De Eredan.

Sommaire

Atto 5: La battaglia di Sol'ra


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1. Bramamir


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Capitolo 1 - Raduno

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"Un gioco da ragazzi" pensò Ti Mousse mentre la porta di una cassaforte nascosta dietro a un quadro si apriva in silenzio. Gettò un'occhiata all'interno dell'ufficio del Governatore delle Isole Bianche. Nessun rumore, nessun movimento, niente che potesse fargli pensare di essere stato scoperto.

Afferrò il suo zaino abbastanza pieno di oggetti fatti appositamente per la sua missione. Senza esaminare altro, svuotò il contenuto della cassa e lo riversò nel suo zaino senza lasciare neanche il più piccolo oggetto.Una volta fatto tutto ciò,chiuse la porta per poi riporre il quadro sul quale era dipinto il ritratto di una donna orribile e ritorsa che indossava un vestito troppo piccolo rispetto alla sua statura.

"Bene,ora usciamo di qui!"

Bramamir era la capitale delle Isole Bianche.La città,dalla fine della guerra di Nehant,aveva il nome dell'Antico Regno nel quale fu poi fondata la repubblica.Grazie ad un sistema ingegnoso,una moltitudine di isole volanti erano connesse alla gigantesca isola principale,essendo quest'ultima il polmone economico e sociale della città.Il governatore,il dirigente della repubblica,risiedeva in una delle ali dell'Antico Castello Reale che in parte fu distrutto durante la guerra. Ora le torri distrutte erano diventate dei giardini nei quali,al centro,era stato costruito un memoriale in Onore dell'ultimo Re di Bramamir.

In questo giorno uggioso,la milizia era minima.Quei pochi soldati in servizio se ne erano lavati le mani grazie a uno dei ministri che appoggiava i Pirati e quindi,grazie al ministro,erano andati per un ora in un altro luogo. Fu facile per Ti Mousse introdursi lì senza incontrare il benchè minimo ostacolo.

Qualche giorno prima,Al LaTriste e il suo equipaggio registrarono lo scontro dell'Ammiraglia e della Dama Nera dopo un combattimento agguerrito.Armata e Klemence esultarono nel poter recuperare diversi oggetti utili per i loro corrispettivi esperimenti

"Recuperiamo tutto quello che possiamo!Qualsiasi cosa troviamo!Voglio informazioni!" Gridò Al La Triste.

Nonostante gli ordini fossero imprecisi,l'idea di base era semplice:Scoprire il succo di tutta questa storia.Jon,sebbene incapace di mostrare la benchè minima emozione,almeno fisicamente,recuperò alcuni appunti sparsi tra i detriti dell'Ammiraglia,la Nave che ha servito scrupolosamente per molto tempo.Poi,alzando un tavolo ampio ed in parte calcinata,cacciò da un astuccio una pergamena fatta di pelle e sigillata con il sigillo dello scudo dell'armata del governo delle Isole Bianche.Con le sue dita di ossa si grattò quel poco di pelle che aveva sotto al cappello e poi lasciò cadere la pergamena prima di leggere le prime righe.In questo momento,se avesse avuto sopracciglia,le avrebbe innalzate in segno di sorpresa.

"Capitano!Deve leggere questo!" Disse indicando ciò che aveva trovato.

Al La Triste lesse la pergamena abbastanza rapidamente,indi la strinse con rabbia con la sua mano di ferro

"Merda!Scarto!Marinaio di mare!Come?!Andiamo a farglielo capire!" La giovane donna que superava tutti di gran lunga,si trovò di nuovo ad affrontare il suo destino,con la sua nave.E il suo destino non era lontano di lì.

"Occhio di Gemma,Jon,ci vediamo nella mia stanza tra un ora.Gli altri terminino pure la ricerca e prendano ciò che c'è da prendere."

Un ora dopo le tre persone più importanti dell'equipaggio erano riunite attorno alla tavola rotonda del Capitano.Al La Triste aveva posto sul tavolo oggetti diversi,la maggior parte trovati in quest'ultima ora.Occhio di Gemma esaminò alcune pergamene senza prestare molta attenzione,aspettando che il Capitano prenda la parola.In quanto a Jon,non mostrava nessun sentimento,come al solito.

"Bene,ho ricostruito la situazione ed ho scoperto che il nostro amico Akeyros ha autorizato una parte della flotta che acompagnava il disgustoso Palpegeuse.A parer mio avremo più visite e quindi dobbiamo fermare tutto ciò e fare chiarezza.

"Akeyros il governatore?" Chiese Occhio di Gemma.

"Proprio lui!" Rispose il Capitano con aria delusa " E questo nonostante il trattato tra noi e lui!" Aggiunse Al piantando una daga in un simbolo nehantista disegnato su di un foglio.

"Non vi hanno mentito.Il governatore lavorava segretamente all'imminente eliminazione del suo problema più spinoso...noi,i pirati!Tempo,purtroppo,che per farlo si sia alleato con la marmaglia nehantista" Replicò Jon

"Ed ora che facciamo?" Chiese Occhio di Gemma "Abbiamo un patto col governo!" aggiunse.

"Ed allora andiamo a "rinegoziare"!" rispose ironicamente Al La Triste.

"Qual'è il suo piano Capitano?" Chiese Occhio di Gemma.

"Cominciamo a far capire al governatore la stupidità della sua missione.E che non c'è nessun pirata..." In quel momento qualcuno bussò energicamente alla porta della stanza.

"Capitano!Deve venire al ponte!"Disse Briscar.

"Che succede?!" Rispose nervosa Al aprendo la porta.

"Beh...credo che deve vedere la nostra vittoria contro Palpegeuse cosa ha innescato.Venga a vedere!"

Effettivamente il cimitero pirata era più animato di poco fa.Le Navi pirata giungevano l' una dopo l'altra.Piccole,grandi in buono stato o no.Le Navi volanti si sistemavano a malapena per evitare di schiantarsi tra loro. I membri dell'equipaggio dell' Ark-Adia erano stupiti dallo spettacolo,puntavano con le dita le Navi dando ad esse il nome del rispettivo Capitano.Al La Triste era l'unica che non era contenta di questa "riunione"improvvisata.

"Pazzi!Siamo vulnerabili qui!Dobbiamo Nasconderci!

Grazieadun sistema astuto di codici,il messaggio fu trasmesso a tutti i Pirati: Dobbiamo uscire di qui e riunirci il più lontano possibile.Questoera il messaggio ed era chiaro,visto che il governo,probabilmente,eramolto vicino alla posizione geografica di quel luogo sacro.Attraccarono sulla Isola dei Tre Venti,conosciuta per essere un luogo dove i venti si alternavano,ed erano molto pericolosi in caso diuna eventuale battaglia.Queste isole non avevano mai conosciuto un attracco così importante.L'Isola tremò quando lenavi,o,perlo meno,quelle chepotevano farlo,atterravano non lontane dall'unica capanna checi fosse lì,la locanda del Pesce Vento.Il suo gestore,un uomo terribilmente stressato e con una vita complicata,spalancò la mandibola quando vide tutta quella affluenza.Indi,vide solo una possibilità di salvezza.Aprì fortemente le porte del suo bar facendo suonare uno stato di guerra mentre il suo piccolo,diciamo così "esercito", composto da sua moglie al servizio e sua figlia alla cucina,cominciavano a lavorare.Rapidamente tutti i tavolo erano apparecchiati per i Capitani Pirata e alcuni dei loro uomini.L'atmosfera divenne subito caotica fino al momento in cui Al La Triste si alzò per parlare e spiegare a tutti gli avvenimenti recenti.

Souchi era la figlia del gestore,con la testa riempita di leggende sui Pirati,aveva visto arrivarelì da lei il suo più grande idolo...Al LaTriste!La più celebre dei Capitani Pirata era lì a pochi passi da lei,riconoscibile dalla sua capigliatura rossa,la sua altezza ed il suo braccio meccanico.Le grandi specialità culinarie della zona erano diverse a partire dal pesce del lago salato,il resto di un antico mare che occupava la maggior parte dell'isola. Fortunatamente per lei la cucina non era separata dalla sala dove si trovavano tavoli e sedie.

Souchi prese il suo coltello e cominciò a preparare le ordinazioni che arrivavano velocemente.Nel frattempo che Al La Triste spiegava il suo piano,la giovane cuoca osservò due pirati non lontani da lei.In questo luogo erapieno di pirati,non ci sarebbe stato nulla di strano,se non fosse che i due avevano un'aria bizzarra...più miserabile degli altri e parlavano tra loro nelle orecchie. Perchè dubitò di loro?Perchè erano vestiti con stracci ed erano rasati perfettamente,cosa molto rara tra i Pirati,e soprattutto le loro spade,così come le fondine...erano simili a quelli del governo!Non importava nulla,quei due stavano spiando...e lo facevano bene!

Ma ora torniamo a Ti Mousse,che qualche giorno dopo continuava il piano della sua amata "Capitana".In verità si chiedeva come mai lui e Souchi erano stati i fortunati prescelti di questa missione che si poteva qualificare facilmente come "suicida".Ascoltando dall'interno dell'appartamento del governatorenon udì nulla nel corridoio e si precipitò a uscire. Nonostante i suoi stivali di pelle cigolanti e il suono di tutti gli oggetti nello zaino,era quasi riuscito ad uscire dal Castello...quasi,perchè per sua sfortuna una guardia,probabilmente più ligio degli altri ,vide lo sfortunato Pirata che dall'aspetto era chiaramente un ladro. Indi cominciò un inseguimento sfrenato attraverso l'abitazione.

"Piano B!Piano B!" Pensò il giovane Pirata dirigendosi nelladirezione esattamente opposta all'entrata dell'edificio principale.

All'esterno Souchi che vigilava nei dintorni,vide la scena e decise di correre velocemente verso le ampie finestre del piano terra.

"Aveva ragione!Piano B!" Pensò e corse per tutto l'edifico fino a trovarsi alle spalle di esso.

All'interno Ti Mousse prese dallo zaino una strana maschera e la indossò,indi prese una piccola bottiglia che conteneva un liquido verdognolo.Con un movimento rapido mise la bottiglia sul suolo dinnanzi a lui.Immediatamente la sostanza liquida verde si trasformò in un gas opaco e terribilmente nauseante.Le guardie ormai accorse non potettero scappare dall'olezzo nauseabondo e cominciarono a vomitare,smettendo immediatamente l'inseguimento di Ti Mousse.Quest'ultimo potete così,grazie al funzionamento del piano,salvare il bottino.Ruppe il finestrone alla fine del corridoio non per salvarsi,poichè al di sotto c'era uno strapiombo,ma per lanciare lo zaino a Souchi che lo aspettava lì giù.

"Riuscirai ad uscire di lì?"Chiese con preoccupazione questo nuovo membro dell'equipaggio di Al La Triste.

"Si!Va via!L'allarme è stato dato,ci vedremo nel punto di ritrovo come era previsto!"Disse Ti Mousse lasciando il suo zaino prima di ritornare nei corridoi del Castello del governo.

Souchi lasciò il luogo immediatamente,proseguendo per il tragitto che le era stato prefissato: Il primo albero a sinistra,continuare per la strada di pietra in fondo al giardino,indi saltare i piccoli cespugli e alla fine passare attraverso la porta della muraglia aperta preventivamente grazie all'attenzione dei Pirati.Infine,e questo fu molto facile,uscire da Bramamir senza fermarsi e arrivare al punto di ritrovo.Lì aspettò per ben un ora prima dell'arrivo del suo complice,estenuato e soprattutto ferito.

"Come va?" Chiesela sua compagna di missione.

"Sto bene,mi hanno visto ed ora,all'improvviso, ho una taglia sulla mia testa...però,a parte questo...bene!Comunque sta facendo buio,andiamo a trovare l'Arc-Kadia!

Qualche giorno prima,Souchi aveva appena preparato una buona decina di piatti quando entrambi i complici dell'armata del governo decisero di entrare in azione.Uno di loro afferrò un fucile posto al suo fianco e si lasciò scivolare sul tavolo al fine di posizionarsi il meglio possibile per sparare ad Al La Triste.Vedendo questo,Souchi prese il suo enorme coltello,e saltò sul suo tavoloda lavoro prima di saltare sul tiratore.La lama si piantò tra i due avambracci del tiratore e si conficcò nel legno,crocifiggendo lo sfortunato colpendo anch'esso.L'altro pirata falso cercò di scappare,ma per sua disgrazia si buttò in un vicolo cieco di fronte a varie decine di Pirati più pericolosi.In meno di quanto un gallo canti si trovarono circondati,picchiati,morsi e colpiti un poco...tanto!

"Portatemi questi ratti nella cantina della mia barca!"Ordinò Al La Triste furiosa del fatto che avevano tentato di ucciderla.

A causa di questo incidente lariunione fu rinviata,ma le prime decisioni furono prese...e presto si sentirà la polvere da sparo!Grazie al suo intervento incredibile e repentino il Capitanodell'Arc-Kadia propose a Souchi di unirsi al suo equipaggio.Nonostante le opposizioni del padre la giovane donna prese il suo zaino,i suoi utensili da cucina e lasciò il "bozzolo" familiare.La stessa sera Souchi e Ti Mousse furono convocati negli appartamenti del Capitano Al La Triste.Quest'ultima visibilmente ubriaca gli propose di unirsi alla piccola festa...anche se di fatto non ce n'era realmente una...

"Miei piccoli marinai!Ho una missione per voi!!Qualcosa di pericoloso ma certamente utile per noi!!"Disse Al spezzettando la frase in sorsi della sua bevanda alcolica."Dobbiamo prendere il trattato di paaaaace...tra noi...e il gove...gove...governo....mettiamogli la bottigliaprofondamente nel...nel...nel..." Ma non finì la sua frase.

"Noi?"

"Beh,si!Tu Ti Mousse,perchè è giunto il momento che ti renda utile e tu Poupi,perchè sei nuova e puoi occupare il posto di cuoca ma te lod evi meritare!

"Souchi,no Poupi..."sottolineò la cuoca.

"E'lo stesso!Andatevi a preparare!Incontrate Briscar per fare un piano e tutto il resto!

1. Nehant


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Capitolo 1- Rompere la Prima Catena

“Sarai anche riuscito ad intrappolarmi ma mi troveranno. Ti prometto, Eredan, che il tempo passerà ed un giorno i miei seguaci mi troveranno. Il mio odio devasterà ancora il mondo e ridurrò tutti in miei schiavi”

Il cristallo limpido come l'acqua, fluttuava sopra al terreno. Enormi catene si avvilupparono attorno ad esso per imprigionarlo.

Eredan, ora faccia a faccia con il suo avversario, aveva riportato una grande vittoria assieme agli Eroi ed aveva posto fine alla guerra di Nehant. Il guardiano di Guem indossava un grande cappotto con cappuccio, il quale gli celava interamente il volto.

“Pensi veramente che voglia lasciare questo posto privo di protezioni? Ho imparato tantissimo durante gli anni di lotta contro di te. Conosco i tuoi poteri e farò in modo che nessuno possa mai trovarti”

In quel mentre una leggera nebbia si alzò. Prima era leggera, poi divenne come un oscuro manto che celava alla vista qualsiasi cosa. L'intera area attorno alla prigione di Nehant ne venne avvolta.

“Coloro che ti cercheranno, finiranno dalla parte opposta del mondo. Ora è tempo di ricnhiuderti per sempre”

Un bastone grande quanto lui, gli comparve in mano. Diverse piccole gemme, vorticavano attorno al manico azzurro.

“Il potere dei figli di Guem è mio. Il mio nemico è stato sconfitto. Sigillo questa prigione per non far fuoriuscire i suoi poteri. Questa è la mia volontà, io Eredan, Guardiano di Guem”

“Cosa...NOOOOOOOO”

Eredan batté con forza il bastone per terra e rinchiuse Nehant in una prigione spazio-temporale. Il guardiano si sedette su di una roccia non molto lontana e pensò a ciò che avrebbe dovuto fare.

Aveva fatto tutto il possibile per il popolo di Guem ma ora un nuovo pericolo aveva catturato la sua attenzione.

“Addio Nehant, probabilmente non ci vedremo più”

Eredan attraversò la nebbia, si diresse verso un passaggio che lo conducesse lontano, ai Confini.


Da allora la nebbia dei Confini era diminuita e così si erano potute seguire tracce per arrivare alla prigione di Nehant. Fu così che giunsero Amidaraxar e il suo gruppo. La corruzione di Nehant aveva modificato pesantemente il paesaggio. Tutto era divenuto desertico e devastato. Schiere di demoni pattugliavano le vicinanze per impedire a chiunque di curiosare o intervenire. Amidaraxar, primo luogotenente, era intento a scagliare potenti incantesimi. Il cristallo che fungeva da gabbia recava ora simboli nehantici e aveva riflessi neri. Ogni incantesimo che si lanciava contro la roccia era mortale e antico.

“È quasi tutto pronto, mio signore.” disse continuando le incisioni “Dovrò attingere al tuo potere per completare il rituale”

Giunse la sera. Amidaraxar aveva finalmente completato il suo impressionante lavoro. Sotto al cristallo era stato tracciato un enorme simbolo nehantico, il quale era composto da migliaia di altri simboli. Ogni simbolo aveva la peculiarità di averne davanti uno uguale, in senso contrario e opposto. Come uno specchio.

Era la base di un rituale che avrebbe iniziato a breve.

Azaram, precedentemente chiamato Maschera di Ferro, era pronto da giorni. Suo padre, lo aveva informato che il loro padrone voleva fargli un dono, un dono di inestimabile valore. Dopo sarebbe cambiato tutto per lui. Non aveva alcun motivo per rifiutare ed ora si preparava ad affrontare il rito che lo avrebbe traghettato verso un nuovo livello.

Ora era nudo come un verme, la pelle sferzata dal vento. Estromise i pensieri sul vento e si concentrò sull'essenziale. Si mise al centro del simbolo capovolto.

“Inginocchiati e prostrati davanti a Nehant” ordinò Amidaraxar

Obbedì senza fiatare. I palmi delle sue mani poggiati a terra.

“Azaram...”

Il giovane uomo, almeno in apparenza, vide colui che aveva servito per molti anni. Era lì, davanti a lui, al centro del simbolo opposto al quale lui si trovava. Non si poteva vedere il volto perché era celato. Nonostante l'aspetto delicato, Azaram percepì l'enorme potere, incommensurabile. Schiacciato dalla potenza di questa apparizione, si inginocchiò con forza e sussurrò “sì”

“Mi hai servito con dedizione, sei il primo ad avermi trovato, il primo ad aver scoperto la via d'accesso al labirinto nella nebbia”

In quel mentre Amidaraxar iniziò il rito. La magia prese forma di un alone rosso scuro. Mise le mani verso il simbolo in cui si trovava il figlio. Lentamente l'iscrizione cominciò a brillare, come se la magia si stesse diffondendo.

“Azaram, dentro di te, è celato il potere di colui che guiderà le mie Legioni dai Meandri. Dalla tua anima nera sorgerà un demone capace di brandire la spada con cui scacciare gli stolti che si frapporranno a noi. Azaram vuoi servirmi per l'eternità?”

Aveva una scelta? Non proprio. Nehant gli aveva fatto una domanda ma il rito era già in atto. Azaram non poteva far altro che accettare ma in fondo la paura che provava dentro di se gli ricordò che era umano.

“Quello che hai, è un enorme onore” commentò Amidaraxar

Colui che partecipava al rituale all'infuori dei simboli, conosceva Nehant. Conosceva anche il rituale, perché lo aveva già preparato una volta; questa volta però provava un certo orgoglio per il figlio; il figlio che lo aveva liberato dalla sua prigione d ghiaccio e che aveva fatto in modo che tutto iniziasse.

Il terreno, sotto ad Azaram, si aprì inghiottendolo.

L'impressione fu che la caduta stesse durando all'infinito. Conosceva quel luogo e sapeva dove stava andando. Urtò il terreno, rompendosi due costole. Scosse la testa e si alzò. Il rumore era assordante, come se ci fosse un insieme di voci gutturali.

Intorno a lui, infatti, c'erano centinaia di demoni. Poi un demone dall'aspetto più delicato, ma anche più maestoso degli altri, si avvicinò. Aveva una spada in mano. Si piazzò davanti ad Azaram, mentre i ranghi si chiudevano nuovamente. Era una sorta di test? Cosa avrebbe dovuto fare? Prendere la spada e combattere?

No, un altro pensiero gli venne in mente. Afferrò la lama della spada con la mana sinistra, facendo sgorgare copioso il sangue. I demoni ruggirono ed urlarono con forza.

Azaram rimase in ginocchio, guardando la vita scivolargli via. L'odore attirò frotte di piccoli Tirapiedi Demoniaci. Senza attendere oltre, incominciarono a mordere e strappare la carne viva di Azaram. Ogni boccone era un tormento, la sua carne era divorata, la sua vita lo stava abbandonando...

Quando i Tirapiedi terminarono, non rimaneva molto di lui. Respirava ancora ma flebilmente. Il demone che imbracciava la spada, si avvicinò nuovamente.

“Hai fatto la cosa giusta, accetto il tuo sacrificio”

Il nehantista non sapeva se stesse avendo delle allucinazioni o meno ma per un attimo vide il demone assomigliare a qualcuno già visto in precedenza.

“Io sarò te e tu sarai me per l'eternità” disse il demone piantandogli la spada nel petto.

Il colpo pose fine alla sua vita.


Amidaraxar continuava le sue invocazioni, mentre attento osservava la scena. Azaram non si mosse per molto tempo, la sua anima era lontana, nei Meandri.


“Rivelati Signore Demone Azaram” disse Nehant

Il giovane uomo riapparve, con molta difficoltà. Si guardò le mani umane, si tastò il viso e cominciò a ridere. Si sentiva diverso, non era più come prima. Certo, possedeva ancora i ricordi della sua vita precedente ma non era più un mago e nehantista bensì un Signore Demone, comandante delle legioni di mirabolanti guerrieri.

Amidaraxar infranse gli incantesimi. I simboli di Nehant scomparvero e l'immagine di Nehant, che aveva visto prima Azaram, scomparve a sua volta.

Schiavi umani portarono vestiti per il giovane uomo nudo. Amidaraxar non potette far a meno di notare che il figlio era diverso fisicamente e anche il volto era mutato.

“Cosa stai cercando padre?” disse Azaram, avendo notato di essere squadrato “Vedo che dietro alla tua maschera, i tuoi occhi indugiano su di me”

“Che effetto fa?” chiese il luogotenente di Nehant

“Essere un demone? Mi sento di poter spostare le montagne, sento che nulla può fermarmi. Sento una forza incredibile dentro di me” rispose mentre finiva di vestirsi

“Ora possiamo passare alla fase successiva” disse Amidaraxar

“Che sarebbe?”

“Far uscire Nehant dalla sua prigione”

“Mi sta bene...ma come?”

“Dovremo rompere le catene che lo incarcerano. Per la prima ho bisogno di te”

“Non devi far altro che dirmi cosa fare”

“Eseguire un rituale, quello per donare a Fornace abbastanza potere per rompere la prima catena”

Azaram serrò le labbra, lasciando che fosse il Signor Demone dentro di lui a parlare. Dare potere ad un demone era cosa difficile per via della loro natura instabile. Il fallimento avrebbe dato luogo a molti problemi. La furia di un demone poteva rivoltarsi contro chi lo aveva potenziato. Grazie ai suoi nuovi poteri sapeva quali demoni ci fossero nei Meandri e in tutta Guem.

“Fornace eseguirà il rituale, è uno tra i demoni più potenti”

“Per questo ho pensato a lui. Conto su di te per questo.”

Azaram ridacchiò, come a dire che non c'era alcun problema.

“vuoi che faccia io l'invocazione?”

“Sì, lascio fare a te. Io vado a preparare la catena, in modo che tutto sia perfetto”

Azaram teneva il libro scritto da Nehant in persona. Colui che lo possedeva poteva aprire un collegamento fino ai Meandri per ottenere il favore di un demone. Dall'imprigionamento di Nehant, il libro era passato di mano in mano, come un giocattolo con dei bambini. Per fortuna, ora era nelle sue mani.

Scorse le pagine ed incominciò il rituale di Fornace.

Ogni parola perfettamente pronunciata nella lingua dei demoni, veniva pronunciata verso uno schiavo soggiogato dal potere di Nehant. Lo schiavo neppure sapeva che stava andando incontro ad una morte orribile.

Come la prima volta, quando fronteggiò l'elfo Nibelle, finì l'invocazione sbattendo il libro.

Lo schiavo divenne Fornace. Un demone veramente colossale, due-tre volte più grande di Azaram.

“Sono Fornace!!!!! Chi osa invocare il Signore Demone delle Fiamme?”

“Ancora io” rispose il suo invocatore

Furioso il demone stava per colpire l'invocatore, quando si accorse chi fosse colui che lo aveva invocato. Inaspettatamente si inginocchiò. Attorno a lui decine di Tirapiedi urlavano, litigavano, sbraitavano.

“Signore Demone, sono al tuo servizio”

“Bene bene, stavo per rimandarti indietro. Seguimi, abbiamo un lavoro da fare”

Azaram condusse Fornace davanti ad una delle catene che incarceravano il cristallo in cui era rinchiuso Nehant. Intorno a loro c'erano inginocchiati il Decaduto, Mortelame, incarnatasi nel corpo di una schiava e Calice.

“Ho già provato a rompere una di queste catene” disse Fornace con fare irritato

“Sì ma questa volta non sarai da solo” squillò una voce femminile

Ombrosa serpeggiò attorno a loro, fissando i demoni, uno dopo l'altro.

“Non deludeteci, fate del vostro meglio e sarete ricompensati come si deve”

“Nessuno deluderà la Dama di Nehant perché non abbiamo diritto alcuno di sbagliare” insistette Amidaraxar “Ora iniziate”

Azaram sguainò la sua lama nera e si diresse verso gli schavi, i quali protendevano, con fare estatico, le braccia verso il Signore Demone.

“Tu, tu e tu” disse indicando alcuni di loro

I servi saltellarono verso Fornace, come avessero vinto un favoloso premio.

Amidaraxar prese il primo, il quale urlò con forza, e lo uccise immediatamente. Tutta la sua energia fluì in Fornace. E così via per gli altri servi. Formace urlò ogni volta che veniva alimentato.

Poi fu il turno del Decaduto ma questa volta Amidaraxar non lo uccise. Prese solamente gran parte della sua energia.

Questa volta Fornace gemette pesantemente. Il calore divenne insopportabile. Sentendosi pronto afferrò con forza gli anelli e tirò con tutta la sua forza.

Gli anelli scricchiolarono ma la catena resisteva ancora. Il demone divenne furioso.

Poi fu il turno di Calice. La lama si lamentò quando Amidaraxar prese una parte della sua anima.

Quando l'energia di Calice entrò in Fornace, il demone delle fiamme, stava per diventare incontrollabile. Era talmente furioso che dovette intervenire Azaram.

“Mantieni la tua rabbia focalizzata sul nostro obbiettivo. Rompere la catena”

Fornace stentava a moderarsi ma la presenza di Azaram bastò a mettere le cose a posto. La catena non si era ancora rotta ma non avrebbe potuto resistergli a lungo.

“Raaaaaaah, spezzati” gridò con la sua voce potente

Amidaraxar si avvicinò a Mortelame, la quale lo accolse a braccia conserte, in segno di sottomisione. Lui la afferrò per la gola e le succhiò l'energia demoniaca. Caricò tutta l'energia in un solo colpo, con il quale rinvigorì Fornace, pur rischiando di andare a fuoco.

“Prendi questa” disse riversando tutta l'energia demoniaca

La rabbia eruppe. Fornace urlò, tremando, come fosse in overdose. Per sua natura non poteva essere consumato dall'energia magica ma la rabbia che provava faceva più paura. Azaram mantenne il contatto mentale per controllare il demone.

Questa volta, indebolito dall'incredibile presa, il metallo si infranse in decine di pezzi.

Così si ruppe la prima catena del carcere di Nehant.


Capitolo 2- Rompere la Seconda Catena


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L'ombra scura di Nehant prese forma come un fantasma, rivelandosi cioè in parte a chi dimorava in questa parte di mondo. Amidaraxar urlava i suoi ordini come un cane che abbaia ad un gruppo di gatti, solo che questi non erano felini e i loro artigli erano ben nascosti, mentre eseguivano gli ordini.

La prima catena era stata infranta sotto all'incredibile forza di Fornace. Le piastre di metallo che la componevano era riversi al suolo. I seguaci del Signore Oscuro erano impegnati nel rompere le altre; gli schiavi lavoravano senza sosta proprio per questo obbiettivo. Questa volta il potere dei demoni non sarebbe servito a nulla, ci avevano provato ma senza alcun risultato. Anche 80 anni dopo, la magia di Eredan, dimostrava di essere senza rivali. Amidaraxar era furioso per la mancanza di risultati. Stava analizzando una ad una le tre catene rimanenti, in modo da capire quale delle tre avrebbe incorso nella sua furia. Ma i loro segreti erano ben nascosti, impenetrabili....

“Abbi pazienza...Sono anni che tento di liberarmi” disse Nehant con voce tetra e monotona

“Lo so, Mio Signore, ma in questo momento gli occhi del mondo sono puntati lontano. Dobbiamo capire i segreti di queste catene ed in fretta” rispose Amidaraxar non dissimulando il suo desiderio

“Ricordo bene quel giorno in cui Eredan e i suoi alleati mi bloccarono. Anche io posso aiutarti a svolgere un rituale per rompere le catene. Sarò io colui che ti donerà il potere di elevarti nuovamente. Preparati”

Amidaraxar si allontanò, pensando a quanto sarebbe successo. Nehant chiamò a se Azaram per una missione molto speciale.

“Sì, mio Signore? Posso fare qualche cosa per te?”

“Riusciremo a rompere la seconda catena. Ho ottenuto la maggior parte dei miei poteri ma non potrò prendere forma corporea fin quando ci sarà anche una sola catena. Devi trovare i tre frammenti dell'Onyrim.”

“L'Onyrim?”

“L'antica corona del re di una piccola civiltà, in cui ho vissuto a lungo. Quei tre frammenti sono nella mani dei Draconiani ma non ne conoscono il vero potere. Grazie a ciò sarà più facile il nostro compito”

“Potrebbe essere difficile da recuperare. Secondo i nostri informatori, Dragone, ha sigillato i confini del suo territorio con la magia” disse Azaram un po' seccato

“Pensi che questo mi possa fermare?” domandò Nehant con voce carica di rimprovero “Ho molti uomini sparsi per il mondo. Come Signore Demone voglio che tu svegli i tre Tormentatori, i quali sono da qualche parte nella Draconia”

Azaram non sentiva parlare di quei demoni da molto tempo, pensava fossero morti.

“Sarà fatto come desideri”

“Non potrebbe essere altrimenti”


Azaram attraversò la nebbia dei Confini con determinazione. Ovunque fossero i Tormentatori avrebbero percepito il suo appello e si sarebbero mossi per rendere possibile il volere di Nehant.

Una volta giunto dall'altro lato della nebbia, vide la barriera magica di Dragone.

Il Signore Demone si fermò e diede inizio ad una cantilena, con quale chiese a Nehant di ottenere abbastanza forza per compiere la sua missione. Dopo un po' di tempo la terra si lacerò, rivelando una forte luce rossa. Un paio di mani sgusciarono dal basso. Una creatura demoniaca dall'aspetto deformato, uscì dal buco con difficoltà. Riconoscendo il suo superiore s'inchinò, come segno di assoluta sottomissione.

“Ai vostrrrrri orrrrdini Signorrrrre” soffiò il demone appena uscito dai Meandri

“Lo sapevi che i Tormentatori esistono ancora, eh feccia?” urlò Azaram

Il demone pareva imbarazzato, si strofinò le mani, non osando incrociare lo sguardo con il suo padrone. Il suo silenzio fu eloquente.

“Perché non mi è stato detto? Non dovresti essere il mio braccio destro, messaggero dei Meandri?”

Il servo cominciò a dimenarsi e contorcersi.

“Non è colpa mia, errrrra un orrrrdine di Nehant. Mi aveva orrrrdinato di non parrrlarrne. Solo in caso di necessità lo avrrrrebbe rrrivelato lui”

Azaram che stava per colpire il servo, cambiò idea. Se aveva agito per ordine di Nehant, e non lo metteva in dubbio, non doveva punirlo.

“Invia un messaggio ai Tormentatori. Ordina loro di aprire gli occhi e di compiere la volontà di Nehant”

“Bene, orrrra vado...”

“Non dovrai farti vedere o sentire”

Il servo si rituffò nel buco nel terreno, il quale si serrò un attimo dopo. Azaram guardò in direzione della Draconia. Trovava difficile che i Tormentatori sarebbero stati utili senza un venerabile Nehantista o un Signore Demone a cui appoggiarsi. Sperava che tutto andasse bene, in modo che lui non dovesse passare il resto dei suoi giorni a cercare di oltrepassare quella barriera magica. La liberazione di Nehant ora dipendeva dai tre demoni. Da un'ora, Amidaraxar, attendeva di spaccare il mondo. Seduto su di una alta roccia, si preparava a ricevere un notevole potere magico. Mentalmente, faceva ordine tra pensieri e conoscenze.

Molto tempo addietro fu il primo ad unirsi alla causa di Nehant, quando si accorse dell'enorme potenziale di questo maestro di magia, di questo figlio di Guem. Lui stesso era un mago famoso prima di cambiare identità. Era nato con il dono di comprendere la magia in tutte le sue forme; per lui, il nehantismo, non era altro che una magia che permetteva di manipolare le altre forme di magia, la giudicava vicina all'essenza di Guem.

Erano ricordi di molto tempo addietro. Scosse la testa perché il passato poco importava, ora esisteva solo il futuro. Questa volta non ci sarebbe stato nessun Eredan a salvare questo mondo, ne alcun carcere nel ghiaccio. Questo mondo non sarebbe sopravvissuto a lungo sotto alle legioni di demoni ed alla magia di Nehant.

Era pronto, avrebbe ridotto la catena in ceneri fumanti. Avanzò verso il suo obbiettivo. Un'aura rossa si manifestò attorno a lui, segno che il rituale era già incominciato. Nella sua testa sentiva le parole di Nehant. In lui soffiava forte la magia di Nehant.

Canalizzò la magia sulla catena. Il nehantista emanò magia, in una quantità assurda, possibile solo ai maghi più potenti del mondo. Non avrebbe potuto farcela da solo ma Nehant era lì con lui. Lo irrorava con la sua magia, in quantità incredibili ed eppure ciò era solo una minima parte della sua potenza.

Tutti gli altri demoni e nehantisti si fermarono a guardare il luogotenente di Nehant. Gli spettatori non rimasero delusi. Simboli magici apparvero a formare il simbolo di Nehant. Una volta completato, Amidaraxar si posizionò al suo interno e canalizzò i simboli per formare una sorta di tentacolo che si avviluppò alla catena.

Il mago percepì la forza della magia che conteneva la prigione di Nehant ma non arretrò. Ora che era connesso alla catena, capì perché Nehant gli aveva chiesto di essere proprio lui ad affrontare il problema. La catena era protetta da un miscuglio di incantesimi: acqua, aria, fuoco, terra ma anche quella gentile della luce e perfino quella draconica. Ognuna di essere aveva una funzione. La terra dava forza, l'aria nascondeva altre magie, quella della luce proteggeva da ogni sorta di Ombra, anche quella di Nehant. Doveva corromperne una per una. Non si mosse.

Il sudore scorreva sotto alla sua maschera. Contro la creatura di Eredan stava lottando assieme a Nehant. La catena divenne nient'altro che metallo inerte.

Con un gesto secco, il mago chiuse il pugno, dando così il segnale di finire il lavoro. Le maglie della catena andarono in frantumi. Nehant apparve davanti ad Amidaraxar. Tutti si prostrarono davanti a lui.

“È bello essere nuovamente capace di respirare l'aria di Guem. Ora sarà più difficile però. Rompendo questa catena abbiamo fatto sapere a Dragone che il mio ritorno non è impossibile.”

“Fammi richiamare le Legioni” disse Amidaraxar con voce debole

“Quello sarà il passo successivo ma prima ho bisogno del primo Onyrim”

Così si ruppe la seconda catena del carcere di Nehant.


Il messaggero demoniaco apparve nella Draconia; in un piccolo villaggio di poche case. Inosservato attraverso diverse strade prima di entrare in una casa, da una finestra aperta. Entrò in una stanza dove un ragazzo stava dormendo. Aveva un sonno turbato.

“Svegliati Tormentatore, è giunto il momento di servire il tuo padrone” sussurrò all'orecchio del ragazzo “Tu sei Incubo, ed inubi farai vivere ai tuoi nemici. Svegliati demone di Nehant.” aggiunse prima di andarsene

Al mattino, quando il ragazzo si alzò, sentì gli ordini di Nehant e si mise alla ricerca del primo frammento dell'Onyrim. Il messaggero doveva visitare Pena e Sofferenza, gli altri due Tormentatori, in modo che anche loro cercassero la loro parte di tesoro.