De Eredan.

Atto 3: Bagliore


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Bagliore


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La natura aveva coperto la Tomba degli Antenati di una fitta vegetazione obbedendo a coloro che sono nati dalla terra e dagli alberi. La relativa tranquillità che permeava questo posto era stata scacciata dalla furia con cui i Cuore di Linfa si erano gettati in battaglia; le liane che coprivano la pietra caduta dal cielo erano scosse e vibranti come sangue pompato da un cuore invisibile. La Sfinge con divino furore recideva le radici che lo avevano intrappolato ma la sua rabbia era troppo accecante per notare i due Hom'chaï che si stavano avvicinando pericolosamente. Fortunatamente per il Guardiano del Tempio venne in soccorso da Kararine: agile e sfuggente come una pantera era riuscita a liberare il suo compagno Nomade. Quest'ultimo si ritirò dal campo di battaglia e si mise a cercare Iolmarek per progettare una controffensiva alla forte resistenza nemica. Il leader dei Nomadi era al momento occupato a fronteggiare gli attacchi magici di Kei'zan e di Parlaspirito; la magia dei due Daïs era estremamente potente ma si infrangeva contro il baluardo della fede di Iolmarek e dei suoi accoliti. Nel frattempo nell'accampamento dei Noz'Dingard non molto lontano vi era uno strano incontro tra Valentin, il Cavaliere Drago e Melissandra. "La forza latente di Kei'zan è di pari entità a quella dell'Albero Mondo. Dovete capire che per la nostra terra quella pietra non è un bene, la farà imputridire". Quella mattina Valentin era stato svegliato dall'offensiva dei Cuore di Linfa ed aveva potuto osservare con i suoi occhi di drago, che la situazione era instabile e l'esito per nulla certo; proprio in quel frangente era comparsa la giovane Elfine che lo aveva avvicinato senza dare alcuna spiegazione. "Noi parliamo al drago ed alla sua saggezza. Io porto un messaggio da parte di Kei'zan, chiediamo il vostro aiuto in battaglia. Immagino percepiate anche voi la presenza della perversione generata dalla Pietra". Valentin si grattò la barba, un poco imbarazzato. Non era un mago e di questo argomento ne sapeva ben poco. L'unica ragione per cui era lì, era perché gli era stato chiesto di attendere il ritorno degli altri dalla missione. "Io sono un Cavaliere Drago, tutto ciò di cui sono a conoscenza, lo sai anche Lui, perché siamo connessi", parlò finalmente il Drago prendendo possesso di Valentin. I lineamenti del cavaliere mutarono fino a prendere la forma di un ibrido umano-dragone. "Elfine” disse rivolgendosi a Melissandra ”ho sentito la chiamata dell'Albero Mondo. Il Male è celato agli occhi di tutti e anche a quelli dei miei Inviati". Melissandra rimase delusa dalla risposta mentre il Drago continuò dicendo" Valentin vi seguirà e metterà le sue conoscenze al vostro servizio. Manderò altri alleati quando sarà il momento". Valentin torno alla sua forma umana e disse all'elfine "bene, a questo punto sono ai vostri ordini". Più tardi, grazie anche all'aiuto del vecchio Cavaliere Drago, i Nomadi furono ricacciati indietro e si trovavano in una posizione difficile. Ci furono diversi morti tra le fila dei fedeli di Sol'Ra, ma fortunatamente per loro non erano soli: l'ideale per cui combattono donava loro una forza straordinaria. La Pietra caduta dal cielo pur circondata dalla vegetazione emise una musica che Iolmarek riuscì a sentire e a comprendere come fossero parole divine. "Chiama la serva. Solo lei può farcela" Malika pensando si rivolgesse a lei visto che era la più vicina al sacerdore rimase interdetta e afferrando la tonaca del saggio gli chiese: "Lei chi? Sii più chiaro" Iolmarek era però assente, prese la lampada ad olio e la strofinò e da essa comparve una creatura blu "Sì padrone? Posso esaudire un desiderio?" disse. "Genio, uso il mio secondo desiderio. Vorrei che Djamena fosse qui immediatamente". "Come tu comandi, padrone." rispose la creatura della lampada. Il genio chiuse gli occhi e intorno a lui comparve un’aura di luce che andò aumentando fino a trasformarsi un gran Bagliore che accecò tutte le persone nelle vicinanze. Quando poterono nuovamente aprire gli occhi al suo fianco c'era una giovane donna vestita di bianco e blu, i colori dei fedeli di Sol’Ra. La giovane donna si guardò attorno con un misto di stupore e paura ma poi vide l'uomo che aveva salvato suo padre da un destino incerto e sentì nell'aria la musica celestiale. La sua voce dolce era indirizzata a lei sola: "Djamena destati. Torna ad essere quello che eri. Ascolatami Djamena?" La ragazza non si mosse ma qualcosa dentro di lei era scattato, qualcosa si era liberato. Dal nulla comparve una lancia che lei impugnò ed indirizzò verso la pietra caduta dal cielo; immediatamente la vegetazione che circondava la pietra si trasformò in sabbia. La pietra brillava come non mai. La ragazza era cambiata, le erano comparse delle ali e i capelli, quasi bianchi, fluttuavano nell'aria come se galleggiassero. I Nomadi lì presenti capirono che era divenuta un Solarian e che la battaglia non era ancora persa. Il terreno attorno alla pietra cominciò a crepitare per via dell'energia divina che si era messa all'opera, Ahlem percepì che Sol'Ra li stava osservando e giudicava le loro azioni. Vennero lanciate theurgie curative per rimettere in sesto i feriti e per farli combattere nuovamente. La Sfinge con un ruggito si lanciò contro Macchia Rossa tentando di decapitarlo ma quest'ultimo venne salvato da Valentin che parò il colpo della bestia leonina. A quel punto sopraggiunse Djamena. "Sarai giudicato. Io sono le braccia del dio e tu sei solamente un insetto che calpesterò" disse rabbiosa facendo velare il cielo di nubi nere. "Signore, le nostre azioni future non sono degne della tua vista. Che l'eclisse veli i vostri occhi e ci conceda il suo divino favore con la luce nera". Artiglio si era avvicinato passando tra gli alberi e le liane per attaccare Djamena quando era rimasta immobile ma ora si sentiva privo di forze come se il terreno stesso lo stesse attirando a se. Iolmarek si avvicinò a Djamena, la sua apparizione gli aveva mutato il colore degli abiti, ora erano scuri come la notte. "Eclisse, mia splendida Eclisse. Qui c'è un Guemelite". Si avvicinò ad Artiglio, lo sollevò in aria afferrandolo al collo. "Hai molto peccato, infedele! Ora la tua anima è mia per sempre". Batté una mano sulla testa del Guemelite e poi, quasi avesse trovato un qualcosa di invisibile, tirò. Una forma spettrale scaturì dal corpo di Artiglio mentre il suo cuore smetteva di battere e le sue braccia smettevano di dimenarsi. Kei'Zan vide tutto senza poter far nulla...

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