappa, disegnata in modo grossolano.

“Noi siamo qui,” puntualizzò, appoggiando l'indice sulla mappa.

“Ci sono più tragitti che portano a diversi piccoli villaggi. Il più vicino è a qualche giorno di marcia da qui. Potreste iniziare la vostra ricerca da lì. Tenetela,” disse il giovane, porgendo la pergamena verso il suo interlocutore, “ve la lascio in dono.”

L'Intrappolato tornò dai suoi compagni e li mise al corrente della scoperta di quella mappa.

“Andiamo!” suggerì Occhio di gemma, rincuorata dal fatto che ci fosse un villaggio nelle vicinanze.

“No!” ribatté innervosito Malyss. “Andiamo verso un'altra direzione. Più individui sanno della nostra presenza e più rischiamo di incappare in qualche guaio.”

“Da dovunque venga, non sappiamo niente su di lui,” aggiunse sospettoso Ergue, riferendosi al giovane viaggiatore.

Lo Zil afferrò la mappa e cercò di decifrarne i simboli inscritti, senza successo. A quel puntò la discussione si riaccese, davanti allo sguardo incredulo del giovane. Arrivati al calar della sera, i viaggiatori non erano ancora riusciti a prendere nessuna decisione e così si sistemarono per passare lì la notte, con un'atmosfera del tutto cupa. L'Intrappolato invitò il giovane straniero ad unirsi a loro; dopo tutto era solo e faceva meglio ad approfittare della loro compagnia, sebbene non fosse delle più gradevoli in quel momento. Per il gruppo poteva anche essere un'occasione per scoprire qualcosa in più sui Confini.

“Grazie per avermi accolto tra di voi,” disse il giovane. “È certamente più bello condividere con qualcuno le proprie serate, ed è molto difficile incrociare qualcuno su queste strade.”

Il peregrino gettò delle strane noci nel fuoco prima di riprendere.

“Gli abitanti delle terre di Guem non hanno la minima idea di cosa sono i Confini, né sanno dove si trovano. Questo però forse non vi interessa; non voglio annoiarvi con i miei racconti.”

Il giovane fece un piccolo segno con la mano e le noci che si stavano scaldando nel fuoco iniziarono a fluttuare nell'aria, per poi finire davanti a lui. Le sgusciò con difficoltà perché erano bollenti e poi ne mangiò il contenuto. Curiosi come bambini, Ergue e Occhio di gemma chiesero al giovane se ne avesse delle altre; lui gliene diede alcune, poi si arrotolò in un mantello.

“Qual è il suo nome?” chiese l'Intrappolato.

“Ciramor,” rispose lui, sbadigliando. “Buonanotte Intrappolato.”

“Aspetti!” si affrettò Malyss. “Ci deve parlare dei Confini.”

“Un'altra volta, ora sono stanco. Porti pazienza.”

Il Corvo borbottò per qualche istante e poi andò a fare un giro; quella non fu di certo la sua giornata. Confuso e insoddisfatto, Malyss escogitò in fretta un piano - non ci dimentichiamo che era pur sempre un membro del clan del Corvo. Anche Ergue, che era abbastanza sospettoso, si unì al mago e insieme iniziarono a tramare.

“Credi che ci stia nascondendo qualcosa, Malyss?”

“Ne sono certo. Questi luoghi mi innervosiscono e credo che quel giovane non sia un semplice viaggiatore. In ogni caso, mi sembra che conosca bene il posto, ma se ci indica la strada sbagliata?”

“Non aggiungete altro!” Occhio di gemma interruppe la conversazione.

“ Non avete niente di meglio da fare che stare qui a complottare? Non è altro che un viaggiatore e domani ci dirà qualcosa in più. Ora andiamo a dormire. Siamo ben lontani dalla meta di questa missione.”

Malyss ed Ergue non aprirono più bocca, ma il dissenso all'interno del gruppo aumentava celatamente ad ogni istante. All'alba del giorno seguente il sole penetrava attraverso le nuvole e i suoi raggi colpivano i cristalli disseminati sulla moltitudine delle isole dei Confini. Intanto che Malyss, Ergue e Occhio di gemma stavano ancora dormendo, l'Intrappolato approfittò di quel momento di pace per parlare con il nuovo compagno. Essendosi svegliato molto presto, il Daïs fece uso dei suoi poteri magici per divinare sulla natura di Ciramor. E il risultato fu sorprendente: ne rilevò una magia molto potente.

“Già sapeva dove eravamo, vero?” chiese l'Intrappolato.

“A dire il vero sì,” rispose il giovane al risveglio. “Ho avvertito la vostra presenza nei Confini dal momento in cui siete arrivati.”

“E allora chi è lei? Dobbiamo avere paura di qualcosa?”

Ciramor rise.

“No, no! Io sono realmente un viaggiatore e speravo di trovare altre persone, così da non dover vagare da solo per queste terre.”

‘Non mi sta dicendo tutto,' pensò L'Intrappolato. ‘Se le parole non bastano per fargli aprire bocca, allora passerò ai fatti.' Con grande rapidità il Daïs sfoderò il suo pugnale e si mise in guardia. Ciramor balzò in piedi e alzò le mani in segno di pace:

“Le prometto che non vi farò del male! Se avessi voluto farvene, sareste morti durante la notte.”

“Forse non sta cercando di ucciderci, ma vuole qualcosa di più.”

Ciramor si girò in modo da avere il sole alle spalle e l'Intrappolato fu accecato, intanto che la magia del suo avversario prese vita: i suoi vestiti si trasformarono, una maschera apparve sul suo volto. Poi lanciò un sortilegio che paralizzò il Daïs, prima che riuscisse ad avere tempo per reagire.

“Ora che non può fare più del male a nessuno, deve sapere che io…”

Fu interrotto da Malyss che lo attaccò senza preavviso. Iniziò un faccia a faccia. Ciramor tentò di fare capire al Corvo che lo aveva fatto solo per proteggersi, ma non riuscì a convincerlo. Malyss fece appello a tutta la sua magia. Il duello però non durò molto: il Corvo diede sfogo a tutta la sua frustrazione a la sua rabbia, ma Ciramor si rivelò un avversario temibile, in quanto la sua magia non era la stessa utilizzata nelle terre di Guem. Tornò ad apparire come un giovane; la maschera scomparve. Piantò il suo bastone a terra, poi, con un agile gesto, aprì un librò che apparve dal nulla. Malyss ne approfittò per giocare le sue ultime carte e lanciò i sortilegi più oscuri delle arti del Corvo. Il bastone di Ciramor, però, lo protesse e nulla accadde. Infine, dopo aver letto qualche riga, il viaggiatore richiuse il libro, mettendo fine al duello, perché in quell'istante Malyss perse la voglia di scontrarsi con Ciramor: tutta la sua rabbia e la sua confusione si erano volatilizzate dal suo animo. L'Intrappolato fu di nuovo libero e anche lui non aveva più lo spirito per confrontarsi con il mago. Quest'ultimo recuperò il bastone, sospirando frustrato.

“Vi darò delle risposte,” disse Ciramor. “Ma prima dovete sapere che per trovare il Mangiapietra avrete l'obbligo di essere solidali e formare un gruppo unito; senza questo non potrete arrivarci. Sediamoci e parliamo. Ho ancora qualche noce di Zyx che mi sembrano piacervi.”

Prima di prendere posto intorno al fuoco, Ciramor vi ci gettò alcune di quelle noci; poi iniziò la sua storia.

“Tempo fa questa parte del mondo era molto simile alle terre da dove venite. Ma degli uomini venuti in nome di una divinità sconosciuta ci attaccarono e di lì a poco scoppiò una guerra. A causa delle battaglie, queste terre si sgretolarono, creando delle immense crepe, faglie e ancora crepe. I Confini devono la loro salvezza a una sola persona. Certamente anche voi la conoscete, perché ha contribuito alla salvaguardia delle terre di Guem: sto parlando di Eredan.”

I quattro viaggiatori pendevano dalle labbra di Ciramor. Non descriveva granché, ma se tutto fosse stato vero, allora Eredan non aveva ancora rivelato tutti i suoi segreti.

“Avete un'aria interrogativa. Che sapete voi di Eredan?”

“Io so solo che è grazie a lui che Nehant è stato battuto, ma che subito dopo è scomparso, senza che nessuno ora sappia dove sia andato,” spiegò Ergue, mentre sgusciava una noce.

“Con validi motivi, ne approfittò e rispose a un allarme di soccorso degli abitanti di queste terre, in quanto questi non riuscivano a respingere gli attacchi degli invasori. Anche lo stesso Eredan non era abbastanza forte da resistere alla minaccia da solo, così creò una creatura capace di comprendere e respingere la magia dei nemici: voi lo chiamate Mangiapietra, ma allora aveva un altro nome. Nel bel mezzo della battaglia finale, le terre si misero e tremare ed esplosero in migliaia di isole che iniziarono a fluttuare nell'aria. Eredan, il Mangiapietra e il popolo di ciò che ormai erano divenuti i Confini, avevano vinto. Ma a quale prezzo? Colpito da uno strano dolore, Eredan si stava spegnendo pian piano. Tentò in ogni caso di trasmettere il suo sapere e lasciare in custodia il Mangiapietra a qualcuno che lui avrebbe scelto.

“Lei è uno di quelli, vero?” chiese l'Intrappolato.

“Il mio maestro, ormai scomparso, era uno dei discepoli di Eredan.”

“E alla fine, che ne è stato di Eredan?” domandò Malyss.

“Noi pensiamo che sia morto, ma non ne siamo sicuri, perché sebbene fosse terribilmente sofferente, decise comunque di partire. In quanto a sapere dove fosse diretto, nessuno lo sa.”

“È una storia incredibile! Vale quanto la leggenda del Titano. Ecco una storia che posso raccontare alla ciurma!”

“Adesso che ne sapete di più,” continuò Ciramor, “sta a voi darmi le informazioni che mi sfuggono: perché cercate il Mangiapietra?”

“Nelle nostre terre il Mangiapietra è una leggenda, una creatura capace di mangiare i cristalli magici più potenti. Il fatto è che una sorta di meteorite si è abbattuto sulle terre di Guem e da allora degli individui provenienti dal deserto e con poteri sconosciuti ci attaccano e difendono quella pietra caduta dal cielo. Ascoltando il suo racconto, ho paura che la storia debba ripetersi.”

“Interessante, ma nella mia storia non c'erano meteoriti.”

Ciramor guardò verso il fuoco; gli occhi persi nel vuoto. Una moltitudini di sensazioni si stavano intrecciando in lui.

“Vi aiuterò a trovare il Mangiapietra, ma devo avvertirvi: dovrete essere molto uniti per superare le prove che vi verranno poste. Eredan ha fatto in modo che avvicinarsi al Mangiapietra non fosse permesso a chiunque. Il vostro impegno sarà messo alla prova. La domanda è dunque: pensate di essere all'altezza di questo compito?”

Link interni

La Storia di Eredan iTCG

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